La demonizzazione della religione

Paul Adams è un professore emerito di lavoro sociale presso l’Università di Hawai’i ed era il professore e il presidente associato dell’Accademia degli Affari presso la Case Western Reserve University. È co-autore di “Social Justice Isn’t What You Think It Is [La giustizia sociale non è ciò che pensi che sia, ndr]” e ha scritto ampiamente sulla politica di assistenza sociale e sull’etica professionale e della virtù.

 

«Perché ci odiano?» È la domanda che si pone nel suo recente articolo Frederica Mathewes-Green, autrice appartenente alla Chiesa Ortodossa; e la domanda non riguarda la severa persecuzione sofferta da centinaia di milioni di cristiani nel mondo, ma piuttosto un tipo di odio particolare che questi ultimi subiscono negli Stati Uniti.

L’autrice ha raccontato la sua esperienza di quando era giovane nel mondo degli hippy e di come questi usassero andare alla scoperta di tutte le religioni per sperimentarle, tranne però che del cristianesimo, che a quei tempi lei stessa si divertiva a dileggiare.

La rettitudine virtuosa mantenuta dai cristiani nell’ambiente avverso della liberazione sessuale, era quel che faceva particolarmente incollerire lei e i suoi amici; non c’era nessun’azione repressiva o discriminatoria da parte dei cristiani che li facesse arrabbiare, ma l’idea stessa della castità sembrava loro un affronto.

L’espressione del sé sessuale senza restrizione non era solo una scelta personale e un diritto, ma era un qualcosa da onorare e celebrare in maniera maggiore o minore senza riguardo alla forma. Il non ottemperare a questo onore pubblico, era considerato, nel linguaggio della nuova legge progressista moderna, addirittura una forma intollerabile di danno alla dignità.

Negli anni trascorsi, questo modo di pensare, insieme con l’intolleranza verso la fede dei cristiani, sono diventati parte della cultura principale, e si sono diffusi anche nelle università. C’era inoltre un impegno concreto da parte degli attivisti della Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) nel «punire il cattivo», cioè usare il potere dello Stato, delle corti e degli enti regolatori, per bloccare gli affari a fornai, fiorai, fotografi, e altri piccoli proprietari di attività commerciali che si rifiutavano di agire contro la propria coscienza celebrando eventi che consideravano sbagliati, e per intimidire tutti gli altri.

Faziosità e pregiudizi anti-religiosi

Nel 2018, la Commissione dei diritti civili del Colorado ha ordinato al pasticciere Jack Phillips, della Masterpiece Cakeshop, di agire contro la propria coscienza e la propria fede obbligandolo a disegnare una torta per una cerimonia di nozze tra persone dello stesso sesso; se si fosse rifiutato di farlo, avrebbe dovuto lasciare il suo lavoro di pasticciere. La Corte Suprema degli Stati Uniti ha condannato la decisione della Commissione del Colorado come una inammissibile e chiara faziosità nei confronti del signor Phillips. Questa decisione è stata di estrema importanza.

Il giudice Anthony Kennedy ha citato un commento fatto da uno dei membri delle Commissione, Diann Rice, che ha definito la fede di Phillips una «retorica spregevole», e ha sostenuto che la libertà di religione fosse stata usata come giustificazione per l’Olocausto o la schiavitù. Secondo Kennedy, il sentimento della Rice è «inappropriato per una Commissione che porta su di sé la solenne responsabilità della giusta e imparziale applicazione della legge antidiscriminazione del Colorado».

La Corte ha determinato che la decisione della Commissione contro Phillips fosse stata influenzata dall’animosità religiosa e ha per questo violato la neutralità religiosa richiesta dalla Costituzione; per tale motivo non deve essere considerata corretta.

Ma il rimprovero del Corte Suprema non è bastato ai commissari; dopo che la Corte ha preso la decisione, due membri della Commissione, che era composta da sette persone, hanno sostenuto pubblicamente le opinioni offensive della Rice. Tale atteggiamento ha convinto ancora di più la Corte della faziosità della Commissione.

I progressisti hanno smesso da molto tempo di far finta di seguire il principio del «vivi e lascia vivere» e hanno sfruttato l’uso del potere dello Stato per attaccare e opprimere le coscienze dei dissidenti della nuova ortodossia dello Stato. Tuttavia, la schiettezza, la faziosità e l’ostilità chiara e ostentata esercitata dai Commissari in questo caso non hanno precedenti. Volevano andare pubblicamente contro la Corte Suprema per impedire ai Cristiani di seguire i precetti della loro coscienza.

Con questa nuova prova della progressiva intolleranza anti-cristianesimo, che è emersa dalle parole dei commissari dopo la dichiarazione della Corte, e la causa intentata da Phillips contro la Commissione (in cui chiede allo Stato di far cessare la crociata ai suoi danni e il risarcimento), la Commissione è stata costretta il 5 marzo a respingere il caso contro Phillip che di conseguenza  ha rinunciato alla sua causa federale.

Demonizzare e sminuire

La campagna contro Phillips durata 6 anni e mezzo è solo la punta dell’iceberg, ma rivela l’esistenza di una vera e propria guerra laicista contro la religione, con l’intento di sostituire la fede ortodossa ufficiale dello Stato con la sua, che non tollera nessun dissenso, e non prevede nessun tipo di conciliazione come il «vivi e lascia vivere». In questa lunga campagna che ha tentato di allontanare la religione, e il Cristianesimo in particolare, dalla vita pubblica, emergono due aspetti chiari:

Uno è la demonizzazione dei cristiani, che sono soggetti a incessanti molestie e livori. In questo caso, la persecuzione ha preso non solo la solita forma come lettere d’odio, minacce di morte, chiamate fastidiose o maligne, ma anche denigrazioni da parte dei pubblici funzionari costituzionali, che invece dovrebbero rispettare la neutralità religiosa nell’esercizio delle loro funzioni.

L’altro aspetto, anch’esso abbastanza comune, è il rifiuto della religione, almeno nella sua forma cristiana; questo diventa tuttavia spaventoso nel momento in cui è espresso apertamente da funzionari pubblici. In questo caso, l’ostilità va oltre lo sminuimento della religione in quanto preferenza personale e privata (tale parzialità, da questo punto di vista, non è di maggiore importanza legale che una preferenza o contrarietà per un certo tipo di musica).

Si è visto come la religione sia stata demonizzata e denunciata come fosse una scusa o una semplice copertura «retorica» per orrori come la schiavitù e l’olocausto, o per rifiutarsi di mettere a disposizione il proprio talento artistico per celebrare un matrimonio gay.

Il diritto costituzionale della libertà di religione, custodito nel primo emendamento, è stato liquidato come «codice per la discriminazione» e subordinato  ̶  come hanno fatto la Commissione dei diritti civili del Colorado, il presidente della Commissione sui diritti civili degli Stati Uniti dell’ex presidente Barack Obama e tanti altri funzionari incaricati di far rispettare i diritti civili  ̶  ad altri tipi di leggi antidiscriminazione, specialmente nell’ambito dell’«orientazione sessuale e identità di genere».

Considerano il diritto civile del liberarsi dalla ‘discriminazione operata dalle religioni’ come un pretesto per attaccarle. La loro opinione è il contrario di quello che il giudice Anthony Kennedy ha definito una «solenne responsabilità della giusta e imparziale applicazione della legge antidiscriminazione del Colorado».

Queste persone hanno messo al bando la religione ufficialmente perché non prendono sul serio il sostenere la verità e il loro dovere di seguire la propria coscienza. Non sono meno sprezzanti di quegli adolescenti hippy che la Mathewes-Green frequentava da giovane e che ricorda nelle sue esperienze, ma sono ancora peggiori in quanto più potenti e inarrestabili nella loro ostilità verso i cristiani.

Le opinioni espresse in questo articolo sono le opinioni dell’autore e non riflettono necessariamente il punto di vista di Epoch Times.

Articolo in ingleseThe Demonization of Religion

 
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