L’invasione di Taiwan sarebbe un disastro economico per la Cina

Attualmente le relazioni sino-statunitensi sono più tese di quanto non fossero già.

Per dimostrare il suo potere, in occasione della visita di Nancy Pelosi a Taiwan, il Pcc ha tenuto delle esercitazioni militari pesanti, accennando persino a un’invasione.

Un’invasione o un blocco costerebbe in realtà caro all’economia mondiale, soprattutto a quella cinese. Naturalmente, però, quando si parla di guerra, l’economia passa spesso in secondo piano rispetto alla geopolitica e all’orgoglio nazionale. Ma poiché un’invasione o un blocco porterebbero sicuramente alla rovina l’economia cinese già in difficoltà, il Pcc sta prendendo in considerazione alcune opzioni.

La prima riguarda l’importanza di Taiwan come partner commerciale per la Cina. L’isola è diventata sempre più importante nel tempo e i suoi acquisti in Cina sono aumentati dell’87% negli ultimi cinque anni. Si tratta di una media del 13,3% l’anno, compreso il 2020, anno della pandemia. Ciò equivaleva a 60,7 miliardi di dollari, solo il 2,5% di tutte le esportazioni cinesi, ma in rapida crescita. Allo stesso tempo, la Cina è diventata sempre più dipendente dai prodotti di Taiwan con un aumento del 71% negli ultimi cinque anni, con una media annuale del 11,3%. Una possibile invasione distruggerebbe tutte le attività commerciali per anni.

Cosa acquista la Cina da Taiwan? Circa il 64% è costituito da macchinari elettrici, per lo più i semiconduttori, che sono di vitale importanza per la Cina, la quale, secondo le ultime stime, potrebbe produrre solo il 10-15% del suo fabbisogno interno. Taiwan, infatti, rappresenta circa il 63% della produzione di microchip a livello mondiale, la maggior parte della quale proviene dall’unica azienda, la Tsmc, con un incremento del 92% sui circuiti inferiori ai 10 nanometri.

Un’invasione o un blocco significherebbe la perdita di tutto questo e soprattutto del rapporto con Tsmc. Al presidente dell’azienda, Mark Liu, è stato chiesto se la Cina potrebbe prendere il controllo dell’azienda dopo l’invasione. Ha risposto che poiché l’azienda dipende da connessioni in tempo reale in Giappone, Europa e Stati Uniti per i componenti, il software e la diagnostica, essa diventerebbe completamente inutilizzabile nelle mani del Pcc. E non è nemmeno chiaro se, in caso di invasione, il Pcc potrebbe accedere alla produzione con sede a Taiwan, compresa quella del fornitore di Apple, Foxconn.

A parte questi legami diretti tra Taiwan e Cina, le esercitazioni militari da parte del Pcc hanno evidenziato quali sarebbero i costi ulteriori di un’invasione o blocco. Le esercitazioni hanno infatti interrotto tutti i trasporti marittimi in una zona dell’oceano che conta in media circa 240 navi al giorno. Un blocco cinese, e ancor meno un’invasione, soprattutto se contestata dagli Stati Uniti, bloccherebbe tutti questi trasporti per un periodo prolungato e, così facendo, paralizzerebbe i principali porti cinesi di Shanghai, Dalian e Tianjin.

Lo Stretto di Taiwan è uno dei principali canali di trasporto dell’Asia settentrionale verso il resto del mondo e la via più diretta dalla Cina meridionale al Nord America. Si stima che poco meno della metà delle navi portacontainer del mondo e l’88% di navi più grandi sia passata attraverso lo stretto negli ultimi sette mesi, comprese le petroliere che trasportano 1 milione di barili di petrolio al giorno. Il commercio mondiale ne risentirebbe, soprattutto quello cinese.

Certo, le nazioni entrano spesso in guerra nonostante gli ovvi svantaggi economici. Gli economisti a cavallo del XIX secolo scartarono la possibilità di una guerra europea perché, a loro dire, l’estrema integrazione economica del continente avrebbe reso la guerra estremamente costosa. La prima guerra mondiale ha mostrato i difetti di quel tipo di analisi. Soprattutto quando si tratta di questioni di sovranità, e ancor più quando si tratta dell’ipersensibilità della leadership cinese, le considerazioni economiche possono essere scartate. Ma sono comunque enormi e il Pcc dovrebbe prenderne atto.

Per ragioni puramente economiche, quindi, farebbe bene a rimanere nella sua linea del rivendicare la sovranità a parole, senza forzare troppo la questione.

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times

Articolo in inglese:  Taiwan Invasion: An Economic Disaster for China

 
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