La Cfo di Huawei torna in Cina. Repubblicani Usa criticano la «diplomazia degli ostaggi»

Di Dorothy Li

Pechino ha riottenuto in patria il chief financial officer di Huawei, Meng Wanzhou, in uno ‘scambio di ostaggi’. Una mossa dell’America che non è piaciuta ai senatori repubblicani.

Meng era agli arresti domiciliari nella sua casa di Vancouver dalla fine del 2018 mentre combatteva l’estradizione negli Stati Uniti. Tuttavia, venerdì 24 settembre, un accordo con i pubblici ministeri statunitensi le ha consentito di tornare in Cina. Più tardi, quella notte il regime cinese ha liberato due canadesi che erano stati tenuti prigionieri nel Paese per quasi tre anni.

I due, Michael Kovrig e Michael Spavor, sono stati arrestati per la prima volta non molto tempo dopo l’arresto di Meng, spingendo gli osservatori a descriverli come vittime di un gioco ad alto rischio di «diplomazia degli ostaggi».

I funzionari di tutto il mondo hanno accolto con favore il rilascio dei canadesi, ampiamente conosciuti come i «due Michael», ma alcuni legislatori statunitensi hanno attirato l’attenzione sulle azioni di Pechino: «Dobbiamo anche riconoscere che la risoluzione di questa situazione degli ostaggi è una vittoria per uno dei regimi più brutali e crudeli del mondo», ha affermato il senatore Jim Risch (R-Idaho), membro di rango della commissione per le relazioni estere del Senato. il 25 settembre. «Il Partito Comunista Cinese sarà incoraggiato a usare altri cittadini stranieri come merce di scambio, perché ora sa che prendere ostaggi è un modo efficace per ottenere ciò che vuole».

L’addetta stampa della Casa Bianca Jen Psaki ha però negato le accuse secondo cui ci sarebbe un legame tra il rilascio di Meng e quello dei canadesi.

«Penso sia importante specificare, per essere molto chiari su questo, che non c’è alcun legame», ha affermato la Psaki in una conferenza stampa. «Abbiamo un Dipartimento di Giustizia indipendente. Non possiamo determinare come i cinesi o altri gestiscano i loro affari. Èun po’ diverso».
«Ma abbiamo un Dipartimento di Giustizia indipendente che ha preso delle decisioni indipendenti: delle decisioni nell’ambito dell’applicazione della legge. Allo stesso tempo, non abbiamo fatto un segreto del nostro spingere per il rilascio dei ‘due Michael’. Questa è sicuramente una notizia positiva e una buona notizia».

Vari repubblicani, in ogni caso, hanno affermato che l’accordo mette in discussione l’impegno dell’amministrazione Biden a confrontarsi con il regime cinese: «Il rilascio della signora Meng solleva seri interrogativi sulla capacità e la volontà del presidente Biden di affrontare la minaccia rappresentata da Huawei e dal Partito Comunista Cinese», ha commentato a Reuters il senatore Marco Rubio (R-Fla.). «Questo è solo un altro esempio dell’approccio pericolosamente morbido dell’amministrazione Biden nei confronti di Pechino».

Venerdi Meng aveva raggiunto un accordo di rinvio con il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, in base al quale ha ammesso di aver nascosto le operazioni commerciali di Huawei in Iran durante le interazioni con una banca, costringendo l’istituzione a violare le sanzioni statunitensi contro l’Iran.

Anche il senatore Bill Hagerty (R-Tenn.) ha criticato l’accordo definendolo una «capitolazione» al regime. «Sono molto preoccupato che questo sembri, che potrebbe essere un livello maggiore di pacificazione, di capitolazione da parte dell’amministrazione Biden, più capitolazione», ha detto Hagerty a Reuters. «Huawei è un’azienda predatoria aggressiva. È sostenuta dal Partito Comunista Cinese».

Dopo l’arresto di Meng all’aeroporto internazionale di Vancouver il 1 dicembre 2018, il regime cinese aveva ripetutamente minacciato il Canada di «gravi conseguenze» se non fosse stata rilasciata. Poco dopo la sua detenzione, Pechino ha arrestato Kovrig e Spavor, sostenendo che fossero impegnati in attività di spionaggio.

I due sono stati inizialmente tenuti in isolamento, con le luci accese nelle loro celle giorno e notte. Questo potrebbe aver portato alla privazione del sonno, che è riconosciuta come un metodo di tortura dalle organizzazioni per i diritti umani.

Ad agosto, un tribunale cinese ha condannato Spavor a 11 anni di carcere, mentre Kovrig, il cui processo si è svolto a marzo, doveva ancora essere condannato.

Alcune ore dopo che venerdì il Canada ha annunciato il rilascio di Meng, il regime ha liberato Kovrig e Spavor senza offrire una spiegazione. Lunedì il ministero degli Esteri del regime ha affermato che i due sono stati rilasciati su cauzione per motivi di salute.

Il regime ha sostenuto che la detenzione della coppia non fosse correlata a Meng, ma il loro rilascio subito dopo quello dell’esecutivo Huawei, ha confermato agli occhi di molti che i due canadesi erano tenuti in ostaggio.

«Il regime cinese non sta facendo alcuno sforzo per mascherare la ‘diplomazia degli ostaggi’ ora», ha detto a Epoch Times il commentatore degli affari cinesi Tang Jingyuan.

Un bentornato da eroina

Nel frattempo, l’arrivo di Meng nella città cinese di Shenzhen sabato, è stato accolto con grande clamore dal Partito Comunista Cinese (Pcc).

La figlia del fondatore di Huawei ha ricevuto un’accoglienza entusiastica: i principali media hanno seguito la sua rotta di volo per ore; gli edifici e l’aeroporto della città sono stati illuminati con slogan di benvenuto; è stato steso un tappeto rosso all’aeroporto, dove alti funzionari provinciali e comunali hanno aspettato il suo arrivo. In risposta, Meng ha applaudito il leader cinese Xi Jinping e il Partito in un discorso.

Durante il suo volo di ritorno in Cina, la 49enne, in un post sulla piattaforma di social media WeChat, ha applaudito il Pcc, affermando che il Partito ha reso la Cina «più forte e più prospera». Ha aggiunto che non sarebbe stata in grado di tornare libera senza il sostegno del Paese.

I media statali cinesi hanno descritto il ritorno di Meng come un segno di «vittoria» ottenuta dal regime comunista. Il portavoce ufficiale del Partito, il People’s Daily, ha sbandierato il potere del regime e ha affermato che «nessun potere può fermare i passi in avanti della Cina». Le notizie sui due Michael erano però vistosamente assenti dai giornali.

Il media statale Xinhua ha descritto il suo ritorno come una «grande vittoria» di Pechino. Il People’s Daily ha pubblicato un commento intitolato «Nessuna forza impedirà il progresso della Cina». Il tabloid-falco Global Times, controllato dal Pcc, ha affermato in un altro editoriale che il ritorno di Meng costituisce un «aggiustamento» nel comportamento dell’amministrazione Biden, che suggerisce che Washington è «incapace di contenere in modo completo» il regime comunista.

Intanto, le foto e i video che mostrano folle di persone in attesa all’aeroporto hanno travolto le piattaforme di social media del Paese, anche se secondo i critici sarebbero solo scene organizzate dal regime per fomentare il patriottismo.

Meng, vestita con un abito rosso patriottico, nel suo discorso all’aeroporto ha detto di essere stata toccata dalla preoccupazione di Xi per il suo caso. Si è ripetutamente definita una «cittadina comune», nonostante l’insolita  accoglienza.

Meng è la figlia maggiore del fondatore di Huawei Ren Zhengfei, che ha prestato servizio nell’esercito cinese per nove anni prima di avviare l’azienda. Gli stretti legami dell’azienda con le forze armate e le autorità cinesi hanno portato Paesi come Stati Uniti, Regno Unito, Australia e Giappone a imporre divieti sulle sue attrezzature per i rischi per la sicurezza.

 

Articolo in inglese: S Senators Slam Beijing’s ‘Hostage Diplomacy’ as Huawei CFO Gets Hero’s Welcome in China

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