Le Olimpiadi indesiderate

Il futuro delle Olimpiadi è qui. I Paesi democratici sono diffidenti dall’ospitarle a causa dell’onere finanziario che grava sui contribuenti, mentre gli Stati autoritari ci si avventano considerando l’opportunità di aumentare la loro immagine all’estero e la loro legittimità a casa.

Quando sono state avviate le votazioni per stabilire quale città ospiterà le Olimpiadi invernali del 2022, ne erano rimaste solo due delle otto presenti in partenza: Pechino e Almaty (Kazakistan). Il verdetto finale era vicino e Pechino ha infine vinto con 44 voti in suo favore contro i 40 della città kazaka.

Come ci si aspettava, le città e le regioni dei Paesi democratici – Stoccolma, Cracovia, Oslo e il Cantone dei Grigioni – hanno ritirato, una dopo l’altra, le loro offerte, facendo sì che Pechino divenga l’unica città nella storia a ospitare sia i Giochi Olimpici estivi che quelli invernali.

Sebbene la Cina si trovi ad affrontare gli stessi problemi economici globali che si presentano nel resto del mondo, Gordon Chang, autore del libro The coming collapse of China [L’imminente crollo della Cina, ndt], ha detto che la ragione che rende il regime cinese interessato alle Olimpiadi è semplice: «Pechino desidera con insistenza la legittimazione allo stesso modo di tutti i regimi autoritari».

«Altrimenti perché sarebbe disposta a spendere miliardi di dollari per qualcosa che nessun altro vuole?», ha detto Chang in un’intervista telefonica.

LA VOCE DEMOCRATICA

Per alcune delle città che hanno optato per non ospitare le Olimpiadi, è sembrata essere decisiva la mancanza del sostegno della gente. Quando Boston ha ritirato la sua candidatura alle Olimpiadi estive del 2024, l’amministratore delegato del Comitato Olimpico statunitense Scott Blackmun ha affermato che non erano riusciti a «ottenere la maggioranza dei consensi da parte dei cittadini di Boston» per ospitare i giochi, riporta un comunicato del 27 luglio.

Il sindaco di Boston Martin Walsh si è espresso ancor più chiaramente. «Non posso impegnarmi nel mettere i contribuenti a rischio», ha detto il sindaco secondo quanto riporta National Public Radio, aggiungendo: «Nessun beneficio è così grande da essere più importante del futuro finanziario della nostra città».

Per uno Stato libero, lo spettacolo delle Olimpiadi è una passività che include lo spendere il denaro delle tasse per un evento globale da cui ne consegue poco ritorno economico e decenni di debiti, accompagnati da una severa cronaca da parte dalla stampa, dalla protesta dei contribuenti e dallo sdegno degli elettori alle future elezioni.

In conseguenza di questi problemi, sta diventando sempre meno probabile che le Olimpiadi vengano tenute in quei Paesi in cui i contribuenti hanno voce in capitolo nel modo in cui il denaro pubblico viene speso, secondo Cheng Xiaonong, un tempo collaboratore dell’ex capo del Partito Comunista Cinese (Pcc) Zhao Ziyang e amministratore delegato del Centro per gli Studi sulla Cina moderna presso l’Università di Princeton, New Jersey.

«I Paesi democratici saranno sempre meno interessati a ospitare i Giochi Olimpici», ha detto Cheng, aggiungendo che col passare del tempo, il Comitato Olimpico Internazionale sarà probabilmente costretto ad «accettare le candidature dei Paesi dittatoriali».

«Non è che la Cina è stata scelta perché era tra gli Stati migliori», ha detto. «È stata scelta perché è il miglior Paese tra i peggiori».

L’interesse del regime cinese è quello di replicare l’effetto delle Olimpiadi di Pechino del 2008, ha detto Cheng. Il Pcc non sta solo cercando di legittimare il suo dominio, sta anche cercando di rafforzare la percezione della sua ascesa in qualità di potenza globale.

«Il Pcc, nel sostenere il suo successo in tutto il mondo – ha detto – esorta contemporaneamente il suo patriottismo e il suo nazionalismo, e le giovani generazioni della Cina ne vengono facilmente influenzate».

Tuttavia, Cheng ha aggiunto che il Pcc, con la sua candidatura per le Olimpiadi invernali, sta giocando con il fuoco.

«Le generazioni più giovani dei cinesi tengono più al denaro che all’immagine di stella nascente del Pcc», ha detto Cheng, osservando che la stessa cosa vale per le vecchie generazioni il cui patriottismo è strettamente collegato alle loro pensioni.

La stabilità del dominio del Pcc è basata sulla «legittimità delle azioni che intraprende», ha detto, ovvero quando la gente è felice fintanto che fa soldi.

«L’economia cinese sta cadendo in una vera e propria recessione – molto peggiore di quello che ritiene l’Occidente», ha detto Cheng, aggiungendo: «Dal momento che il Pcc si è impegnato a organizzare i Giochi Olimpici invernali, l’economia cinese sta già precipitando in uno stato di grande difficoltà».

Quando arriverà il 2022, ha detto, «persino il ricco governo cinese potrebbe accusare la mancanza di soldi».

UN COMPITO ARDUO

Il costo è probabile che si riveli un fattore importante. Chang ha detto: «Le strutture che accoglieranno questi giochi sono estremamente costose e hanno solo una funzione momentanea, e nel lungo termine comportano alle città sostanziose perdite di denaro».

«Non riesco a ricordare una sola volta in cui ci sono stati solamente due Paesi a candidarsi per i giochi», ha detto, osservando: «Ormai è diventato estremamente chiaro che per i Paesi le Olimpiadi rappresentano solo una rimessa».

Ci sono voluti trent’anni alla città di Montreal per ripagare il deficit da un miliardo e 360 milioni di euro conseguente alle Olimpiadi del 1976. La città ha dovuto apporre una tassa speciale sul tabacco per compensare la perdita di 890 milioni di euro.

Le Olimpiadi estive di Atene del 2004 hanno lasciato la Grecia con un debito di dieci miliardi di euro. Le Olimpiadi invernali di Vancouver del 2010 sono costate 5,8 miliardi di euro e hanno lasciato ai contribuenti un conto da 2,1 miliardi di euro. La realizzazione delle Olimpiadi estive di Londra del 2012 ha richiesto 13,2 miliardi di euro ed è costata ai contribuenti 4 miliardi di euro.

Finora, il regime cinese ha programmato di spendere 3,5 miliardi di euro, tuttavia la storia ha anche dimostrato che è raro che la città che ospita le Olimpiadi rimanga nei limiti di quanto preventivato.

La National Public Radio, citando gli economisti di Oxford Bent Flyvbjerg e Allison Stewart, ha riferito che tutti i Giochi Olimpici organizzati dal 1960 hanno sforato il loro budget mediamente del 179 per cento.

Se l’esperienza della Russia nell’ospitare le Olimpiadi del 2014 è un indizio, Pechino potrebbe ritrovarsi a spendere molto più di quanto preventivato. Le Olimpiadi sono costate alla Russia 46,2 miliardi di euro, cifra che si è rivelata ben superiore ai 10,9 miliardi di euro stanziati dopo aver vinto l’appalto nel 2007.

Inoltre, ci si aspetta che Pechino costruisca alcune importanti infrastrutture in tempo per i giochi. Dal momento che non dispone della neve naturale necessaria, gli organizzatori dovranno creare artificialmente il ghiaccio e la neve, e tenere alcuni eventi nella città di Zhangjiakou. Per portare gli atleti e il pubblico a Zhangjiakou, Pechino costruirà una ferrovia ad alta velocità di circa 150 chilometri.

UN GIOCO DI PERCEZIONE

Il Kazakistan ha detto una cosa significativa in merito al suo interesse nell’ospitare i giochi. Il Primo ministro del Kazakistan Karim Massimov ha detto, secondo l’emittente televisiva statunitense Abc, che le Olimpiadi avrebbero potuto dare visibilità al Paese.

«Venticinque anni fa eravamo parte dell’Unione Sovietica e avevamo un’immagine differente», ha detto. «Vogliamo cambiare questa immagine. Vogliamo che il pubblico internazionale comprenda meglio quello che stiamo facendo e in che direzione per il futuro ci stiamo dirigendo».

Il regime cinese, d’altra parte, si è dimostrato molto meno interessato. Invece, ha semplicemente aumentato il volume dei suoi portavoce ufficiali. I suoi media statali hanno fatto i loro giri previsti e si sono uniti anche alcuni dei suoi progetti all’estero.

In un comunicato stampa sulla serie televisiva in onda sul canale Abc 7, Discover Beijing: A modern city with an imperial past [Alla scoperta di Pechino: Una città moderna con un passato imperiale, ndt], il Cimagine Media Group ha annunciato il prossimo episodio affermando che «cattura i cambiamenti e la crescita che hanno avuto luogo negli ultimi anni a Pechino e adesso prepara questa città a ospitare ancora una volta un’imponente evento sportivo».

Il Cimagine Media Group è associato con diversi organi di stampa cinesi, tra cui il China Daily, portavoce ufficiale del regime cinese in lingua inglese.

Tuttavia, tornato a casa, il Pcc non riesce a trovare lo stesso entusiasmo che aveva provato per le Olimpiadi di Pechino del 2008. La maggior parte delle celebrazioni si erano tenute nello stadio soprannominato ‘nido d’uccello’ in un evento con circa 500 partecipanti selezionati.

«Quel tipo di eventi dove c’è il tifo organizzato», ha detto Chang. «Non c’era la stessa gioia del 2001, quando Pechino si aggiudicò il diritto di ospitare le Olimpiadi estive del 2008».

Tuttavia, Chang ha detto che la vera domanda è dove sarà il Pcc quando i giochi avranno inizio – in un momento in cui l’economia cinese sta rallentando rapidamente e il Partito Comunista sta «distruggendo se stesso».

«Io non credo che saranno nei paraggi nel 2022», ha detto, aggiungendo che quando arriverà il momento, il Comitato Olimpico Internazionale «potrebbe riscontrare che non c’è alcuna Cina per ospitare l’evento».

 
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