Prosciutto di Parma, maltrattamenti o boicottaggio ‘politico’?

Il 26 marzo 2018, le associazioni per la protezione degli animali francesi GAIA, L214, Welfarm e la Fondazione Brigitte Bardot, hanno pubblicato un video con le immagini delle spaventose condizioni di vita dei maiali da cui, secondo gli attivisti, si produrrebbero i famosi prosciutti di Parma. Il video sarebbe il risultato di un’inchiesta realizzata tra dicembre 2017 e febbraio 2018, nelle province di Brescia, Cremona e Mantova, in sei allevamenti: in ognuno stavano ammassati migliaia di animali, in una situazione che si potrebbe definire «disumana».

Michel Vandenbosch, presidente di Gaia, spiega: «Sono immagini difficili da guardare. Si vede chiaramente che alla maggior parte dei maiali è stata tagliata la coda […] eppure, nell’Unione Europea, l’amputazione sistematica della coda è vietata da oltre vent’anni […] Si vedono dei maiali che cercano di mordere le orecchie ai loro vicini privi di coda, per noia e frustrazione».

L’inchiesta, condotta da Eurogroup for animals, sostiene che numerosi animali mostrati nei filmati sono visibilmente malati e sofferenti, senza nessuna cura veterinaria appropriata. Inoltre, sarebbe stato riscontrato che alcuni suini soffrono di prolasso rettale, patologia alquanto dolorosa, mentre altri presentano ferite infette alla coda, o infezioni agli occhi (probabilmente per la forte concentrazione di ammoniaca).

STRUTTURE ILLEGALI

Le scrofe sono tenute in impianti illegali (vietati dall’Ue dal 2013): non hanno spazio sufficiente per girarsi, non esiste ventilazione per il ricambio dell’aria, sono sovraffollati in modo tale che i poveri animali urinano gli uni sugli altri.

Vandenbosch aggiunge: «Le condizioni igieniche sono esecrabili: carcasse di maiali giacciono dove le scrofe devono figliare, e all’esterno dello stabilimento le carcasse si accumulano. Ratti e topi vivono all’interno dell’allevamento. Il video mostra […] immagini di una situazione scandalosa, che l’inchiesta denuncia come violazione dei regolamenti europei, oltre che del rispetto degli animali».

APPELLO AL BOICOTTAGGIO DEL PROSCIUTTO DI PARMA

Secondo Rtl Gaia avrebbe subito dato inizio al boicottaggio, chiedendo ai consumatori di non acquistare più il prosciutto di Parma, e alle catene di supermercati di non metterli più in commercio.
Vandenbosch conclude denunciando che «il prosciutto di Parma è il risultato di gravi sofferenze per gli animali, ed è ormai ora che i consumatori aprano gli occhi: il prosciutto di Parma non ha nulla di prestigioso».

Eurogroup for Animals lamenta inoltre che non siano tenuti in conto la salute e la protezione degli animali, nell’assegnazione dei circa sette milioni di euro di sovvenzioni dell’Unione europea per il settore. E aggiunge che i promotori del prosciutto di Parma «calpestano» le regole europee.

L’attacco è frontale e senza mezze misure. Ma il fatto che il video sia stato realmente girato in una o più aziende che fanno parte del consorzio del prosciutto di Parma non è dimostrato.
E soprattutto non risulta sia stata sporta alcuna denuncia alle autorità (‘mancanza’ a dir poco singolare da parte di chi difende gli animali, visti i contenuti del video e il tono degli attacchi).

LA RISPOSTA DEL CONSORZIO: NON ESISTONO PROVE

Uno scandalo simile era scoppiato già nel 2016, in seguito alla diffusione di un video dell’Ong Essere Animali, che mostrava uguali maltrattamenti sugli animali in un allevamento. Il Consorzio del Prosciutto di Parma, organismo ufficiale per la protezione della denominazione del prodotto, aveva allora condannato i fatti e chiesto sanzioni disciplinari.

Ma ora è diverso: il Consorzio del prosciutto di Parma ha reagito con forza alle accuse. Si ritiene infatti che l’azione di Gaia non miri a proteggere gli animali, ma ad attaccare il marchio: «Da anni è in atto una campagna denigratoria contro il prosciutto di Parma, da parte di associazioni animaliste che periodicamente e in modo sistematico, diffondono immagini scioccanti e invitano a non comprare più i nostri prodotti».
Il Consorzio sottolinea che nessuno dei 145 produttori che rappresenta è stato mai perseguito per maltrattamenti di animali, e invita gli autori del video a denunciare gli allevatori coinvolti alle autorità.

Il Consorzio del prosciutto di Parma ricorda inoltre che opera nel rispetto dei regolamenti europei e nazionali sulla tutela degli animali, controllati dal ministero della Sanità italiano.

Contattato da Epoch Times, il Consorzio afferma di non poter rispondere in modo preciso alle accuse, perché gli attivisti non hanno mai indicato con esattezza in quali allevamenti si verificherebbero questi abusi. Né hanno sporto alcuna denuncia.
Inoltre, in un comunicato, specifica: «Il Consorzio condannerà sempre ogni violazione delle più elementari norme sul benessere animale che rappresentano un atto delinquenziale e intollerabile in una società civile. Allo stesso tempo, è bene rimarcare che il Consorzio ha il compito di vigilare sulla qualità del prodotto e sul rispetto delle norme tecniche presenti nel Disciplinare di Produzione della Dop, mentre il benessere animale è regolato da una normativa europea e italiana che vale in tutti i Paesi e per tutti i prodotti di origine animale. Tale normativa demanda i controlli in questo ambito al Ministero della Salute che li attua attraverso il Servizio Veterinario locale e nazionale».

 

Epoch Times Italia ha scelto di non pubblicare il video citato nell’articolo per la non dimostrata realizzazione presso gli allevamenti del Consorzio del prosciutto di Parma e, soprattutto, perché si tratta di materiale la cui visione risulta oggettivamente raccapricciante.

 
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