Ricordi prenatali: testimonianze, dubbi e teorie a sostegno

L’universo è pieno di misteri che sfidano le nostre conoscenze. Nella sezione ‘Viaggio nei misteri della Scienza’ Epoch Times raccoglie storie che riguardano questi strani fenomeni per stimolare l’immaginazione e aprire possibilità ignote. Se siano vere o no, sei tu a deciderlo.

Dei bambini affermano di ricordare momenti della loro nascita e del loro periodo prenatale; dicono di conoscere eventi avvenuti nel grembo materno, mentre altri parlano di eventi in un altro regno o paradiso, secondo quanto si legge sulla pagina Prenatal Memories nel sito della Facoltà di Medicina dell’Università della Virginia.

A volte dei bambini continuano a descrivere «momenti del parto di cui non erano stati informati dai loro genitori»; anche se sulla base delle conoscenze attuali sulla memoria infantile sarebbe impossibile avere questi ricordi.

Come immagazziniamo e richiamiamo i ricordi rimane un grande mistero, nonostante la scienza abbia fatto progressi nel comprenderlo.

I presunti ricordi prenatali potrebbero essere solo circostanze immaginarie, adattate ai loro bisogni attuali da coloro che ne parlano, secondo Mark L. Howe del Dipartimento di Psicologia della Lakehead University.

O forse potrebbero rientrare tra i tanti fenomeni misteriosi legati, in apparenza, all’esistenza di una consapevolezza separata dal cervello, come avviene nei bambini che riferiscono di avere ricordi di vita una passata, dimostrando di aver avuto già in tenera età una consapevolezza simile a quella degli adulti. Questo spiegherebbe la lucidità con cui i ricordi sono richiamati alla memoria, nonostante ai feti – a causa del livello del loro sviluppo cerebrale – spesso non sia accreditata una tale lucidità.

Ma potrebbe un feto assorbire i ricordi materni contenuti nel cervello della madre attravesto qualche strano processo?

CONNESSIONE CEREBRALE MAMMA-BAMBINO?

Durante uno studio condotto all’Emory University, i ricercatori hanno insegnato a dei topi ad aver paura dell’acetofenone, usato per creare fragranze simili alla ciliegia, al gelsomino, al caprifoglio e alla mandorla. I topi ricevevano una scarica elettrica connessa all’esperienza olfattiva, creando quindi un’associazione dolorosa con l’odore.

«I loro musi si sono adattati di conseguenza, generando più neuroni collegati all’odore, e così hanno fatto i loro cervelli, che hanno fatto crescere un’area di riconoscimento estesa per l’odore», spiega Michael Jawer, autore di The Spiritual Anatomy of Emotion (L’anatomia spirituale delle emozioni).

Sorprende perchè: «anche figli di questi topi, che non era mai stata esposti a questo odore, mostrava maggiore paura nei confronti dell’odore».

I topolini avevano un maggior numero di neuroni del tipo di quelli che sono aumentati nei cervelli dei loro genitori, e anche loro erano più sensibili a quel particolare odore, così come quelli di terza generazione.

È ovvio, una cosa è un topo che trasmette una risposta di paura alla prole, un’altra è una madre che in qualche modo trasmette ricordi complessi della sua vita al bambino nell’utero.

È POSSIBILE RICORDARE UN INCIDENTE STRADALE DALL’UTERO?

Un utente di Reddit (sito internet di social news e di intrattenimento) ha condiviso questo ricordo prenatale: «Ho un ricordo vivido di mia madre che danneggia la macchina mentre ritornava dal negozio di alimentari. Ha avuto un battibecco con mio padre a riguardo. Quando le ho chiesto dell’incidente [accaduto ndr] durante la mia adolescenza, mi ha detto che non ero ancora nato. Mio padre ha confermato. Ricordo anche il mio primo giorno di vita. Ero sul grembo di mia madre mentre la stavano portando fuori dall’ospedale dopo il parto. Ricordo l’interno dell’edificio e la vetrata colorata, la divisa dell’infermiera, gli abiti di mio padre e la macchina su cui sono saliti. Entrambi hanno confermato il ricordo».

Alcuni ricordi prenatali sono vissuti fuori dal grembo. La persona ricorda ciò che la circonda. Altri sono vissuti dentro il grembo. Un altro utente di Reddit ha scritto: «A quanto pare, quando ero piccolo, ho raccontato a mia madre che mi ricordavo di essere stato in un posto caldo, scuro e angusto. C’era un colpo in sottofondo che si ripeteva ma che in qualche modo era rassicurante, e potevo a malapena vedere una tenue luce rossa di fronte a me. La luce si intrecciava con linee rosse leggermente più scure che sembravano pulsare in sincrono con il colpo».

«Il ricordo dura solo uno o due secondi… Non avevo capito a quel tempo che stavo descrivendo alla perfezione come doveva essere stare dentro mia madre. Ora non so quanto io stia ricordando o creando, ma c’è stato un momento nella mia vita in cui il mio primo ricordo è stato precedente la mia nascita».

 

«Magnus, mio figlio di 7 anni, ed io stavamo parlando della neve. Gli ho raccontato che amavo la neve perchè il mio primo ricordo è quello di quando andavo in slitta con mio padre e mio fratello all’età di 2 anni», questa e molte altre esperienze simili sono condivise sul sito www.Prebirthmemories.com.

«Ho quindi chiesto a Magnus quale fosse il suo primo ricordo… Magnus ha detto che si trovava in un luogo ‘buio’, ed era semplicemente seduto. Gli ho chiesto se fosse spaventato e ha risposto “No, stavo BENISSIMO!” Dopo ha detto che si trovava in quella che lui chiamava casa ‘verde’. Questo mi ha confuso per un paio di giorni finché ho compreso che le pareti della nostra casa erano verdi quando è nato. Le avevamo ritinteggiate ma avevamo lasciato del verde nella libreria. Gliel’ho mostrata e mi ha detto che era ‘quel’ verde. Gli ho chiesto cosa stesse facendo nella casa ‘verde’ e mi ha risposto “solo guardando”. Poi ha detto di essere tornato nel ‘nero’ e una voce nella sua testa gli diceva “Non preoccuparti, presto sarai sulla Terra”. A questo punto ho capito che era un ricordo prenatale».

«Magnus dice che ricorda di guardare la sua nascita, “stando dietro le tende, a guardare”… Gli ho chiesto di raccontarmi cosa poteva vedere, e ha descritto le infermiere, la mamma e me, ma ha anche descritto il dottore come una ‘lei’. Non mi ricordo di avergli mai detto che… fosse una donna».

Nonostante Howe creda che questi tipi di ricordi siano creati dall’immaginazione e che i veri ricordi siano possibili solo dai 18 mesi, ha sollevato interessanti domande sulla natura dei ricordi precoci nell’articolo Memories From the Cradle (Ricordi dalla culla).

Tra le domande poste: «Le esperienze codificate prima dell’uso del linguaggio sono facilmente traducibili in parole una volta che il bambino è in grado di parlare? L’abilità di richiamare verbalmente alla memoria eventi preverbali varia come una funzione della peculiarità dell’esperienza nella memoria, a seconda che sia traumatica o che abbia ancora un significato personale?….Ci sono cambiamenti nell’immagazzinamento che prevengono la conservazione di esperienze precoci? Per esempio, l’acquisizione di conoscenze trasforma quello che è già immagazzinato? Cambiamenti nella conoscenza, specialmente per quanto riguarda l’io, possono alterare il significato personale delle esperienze, trasformandole da qualcosa che era significativo in eventi che sono solo un fatto strano e ora possono essere scordate più facilmente? Infine, abbiamo bisogno di avere un accesso consapevole ai ricordi passati per far si che esercitino un’influenza su di noi?».

Articolo in inglese: Pre-Birth Memories: Can People Remember Being in the Womb? Being Born?

 
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