Salviamo le api

Di Joseph Mercola

Articolo d’opinione

Nel 2023 la popolazione delle api è diminuita ancora una volta a un ritmo che gli esperti definiscono insostenibile. Ciò ha già avuto conseguenze disastrose sull’approvvigionamento alimentare e sulla durata della vita umana.

La storia in breve

  • Le informazioni provenienti da un sondaggio dell’Università del Maryland e dell’Università di Auburn hanno rilevato che in un anno dall’aprile 2022 il 48% delle colonie di api mellifere è andato perduto. Più di 130 frutti, verdure e noci e il 35% dei raccolti mondiali dipendono dagli impollinatori.
  • Una delle sfide principali per la popolazione delle api sono gli acari parassiti originari dell’Asia. Una volta ci voleva un’infestazione del 60% per danneggiare una colonia di api, che ora sperimenta enormi problemi anche solo con un’infestazione solo del 2%.
  • Gli esperti ritengono che se i pesticidi neonicotinoidi (neonici) non uccidono le api in modo definitivo, indeboliscono però il loro sistema immunitario, rendendo le api più vulnerabili ai parassiti come l’acaro Varroa. I neonici possono anche incrementare la fertilità dell’acaro, aumentando i danni alla popolazione delle api.
  • Come osserva Amy van Saun, avvocato del Center for Food Safety, l’Epa ha effettivamente abdicato al suo ruolo di agenzia per la protezione della salute e dell’ambiente in America, in quanto approva sempre più spesso e consapevolmente sostanze chimiche dannose per l’uomo e per l’ambiente.
  • L’applicazione di pesticidi pericolosi colpisce sia le persone che seguono diete a base vegetale che chi mangia carne. Poiché l’industria del cibo sintetico spinge sempre più persone verso una dieta alimentare ultra-processata e a base vegetale, bisogna chiedersi se si tratti di un attacco coordinato per uccidere il bestiame e distruggere i raccolti attraverso la perdita di impollinazione, spingendo in definitiva le persone a coltivare tutto il cibo in laboratorio».

Più di 130 frutti, verdure e noci, che comprendono dall’1 al 35% dei raccolti mondiali, dipende dagli impollinatori. Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (Usda) stima che 1 boccone di cibo su 3 che finisce in bocca dipende dagli impollinatori, ma è probabilmente una quantità maggiore se si segue una dieta a base di cibi integrali.

Uno dei principali impollinatori sono le api mellifere, che sono drasticamente diminuite negli ultimi dieci anni, e il 2022 non è stato diverso. Gli agricoltori non sono in grado di coltivare alcune colture, come mirtilli, mandorle, mele e altri frutti, senza le api. La perdita di api selvatiche significa che gli agricoltori devono fare affidamento su api noleggiate da apicoltori commerciali che spostano i loro alveari da un luogo all’altro per aiutare gli agricoltori a impollinare i loro raccolti.

Hail Bennett di Bennett Orchards a Frankford, nel Delaware, è uno di questi agricoltori che affitta api. Ha spiegato a Npr che ha milioni di fiori su 6 acri di mirtilli e «ogni fiore deve essere visitato da sei a otto volte da un’ape per essere completamente impollinato. È davvero sorprendente quanto lavoro debbano fare le api».

La maggior parte delle colture beneficia di una varietà di impollinatori, quindi gli agricoltori sono incoraggiati a prendersi cura degli impollinatori che vivono intorno alla fattoria. Tuttavia, come dimostrato dal rapido declino della popolazione di api, fare affidamento su un unico impollinatore è un’attività rischiosa dal punto di vista finanziario e ambientale.

Affittare le api per l’impollinazione può essere un’assicurazione contro il fallimento del raccolto, ma è solo un processo temporaneo. È essenziale che gli impollinatori autoctoni vengano nutriti e che venga creata la resilienza in quelle popolazioni per garantire un approvvigionamento alimentare stabile, comprese le api mellifere.

Il 48% delle colonie di api perse nell’anno terminato il 1° aprile 2023

Le informazioni di un sondaggio condotto dall’Università del Maryland e dall’Università di Auburn hanno rilevato che in un anno dall’aprile 2022 il 48% delle colonie di api mellifere è andato perduto e che nell’estate del 2022, circa il 24,9% delle colonie di api gestite negli Stati Uniti sono andate perdute. Tuttavia, il tasso di perdita estiva è stato solo leggermente superiore a quello dei 12 anni precedenti.

Sono state invece le crescenti perdite invernali del 2022-2023 a rappresentare la seconda perdita più alta da quando gli esperti hanno iniziato il monitoraggio. Gli apicoltori commerciali valutano un tasso di perdite invernali accettabile pari al 21,3%, ma quelle durante l’inverno 2022-2023 sono state stimate al 37,4%.

Nel corso dell’anno dal 1° aprile 2022 al 1° aprile 2023, si stima che il 48,2% delle colonie di api gestite negli Stati Uniti sia andato perduto, ovvero 9,2 punti percentuali in più rispetto all’anno precedente e quasi pari al record annuale più alto registrato tra il 2020 e il 2021.

I dati provengono da un questionario online rivolto a 3.006 apicoltori che gestiscono collettivamente 314 mila 360 colonie. Gli esperti stimano che questo rappresenti il ​​12% delle colonie produttrici di miele gestite nel 2022 negli Stati Uniti.

Quando Bennett era al liceo, ricorda di aver sentito storie sul collasso delle colonie o sulla scomparsa delle api dai loro alveari. La situazione non è cambiata e anzi sta peggiorando.

L’ex ricercatore dell’Usda Jeff Pettis ha parlato con Npr dei risultati del sondaggio: «È brutto. Ciò dimostra che gli apicoltori sono ancora colpiti da una serie di sfide». Pettis sostiene che uno dei maggiori problemi per le api sia l’acaro Varroa che si nutre di api e ne aumenta il rischio di morte prematura.

L’acaro è originario dell’Asia e reagisce agli acidi organici o ai prodotti sintetici, costosi e dispendiosi col tempo. Pettis ha elencato altre sfide, tra cui i pesticidi, la monocoltura che porta a fonti alimentari meno diversificate e l’urbanizzazione. Tuttavia, è l’acaro Varroa che aumenta la vulnerabilità delle api ai pesticidi e sembra avere un impatto significativo sulla popolazione delle api. Anche se l’acaro rappresenta una sfida, è la combinazione dei vari fattori che ha creato un grosso problema.

Lo ha spiegato ad Ap News la ricercatrice delle api Nathalie Steinhauer, dell’Università del Maryland: prima occorreva che il 60% della colonia fosse infettata dall’acaro Varroa per causare problemi all’alveare, ma attualmente un’infestazione fino al 2% può causare enormi problemi.

La perdita di impollinatori porta a milioni di morti umane precoci

In un articolo su Common Dreams, Amy van Saun, avvocato del Center for Food Safety, ha commentato uno studio pubblicato su Environmental Health Perspectives che ha avvertito che la perdita di impollinatori in tutto il mondo causa ogni anno mezzo milione di morti premature, in quanto riduce drasticamente la fornitura globale di alimenti dipendenti dall’impollinazione.

«Un numero schiacciante di studi scientifici» dimostrerebbe infatti che il declino della popolazione di api è direttamente collegato alla loro esposizione a pesticidi chimici tossici, molti dei quali a lungo termine hanno effetti dannosi sulle api e rappresentano un rischio maggiore per l’ecosistema.

Nello studio del 2022, i ricercatori hanno creato un modello che ha dimostrato l’impatto che un’impollinazione insufficiente ha avuto sulla salute umana globale. Oltre a ciò, hanno anche stimato l’impatto che ha sul commercio interregionale e hanno effettuato una valutazione comparativa del rischio sui cambiamenti nella dieta e sulla mortalità, per Paese.

I dati hanno rivelato che tra il 3% e il 5% della produzione di frutta, verdura e noci viene persa, il che ha portato a circa 427 mila morti in eccesso ogni anno a causa della perdita di nutrizione e di un aumento delle malattie associate.

È interessante notare che il modello ha dimostrato che l’impatto maggiore su consumi e mortalità si è avuto nei Paesi a medio e alto reddito, dove si registrava anche un tasso più elevato di malattie non trasmissibili, mentre i Paesi a basso reddito hanno subito una significativa perdita di reddito e di resa agricola.

I neonici rappresentano una minaccia per l’intero ecosistema

La maggior parte dei semi di soia, mais, colza, girasole, patate e molti altri ortaggi piantati in tutta l’America sono preverniciati con insetticidi neonicotinoidi noti anche come neonici (vietati in Europa). A differenza dei pesticidi tradizionali che si trovano all’esterno della pianta, i neonici diventano sistemici e vengono assorbiti nella pianta.

Ciò significa che gli impollinatori sono esposti alle sostanze chimiche quando raccolgono polline, nettare o addirittura bevono gocce di rugiada sulle foglie delle piante. L’insetticida interferisce con il sistema nervoso dell’insetto, provocandone la paralisi e la morte. Secondo la van Saun, un seme di mais trattato è sufficiente per uccidere oltre 80.000 api o un uccello canoro.

Ironicamente, questa classe di insetticidi è stata introdotta come alternativa più sicura. Eppure, nel corso degli anni, i dati hanno ripetutamente dimostrato che è vero il contrario. Una recensione del 2017 pubblicata su Environmental Science and Pollution Research International ha riassunto le preoccupazioni.

L’articolo rileva che il 5% del principio attivo contenuto nel pesticida viene assorbito dal raccolto e il resto viene disperso nell’ambiente. Dopo le valutazioni del rischio, l’Unione Europea ha adottato un divieto parziale nel 2013, affermando: «Sebbene gran parte del lavoro si sia concentrato sull’impatto dei neonicotinoidi sulle api, un numero crescente di prove dimostra che livelli persistenti e bassi di neonicotinoidi possono avere impatti negativi su un’ampia gamma di organismi liberi».

I pericoli del glifosato hanno attirato molta attenzione nell’agricoltura moderna, ma i neonici rappresentano altrettanto una minaccia. I dati mostrano che i neonici indeboliscono l’immunità delle api rendendole più vulnerabili a virus e parassiti, come l’acaro Varroa. L’insetticida può anche aumentare la fertilità dell’acaro Varroa.

Poiché queste sostanze chimiche sono solubili in acqua, possono anche penetrare nei corsi d’acqua, dove colpiscono la fauna selvatica. Nel 2018 l’Unione Europea ha ampliato il divieto sui neonici dopo la moratoria del 2013.

Uno studio del 2019 ha rivelato: «La nostra analisi di screening dimostra un aumento del carico di tossicità dei pesticidi negli ultimi 26 anni, che potenzialmente minaccia la salute delle api mellifere e di altri impollinatori e può contribuire al declino delle popolazioni di insetti benefici, nonché degli uccelli insettivori e di altri consumatori di insetti».

L’Epa abdica al ruolo di protezione

Come sottolinea la van Saun, l’Epa ha effettivamente abdicato al suo ruolo di agenzia per la protezione della salute e dell’ambiente in America, in quanto approva sempre più spesso e consapevolmente le sostanze chimiche che sono dannose per le persone e per l’ambiente. «Lo scorso giugno, un tribunale federale ha deciso che la riapprovazione da parte dell’Epa del glifosato, l’ingrediente principale del Roundup, era illegale per tutti gli usi. Ha anche rimproverato l’agenzia per aver ignorato le prove reali dei rischi di cancro derivanti dal glifosato e per non aver considerato gli impatti sulle specie in via di estinzione.

Sebbene la corte abbia ordinato all’Epa di rivedere le sue valutazioni del rischio ecologico e per la salute umana entro ottobre 2022, l’agenzia ha oltrepassato la scadenza e ora afferma che non completerà questa revisione vitale fino al 2026».

Nonostante i dati della ricerca dimostrino che aumenta il rischio di cancro, forse del 41% e il fatto che la Iarc nel 2015 ha sostenuto che il glifosato fosse «probabilmente cancerogeno per l’uomo», e chiedeva azioni giudiziarie civili contro il produttore, ma l’Epa ha annunciato nel 2022 che «le scoperte scientifiche di base dell’Epa riguardo al glifosato, inclusa la scoperta che il glifosato non è probabilmente cancerogeno per l’uomo, rimangono le stesse».

Anche senza un’esposizione durante la sua applicazione, la salute è ancora a rischio di contaminazione alimentare e oltre il 70% degli americani ha livelli rilevabili di glifosato nel proprio corpo. Il glifosato inibisce la via dello shikimato nella pianta; tuttavia la Monsanto, ora Bayer, difende da tempo la sicurezza della sostanza chimica, affermando che non può avere effetti sugli esseri umani perché gli esseri umani non hanno la via dello shikimato.

Tuttavia, la via shikimato si trova nei batteri intestinali umani, che ora sappiamo svolgono un ruolo vitale nella salute umana e che è alla base di una causa legale. la van Saun parla anche di un altro super pesticida venduto con il nome Enlist che è collegato a problemi riproduttivi negli esseri umani, al linfoma non Hodgkin e al morbo di Parkinson.

Si tratta di un pesticida vecchio e pericoloso che l’industria ritiene necessario a causa della diffusa resistenza ai pesticidi nelle erbe infestanti. Nonostante la conoscenza dei rischi mortali associati agli ingredienti, l’Epa ha dato a Enlist il via libera di sette anni nel 2022.

Anche gli alimenti trasformati a base vegetale dipendono dagli impollinatori

L’applicazione di pesticidi pericolosi colpisce sia le persone che seguono diete a base vegetale che quelle che mangiano carne. Gli animali nutriti con cereali e piante che contengono glifosato o neonici possono probabilmente assorbire queste sostanze chimiche nella loro carne, proprio come succede agli esseri umani che si nutrono di piante contaminate.

Poiché l’industria del cibo sintetico spinge sempre più persone verso una dieta alimentare ultra-processata e a base vegetale, ci si può chiedere se questo sia un attacco coordinato per uccidere il bestiame e distruggere i raccolti attraverso la perdita di impollinazione per spingere le persone a coltivare tutto il loro cibo in laboratorio. Quasi tutti gli ingredienti di Beyond Beef e Impossible Burgers includono piante che sono autoimpollinanti e non necessitano dell’aiuto degli insetti.

Non ci vuole troppa immaginazione per pensare che le industrie stiano cospirando per garantire la perdita di cibo facilmente acquistabile, indipendentemente da dove venga coltivato. Senza impollinatori, le mele, i meloni e la maggior parte delle bacche coltivate nei giardini domestici scompariranno. Caffè e cioccolato saranno una cosa del passato, a meno che, ovviamente, non siano coltivati ​​in laboratorio.

Ciò che può sopravvivere sono il mais, la soia e il girasole, alcuni degli ingredienti principali della carne finta che non necessita di impollinatori per produrre semi. La questione di quanto sia sano o malsano il cibo finto potrebbe essere anche una questione irrilevante se carne, soia e mais coltivati ​​in laboratorio fossero tutto ciò che rimane per sostenere la vita.

 

Pubblicato originariamente il 18 luglio 2023 su Mercola.com

Articolo in inglese: Save the Bees

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