Salvini contro Draghi sulla revisione del catasto: «È una patrimoniale nascosta»

Tensioni sulla revisione del catasto tra Salvini e Draghi, ma entrambi sottolineano che il governo andrà avanti

Di Marco D'Ippolito

È arrivato nel pomeriggio del 5 ottobre il primo vero strappo tra la Lega di Salvini e il premier Mario Draghi, quando la delegazione leghista ha scelto di disertare il Consiglio dei Ministri intento ad approvare la legge delega sulla riforma fiscale, che include l’odierno oggetto della discordia: la revisione del catasto.

Secondo Salvini, la revisione del catasto equivarrebbe a «una patrimoniale su un bene già tassato»: «Se qualcuno vuole provare, perché ce lo chiede l’Europa, ad aumentare le tasse su un bene fondamentale come la casa, il sostegno della Lega non lo avrà mai». Mentre Draghi ha ribadito oggi dalla Slovenia, al margine di un incontro Ue-Balcani, che la riforma «non aumenterà le tasse né toccherà le case degli italiani», replicando al leader del Carroccio: «Non c’è una patrimoniale».

Chi dei due mente? In senso stretto nessuno. Da una parte la revisione del catasto – come sottolineato da Draghi – non comporterà direttamente un aumento delle tasse e avrà bisogno di alcuni anni per essere completata. Dall’altra getterebbe solide basi per un futuro e repentino aumento delle tasse sugli immobili.

In sostanza la revisione si ripropone di attribuire a ciascun immobile italiano, oltre all’attuale valore catastale, anche un valore patrimoniale di mercato. Le tasse continuerebbero a essere pagate in base al valore catastale, ma il timore dei critici è che una volta completata la revisione sarà molto facile per un futuro governo ordinare che le imposte vengano calcolate in base ai nuovi valori patrimoniali di mercato, producendo di fatto un aumento delle tasse sugli immobili. Il testo della delega prevede inoltre l’istituzione di «meccanismi di adeguamento periodico dei valori patrimoniali».

Draghi ha dichiarato che si tratta principalmente di un’operazione di trasparenza e che nessuno pagherà più tasse, almeno per i prossimi cinque anni: «Intanto facciamo chiarezza, abbiamo deciso che non si tocca nulla e tutti continueranno a pagare come oggi. Questa revisione prende cinque anni».

Ma Salvini ha sottolineato nella mattinata di mercoledì che non gli bastano le rassicurazioni pronunciate da Draghi e dal suo ministro dell’Economia e ha auspicato che il Parlamento – che nelle prossime settimane dovrà effettivamente approvare la legge delega – modifichi i relativi passaggi «togliendo qualsiasi ipotesi di riforma del catasto e di patrimoniale sulla casa». Ad ogni modo, il leader del Carroccio ha dichiarato ai giornalisti che la Lega non ha alcuna intenzione di uscire dal governo per passare all’opposizione.

Di fatto, la parte riguardante il catasto non è che un tassello della più ampia riforma fiscale che il governo Draghi intende realizzare tramite la legge delega in questione, ma è per il momento la parte che ha suscitato più ‘malumori’.

Come precisato oggi dal premier, «Il governo va avanti, l’azione del governo non può seguire il calendario elettorale. Dobbiamo seguire il calendario negoziato con la Commissione Ue per il Pnrr e questo è il calendario di riforme da seguire».

Una voce autorevole e critica della revisione del catasto è quella poi di Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, che ha commentato in un articolo pubblicato da StartMag la frase di Draghi secondo cui «nessuno pagherà di più e nessuno pagherà di meno». A tal proposito il presidente di Confedilizia ha scritto: «Che cosa vuol dire? Rivedere gli estimi catastali e ottenere quel risultato è, evidentemente, impossibile, anche considerati i diversi tributi interessati (Imu, Irpef, imposta di registro, imposta di successione), oltre ai parametri Isee per le prestazioni sociali. Significa, allora, che il nuovo catasto non si applicherà subito? Se il senso dell’affermazione è questo, è evidente che l’appuntamento con i rialzi – prima casa inclusa – è solo rinviato».

Lo stesso Spaziani Testa ha poi scritto su Twitter il 5 ottobre: «La Commissione Ue chiedeva all’Italia di rivedere gli estimi catastali per trarre risorse dalla conseguente maggiore tassazione degli immobili. Oggi l’Italia – Paese del risparmio immobiliare diffuso, dove l’imposizione patrimoniale sul mattone è triplicata dal 2012 – esegue».

Dall’altra parte, il segretario del Pd Enrico Letta ha dichiarato al Corriere della Sera che «Lo strappo di Salvini è gravissimo e irresponsabile», sottolineando che «la riforma fiscale è fondamentale per avere i soldi del Pnrr».

Certo è che il sistema catastale italiano necessita di una revisione, dal momento che presenta al suo interno dati non aggiornati e incongruenti. Del resto, anche Salvini ha dichiarato di essere d’accordo con vari punti della riforma, come l’accatastamento degli «oltre un milione di immobili fantasma» che attualmente sfuggono completamente al controllo e all’imposizione fiscale dello Stato italiano. Tuttavia, se la revisione venisse condotta seguendo i parametri contenuti attualmente nella legge delega, rischia effettivamente di diventare una bomba fiscale ad orologeria per i cittadini italiani.

 
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