Il significato dell’incontro tra Elon Musk e Giorgia Meloni a Roma

Di Alessandro Starnoni

Recentemente il patron di Tesla, imprenditore e visionario dell’hi-tech Elon Musk si è recato a Roma per incontrare prima il ministro degli Esteri Antonio Tajani e poi la premier Giorgia Meloni. In molti si sono chiesti quali potrebbero essere le ragioni strategiche dietro questo meeting.

La stessa presidente del Consiglio, in merito all’incontro, ha dichiarato di aver affrontato con Musk alcuni temi cruciali, come innovazione, opportunità e rischi dell’intelligenza artificiale, regole europee di mercato e natalità, con lo sguardo rivolto alle «sfide del futuro che ci accomunano».

Va considerato infatti che Elon Musk è prima di tutto un imprenditore, e che quindi la natura dell’incontro è stata principalmente economica. Su questo argomento, la posizione delle due figure, Meloni da una parte e Musk dall’altra, converge per quel che concerne il sostegno di entrambi alla libertà economica, e di conseguenza la centrale importanza di figure imprenditoriali per la crescita dell’economia dei Paesi. È noto infatti come Musk abbia spesso criticato in passato le modalità di governo eccessivamente interventiste, e allo stesso tempo Meloni sia per una riduzione delle tasse e per lo sviluppo dell’economia a partire dalle piccole e medie imprese.

Musk è a capo del gigante Tesla, che produce auto elettriche per la cosiddetta energia pulita; su questo punto, ovvero la questione ambientale, sia Meloni che Musk sostengono una posizione di riguardo verso l’ambiente che propone tuttavia soluzioni più ‘soft’ rispetto a quelle proposte dalla sinistra progressista.

Oltre alla libertà economica tuttavia Musk si è sempre più espresso contro la censura e a favore della libertà di parola e di pensiero, anche politico, soprattutto in seguito all’acquisizione di Twitter. E questo è un altro punto in comune con la Meloni, che ha fatto della libertà di pensiero e di parola in opposizione al ‘pensiero dominante’ un punto centrale della sua campagna elettorale. Per ‘pensiero dominante’ si intende, dal punto di vista della destra, quell’ideale progressista che include i temi di natura più ‘woke‘, come alcuni conservatori li definiscono.

Da qui la difesa di Meloni per la famiglia tradizionale. Un ideale, quello più conservatore, che col tempo Musk sembra aver abbracciato sempre più, esponendosi a man a mano più chiaramente su temi più sensibili. Il tema della famiglia tradizionale sembra risuonare infatti in qualche modo col pensiero dell’imprenditore quando ha parlato del rischio che l’umanità corre se non si faranno più figli: «Dovete fare bambini!», ha consigliato agli italiani il Ceo di Tesla in un’intervista al Tg1 a seguito dell’incontro con la premier. Ed è plausibile quindi pensare che questo argomento sia stato affrontato da parte di entrambi da una prospettiva più conservatrice, escludendo altri temi come maternità surrogata, eccetera.

Oltre a tutti gli aspetti economici e sociali, tuttavia, l’incontro a Roma tra il presidente del Consiglio ed Elon Musk ha anche un velato significato di natura politica, ovvero, l’incontro con una personalità così influente come Musk potrebbe costituire un tentativo della Meloni di dimostrare la forza e la presenza del pensiero conservatore, proprio quando negli stessi giorni Bill Gates, considerato al contrario come il paladino tecnologico del pensiero più progressista, incontrava Xi Jinping in Cina.

Pechino, negli ultimi anni sta cercando di assumere il controllo del mercato ‘green’ o sostenibile, dalla produzione di motori e batterie elettriche ai pannelli solari, cercando di mantenere il controllo geopolitico sulle materie prime per costruirle: le terre rare.

Non a caso di recente alcuni esperti hanno espresso preoccupazione per l’avvicinamento anche di Musk a Pechino tramite la sua azienda Tesla, che ad esempio ha annunciato di voler aprire una fabbrica a Shanghai. Da questa prospettiva, Musk potrebbe venir influenzato da Pechino e di conseguenza allontanarsi, per ragioni di interessi, dalle idee che l’hanno portato invece proprio pochi giorni fa a incontrare Giorgia Meloni. Quindi quella cortina a difesa dell’ideale conservatore voluta e ricercata dalla Meloni potrebbe indebolirsi, o al minimo non trovare più l’appoggio di un magnate come Musk.

Dal canto suo, Giorgia Meloni e il governo italiano, avendo appena esercitato il Golden Power (seppur in maniera piuttosto blanda) su Pirelli e avendo limitato quindi alcuni poteri del socio cinese Sinochem, ha marcato un confine che tutela l’azienda e la sua tecnologia cyber dal controllo eccessivo cinese. Ma resta sempre e ancora da risolvere il nodo della Nuova Via della Seta, la cui adesione dell’Italia dai tempi del governo Conte ci rende ancora l’unico Paese del G7 più strettamente legato a Pechino. Una partecipazione che non piace affatto agli Stati Uniti, che si tratti di repubblicani o democratici, sovente uniti contro il pericolo cinese, da TikTok a Huawei fino alla condanna bipartisan del pallone spia.

Ed è alla fine proprio il modo in cui i diversi attori nel mondo, dai politici agli imprenditori, si posizionano verso il regime dell’estremo oriente, che renderà sempre più netto il confine tra gli attori e i Paesi a favore della vera libertà da un parte, e quelli per l’oppressione, le restrizioni politiche, economiche e di pensiero dall’altra. Dall’incontro tra Musk e Meloni traspare il desiderio o una volontà di schierarsi tra i primi. Denaro cinese permettendo.

 
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