Residente cinese disperata: nessuno sa cosa succede nella nostra città

Di Sophia Lam

«I vostri reportage sono molto utili per noi. I nostri governi sono estremamente corrotti. Sentono la pressione solo quando trovano articoli dall’esterno. A differenza di Pechino, Shanghai e Shenzhen, la nostra è una piccola città; nessuno sa cosa succede in questa piccola città». Queste le parole, disperate, di una residente della città cinese di Zhuzhou, che si è rivolta all’edizione cinese di Epoch Times il 22 novembre.

Il governo municipale ha censurato tutte le piattaforme mediatiche, ha aggiunto la signora Wang (pseudonimo).

«È molto caotico, ma le persone al di fuori della città non possono vedere nulla».

Il 24 novembre, nel sud dell’Hunan, nella città di Zhuzhou con 3,9 milioni di abitanti, sono stati ufficialmente segnalati 15 casi asintomatici di Covid-19. Il giorno dopo il governo municipale ha designato nove aree della città come ad alto rischio e per i residenti è scattato il divieto di uscire di casa.

Aumento dei prezzi alimentari

Le chiusure sono iniziate il 2 novembre. Attualmente sono ancora in vigore e a molte famiglie comincia a mancare il cibo, secondo quanto afferma Wang.

La carenza di cibo è causata dal fatto che il governo locale ha imposto di comprare il cibo dai suoi venditori, ovviamente con prezzi molto alti. Inoltre altri fornitori non sono autorizzati a consegnare cibo ai complessi residenziali, secondo quanto ha dichiarato Wang.

«Non importa quanto siano alti i prezzi, la gente deve comunque comprare dai fornitori designati dal governo, perché dobbiamo mangiare».

«Dobbiamo pagare più di 8 dollari per un cavolo cinese», ha aggiunto Wang con rabbia.

Epoch Times non è riuscito a trovare un elenco dei prezzi recenti degli ortaggi a Zhuzhou. L’ente municipale di controllo dei mercati e dei prezzi ha pubblicato un’analisi dei prezzi di importanti prodotti di base nel gennaio di quest’anno, secondo cui i prezzi degli ortaggi sono aumentati dal 5 al 21% a causa del maltempo di quel periodo. Il prezzo del cavolo cinese a gennaio era di 2 yuan (27 centesimi di euro) per 500 grammi mentre a novembre, durante il blocco, risulta decine di volte superiore a quello di gennaio.

Secondo Wang, i residenti sono costretti a corrompere il personale del governo per avere accesso al cibo a prezzi eccessivi.

«Una volta non riuscivo ad avere le mie provviste, anche dopo aver pagato una tangente. Solo dopo che mi sono lamentata con loro hanno fatto recapitare il cibo a casa mia», ha continuato Wang nell’intervista: «In Cina dobbiamo pagare i funzionari governativi, altrimenti moriremo di fame».

Proprietari di aziende di abbigliamento che rischiano il fallimento

Nel distretto di Lusong di Zhuzhou c’è un centro di commercio all’ingrosso di abbigliamento e di solito novembre è il momento più importante per i grossisti per vendere i capi della stagione invernale, ma non quest’anno. Il centro è stato chiuso dal 2 novembre.

«Ci è stato permesso di entrare nel centro commerciale, ma dobbiamo vivere nei nostri negozi in un centro chiuso», ha dichiarato la signora Liang (pseudonimo), proprietaria di un’azienda di abbigliamento, all’edizione cinese di Epoch Times il 23 novembre.

Liang ha diverse migliaia di piumini pronti per la prossima stagione invernale: «Mi sento sempre più disperata perché non posso uscire e i nostri clienti non possono entrare. Non so per quanto tempo ancora potrò resistere», ha dichiarato.

Se i capi invernali non potranno essere venduti in tempo per l’inverno e le prossime festività, i proprietari delle aziende subiranno enormi perdite e molti andranno in bancarotta, ha aggiunto Wang.

«I grossisti sono sottoposti a una forte pressione finanziaria. Devono pagare i mutui per la casa, i prestiti per l’auto, il costo dei tessuti, gli stipendi dei dipendenti e l’affitto. Se non riescono a realizzare le vendite della stagione, non saranno in grado di far quadrare i conti», ha concluso Wang.

Presunti suicidi

La Cina è uno dei pochi Paesi al mondo che ancora applica le draconiane misure Covid, che secondo alcuni starebbero causando molte morti per suicidio in tutto il Paese.

Wang ha dichiarato di aver sentito parlare di cinque incidenti di suicidio durante le recenti chiusure, di cui due persone si sarebbero lanciate dagli edifici di fronte alla stazione ferroviaria di Zhuzhou, la zona più colpita dalla pandemia. La donna non ha fornito le date dei suicidi, ed Epoch Times non è stato in grado di confermare i decessi.

Il 21 novembre tre persone si sarebbero suicidate: una sarebbe saltata dal Gold Dragon Hotel, un’altra si sarebbe uccisa nel complesso residenziale di Xiangyin e un’altra ancora nel complesso residenziale di Cuigu. Questo secondo quanto dichiarato dalla signora Dai (pseudonimo).

«Saltare da un edificio è diventata una malattia infettiva più terrificante del Covid-19 perché ha un tasso di mortalità del 100%», ha dichiarato la signora Dai.

Hua Yong e Wang Qiaoling – dissidenti cinesi e attivisti per i diritti umani – hanno entrambi twittato il 21 novembre che una persona si è uccisa saltando da un edificio nel complesso residenziale Jinxin Garden, il sesto incidente suicida durante i recenti lockdown cittadini.

Epoch Times ha contattato la Commissione sanitaria della città in merito alle accuse di suicidio, ma al momento della stesura dell’articolo non ha ricevuto risposta.

La gente del posto è contraria alle misure zero-covid

Dai ha rimproverato al regime la propaganda e la disinformazione sul virus.

Secondo Dai, al giorno d’oggi il virus non è diverso dal raffreddore o dall’influenza in termini di sintomi e tassi di mortalità.

«La Cctv [Tv statale cinese, ndr] trasmette ogni giorno che decine di milioni di persone negli Stati Uniti sono infettate e muoiono di Covid», ha continuato Dai. «Questo è il motivo principale del panico tra il popolo cinese». La signora Dai ha definito la Cctv un mezzo di comunicazione «senza scrupoli» e l’ha incolpata di creare panico in Cina e di fare il lavaggio del cervello al pubblico con la disinformazione.

«Se non puoi permetterti un’istruzione, nessuno si preoccupa di te; se non puoi vedere un medico, nessuno si preoccupa di te; se non puoi ripagare un prestito, nessuno si preoccupa di te. A nessuno importa se vivi o muori. Ma ti pugnalano la gola ogni giorno [per prelevare un tampone per i test Pcr, ndr]. Credi che si preoccupino davvero della tua salute?», la donna ha criticato fortemente i tamponi di massa imposti dal regime.

Wang ha raccontato a Epoch Times che i proprietari di attività commerciali nel distretto di Lusong hanno avuto degli scontri con la polizia giorni fa, mentre lottavano per sopravvivere. La polizia locale ha poi pattugliato la città con veicoli blindati.

La donna ha dichiarato che i suoi genitori non si fidano più della retorica del regime da quando hanno sperimentato la carenza di cibo e i blocchi.

«Spero che più persone conoscano la situazione di Zhuzhou, che è peggiore di quella di Guangzhou», ha concluso Wang.

Articolo in inglese: ‘No One Knows What’s Happening in This Small City’ in China: Resident

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