Cosa c’è sotto le buche di Roma?

Si sente spesso affermare che il sottosuolo di Roma sia «vuoto». Questa è in effetti anche la principale causa dei tanto discussi quanto noti dissesti del terreno capitolino: dalle buche sulle strade alle vere e proprie voragini che si aprono all’improvviso sotto automobili o edifici.

Una volta, lo speleologo Michele Concas ha spiegato a Focus che «il sottosuolo della Capitale è una groviera» per almeno 20 metri in profondità, e che «sotto ogni palazzo, ogni strada, dietro il muro di ogni cantina si può dire ci sia una cavità artificiale».
Queste cavità sono di diversa natura e sono dovute a diverse fattori, precisano gli esperti Crescenzi, Piro e Vallessi, nella loro analisi geologica del territorio della Città Eterna ‘Le cavità sotterranee a Roma’.
Si deve infatti considerare l’origine vulcanica del terreno sul quale nasce Roma, che varia la sua consistenza dalla dura roccia basaltica nata dal magma solidificato, alla più morbida pozzolana formatasi dal deposito di ceneri vulcaniche. Va poi tenuto a mente il «particolare assetto morfologico dell’area romana», con l’alternanza di «colli tufacei» e «valli alluvionali». Ma, aspetto altrettanto importante per la formazione di queste cavità nel sottosuolo, è l’attività umana di modificazione e sfruttamento del territorio nel corso dei secoli di storia della Capitale.

Una prima tipologia di cavità è infatti quella creata dagli antichi romani per l’installazione di acquedotti e fognature. Poi ci sono le ‘cave’ scavate nel corso della storia per «l’approvvigionamento dei materiali da costruzione», quali appunto il basalto – sopra il quale, vista la sua solidità, gli antichi romani hanno costruito ad esempio la via Appia   ̶ e la pozzolana, utilizzata nella miscela del calcestruzzo per la costruzione degli edifici. E ancora, ci sono cavità dovute alla presenza di antiche catacombe, ipogei, antiche mura e costruzioni, e diverse cavità di interesse archeologico.

La Roma Imperiale giace quindi assopita sotto la Roma moderna, e ritorna in vita ogniqualvolta si provi a scavare per la costruzione di nuove strutture. Basti pensare ai lavori per la Metro C, che procedono lentamente proprio a causa della prudenza con la quale si scava, sia per non distruggere possibili reperti archeologici, sia per evitare di creare ulteriori «vuoti» nel sottosuolo e danneggiare quindi le fondazioni degli edifici esistenti.

Durante la costruzione di opere e di strade è infatti di massima importanza «accertare la presenza di situazioni di potenziale rischio», dal momento che «il peso dei fabbricati sovrastanti, spesso costruiti ignorando la presenza di vuoti nel sottosuolo, e il continuo aumento del traffico veicolare inducono nel sottosuolo sforzi e deformazioni, che in presenza di cavità vanno a concentrarsi in corrispondenza dei pilastri e delle pareti verticali provocando lesioni e distacchi».
Il cedimento del sottosuolo, o delle strutture che sorreggono queste cavità sotterranee, provoca di riflesso il cedimento del terreno in superficie che non trova più alcun appoggio. Così si creano gli avvallamenti, le buche e le voragini. Inoltre, continua l’analisi citata in precedenza e pubblicata sul sito isprambiente.gov.it, «lo stato di manutenzione delle infrastrutture idrauliche, con le perdite da acquedotti e da fognature, provoca il degrado dei materiali favorendo ulteriori cedimenti».

Mappa delle cavità sotterranea a Roma. In azzurro le zone con densità più bassa di cave sotterranee, in verde, giallo e arancio, le zone con densità più alta.  (isprambiente.gov.it)

È importante quindi, conclude lo studio, ampliare la conoscenza geologica del territorio, per poter eseguire di conseguenza degli interventi di bonifica e consolidamento dello stesso.

Certo, sperando di non dover assistere ancora a scene simili a quelle viste nell’anno 2015, quando è emerso lo scandalo dei sette funzionari del comune di Roma arrestati con le accuse di aver accettato tangenti per evitare controlli sugli appalti. «Si risparmiava sullo spessore dell’asfalto, sulla fresatura (cioè quello che levi) e sulle bonifiche, vale a dire la parte inferiore del sottofondo. Per capirci, può funzionare così: se devi scavare 20 cm, ti fanno fare 10», aveva riferito al Messaggero uno dei funzionari accusati. Sono necessari quindi stretti controlli sugli appalti, e una costante manutenzione dello stato del territorio.

Tuttavia, data la portata del fenomeno, che si estende pressoché nel sottosuolo di tutta l’area metropolitana della capitale, è difficile pensare a una risoluzione facile e immediata del problema. E che non comporti un notevole investimento di risorse finanziarie.
Maurizio Pucci, ex assessore ai Lavori Pubblici del comune di Roma, aveva infatti spiegato a Ilfoglio che per sistemare il sottosuolo di Roma e quindi evitare la comparsa di buche o voragini in superficie, servirebbe un investimento da un miliardo di euro. Una cifra piuttosto distante dai 190 milioni di euro per la manutenzione urbana messi a disposizione per i prossimi tre anni, secondo le previsioni di bilancio, per il comune di Roma.

 
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