L’Isis chiede vendetta per la strage alle moschee in Nuova Zelanda

I capi del gruppo terroristico dell’Isis hanno chiesto ai loro seguaci di vendicare l’attacco alle due moschee in Nuova Zelanda che ha causato 50 morti.
Secondo il New York Times, il portavoce dell’Isis Abu Hassan al-Muhajir, ha diffuso un messaggio audio di 44 minuti dopo sei mesi di silenzio stampa.

Venerdì 15 marzo decine di persone sono state massacrate da un terrorista in due diverse moschee della città di Christchurch. Sembra che il colpevole sia un uomo australiano di 28 anni, Brenton Tarrant, che è stato formalmente accusato di omicidio.

Le forze dell’ordine hanno dichiarato di essere certe che Tarrant sia l’unico ad aver sparato ma stanno ancora cercando eventuali complici.

Brenton Tarrant, accusato di omicidio degli attacchi della moschea, a Christchurch, Nuova Zelanda, il 16 marzo 2019. (Mark Mitchell New Zealand Herald Pool via Reuters)

Al-Muhajir ha affermato: «Il massacro delle due moschee dovrebbe svegliare coloro che sono stati ingannati, e spingere i sostenitori del califfato a vendicare la propria religione».
Il capo del gruppo terroristico ha paragonato il massacro di Christchurch alla battaglia che sta imperversando nel villaggio di Baghouz, l’ultima roccaforte degli estremisti in Siria.
Il portavoce ha aggiunto: «Qui a Baghouz in Siria, i mussulmani sono stati bruciati vivi e bombardati con ogni genere di armi di distruzione di massa».

La vera identità del portavoce dell’Isis resta ignota, infatti Abu Hassan al-Muhajir è soltanto uno pseudonimo. Sembra che non sia mai apparso in alcuna fotografia o video di propaganda dell’Isis, e faccia sentire raramente la sua voce; il suo ultimo messaggio – una registrazione audio di 4 minuti – risaliva a settembre 2018.

Gli attacchi a Christchurch hanno causato la morte di 50 persone, ferendone un numero ancora maggiore, e nove dei feriti sonno in condizioni critiche.

Dopo giorni di profondo cordoglio, sono iniziate le preparazioni per la sepoltura delle vittime.

I primi funerali in Nuova Zelanda

Dopo lunghi giorni di preparazione, i primi funerali per le vittime della strage hanno avuto luogo mercoledì.

Padre e figlio, fuggiti dalla guerra civile in Siria per andare nel «Paese più sicuro al mondo», sono stati sepolti davanti agli sguardi di centinaia di persone.

il cadavere di un vittime, al cimitero del Memorial Park a Christchurch, in Nuova Zelanda, il 20 marzo 2019. (Mark Baker / AP Photo)

I corpi di Khalid Mustafa, 44 anni, e Hamza Mustafa, 15 anni, sono stati sepolti cinque giorni dopo il massacro.

Tra i presenti c’era anche il fratello minore di Hamza, Zaed (13 anni), ferito a un braccio e a un gamba durante l’attentato. Il ragazzo ha tentato di stare in piedi durante la cerimonia ma alla fine è stato costretto a sedersi sulla sua sedia a rotelle, secondo quanto dichiarato da uno dei presenti.
«Abbiamo cercato di non stringergli la mano, e di non toccargli né la mano né il piede, ma ha rifiutato. Ha voluto stringere la mano a tutti per mostrare il proprio apprezzamento. È stato straordinario», ha dichiarato Jamil El-Biza, che ha viaggiato dall’Australia per partecipare al funerale.


Zaed Mustafa, su una sedia a rotelle, fratello di Hamza e figlio di Khalid Mustafa, al cimitero del Memorial Park a Christchurch, Nuova Zelanda, il 20 marzo 2019. (AP Photo / Mark Baker)

La famiglia Mustafa si era trasferita in Nuova Zelanda l’anno scorso, dopo aver vissuto sei anni in Giordania come rifugiati. La moglie di Mustafa, Salwa, ha dichiarato a Radio New Zealand che quando la famiglia aveva chiesto informazioni sulla Nuova Zelanda, la risposta era stata: «è il Paese più sicuro al mondo, il più meraviglioso in cui possiate andare… inizierete una vita splendida lì».
«Ma non è stato cosi» ha aggiunto la signora Mustafa.

Le vittime uccise nelle due moschee durante le preghiere del venerdì, erano prevalentemente immigranti mussulmani, rifugiati, e cittadini di diversi Paesi tra cui Pakistan, Bangladesh, India, India, Turchia, Kuwait, Somalia.

Che cosa è successo?

L’attentatore ha trasmesso il video dell’attacco a una delle due moschee in diretta Facebook, immortalando il suo percorso verso il luogo del delitto e l’intera sparatoria.

I testimoni hanno raccontato che l’attentatore indossava un giubbotto antiproiettile e un elmetto quando ha aperto il fuoco nella moschea di Masjid Al Noor alle 13:40, dove c’erano circa 300 persone raccolte in preghiera.

«Aveva un grosso fucile… è entrato e ha iniziato a sparare a tutti, dappertutto», ha dichiarato a Reuters Ahmad Al-Mahmoud, un testimone dell’accaduto. Ha aggiunto che lui e altri sono scappati rompendo una porta di vetro.


Una persona ferita viene messa su un’ambulanza dopo una sparatoria alla moschea Al Noor di Christchurch, Nuova Zelanda, 15 marzo 2019. (Martin Hunter / Reuters / SNPA)

Un video – di cui non è appurata l’autenticità – mostra fedeli, morti o forse feriti, ammassati sul pavimento. Dopo aver sparato per oltre due minuti all’interno della moschea, l’attentatore è uscito in strada e ha continuato a sparare ai passanti.
Le urla dei bambini si potevano udire da molto lontano, mentre lui è persino tornato alla sua vettura per prendere un altro fucile.

Infine l’attentatore è tornato nella moschea, dove c’erano almeno due dozzine di persone stese sul pavimento. Poi dopo esser uscito nuovamente e aver sparato a un’altra donna, è tornato alla sua macchina e se ne è andato via. A quel punto il video si è interrotto.

Polizia armata dopo una sparatoria alla moschea di Al Noor a Christchurch, Nuova Zelanda, il 15 marzo 2019. (Reuters / SNPA / Martin Hunter)

Len Peneha, un testimone, ha riferito ad Associated Press di aver visto l’attentatore entrare nella moschea e di aver sentito decine di colpi d’arma da fuoco, seguiti da una folla di persone che fuggiva terrorizzata dalla moschea.

Peneha, che abita vicino alla moschea, ha dichiarato di essere andato nella moschea dopo la fuga dell’attentatore per prestare soccorso ai superstiti.
«Ho visto cadaveri ovunque. Ce n’erano tre all’ingresso, vicino alla porta che conduce alla moschea, e molti altri al suo interno. È assolutamente folle. Non capisco come qualcuno possa aver fatto una cosa simile a queste persone, o a chiunque altro. È assurdo».

Secondo le dichiarazioni degli ospedali, tra le vittime c’erano anche dei bambini.

Articolo in inglese: ISIS Calls for Fanatics to Take ‘Revenge’ for New Zealand Mosque Shootings

 
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