Il Rinascimento italiano, per la gloria di Dio o dell’uomo?

L'arte in Italia ha raggiunto il suo apice attraverso una lunga tradizione di artigianato radicata nelle botteghe monastiche medievali e influenzata da molti paesi e tradizioni: un'innovazione costante durata centinaia di anni

L’autrice dell’articolo, Johanna Schwaiger, è una scultrice e direttrice del programma della New Masters Academy.

 

I miei primi ricordi dell’Italia riguardano Venezia. In un mondo così strano e magico, mi sentivo come Alice nel paese delle meraviglie; da bambina, inseguivo i piccioni in Piazza San Marco, mentre mio padre dipingeva acquerelli della scena.

Più tardi, come parte dei miei studi di storia dell’arte, ho viaggiato spesso da Salisburgo (dove ho studiato) all’Umbria e alla Toscana, imparando a conoscere i tesori d’arte nelle chiese, nei monasteri e nei musei.

Quando finalmente mi sono trasferita a Firenze per studiare scultura classica, ho vissuto tra famosi capolavori proprio nella città che è piena di storie sulla nascita del Rinascimento.

Innovazioni come la prospettiva lineare, l’uso dell’anatomia umana e la comprensione della luce e dell’ombra hanno reso il Rinascimento italiano un fenomeno affascinante, culminato nella ‘Creazione di Adamo’ di Michelangelo nella Cappella Sistina a Roma. Tuttavia, non sono solo le innovazioni che ci fanno meravigliare di questo afflusso di capolavori, ma qualcos’altro che è molto più straordinario.

Gli storici che si concentrano sull’epoca dell’Illuminismo amano interpretare il Rinascimento come la prima svolta verso un mondo moderno. Il Rinascimento italiano, sostengono, fu un momento in cui l’oscurità del Medioevo, una società, secondo loro, analfabeta e ostile al piacere, fu finalmente rotta dalla riscoperta del pensiero greco. Esplorando la bellezza materiale attraverso il corpo umano, gli artisti avevano smesso di concentrarsi su Dio e iniziato a credere in se stessi.

Questo sembra plausibile, ma non ha nulla a che fare con l’Italia che ho imparato a conoscere e ad amare. Chiunque abbia passato del tempo nei musei e nelle chiese italiane per sperimentare l’arte in prima persona sa che questo è lontano dalla verità: la stragrande maggioranza delle opere prima, durante e dopo il Rinascimento erano dedicate alla fede in Dio.

Il Rinascimento è emerso dal Medioevo

Per capire meglio cosa ha scatenato un’età dell’oro dell’arte, dobbiamo prima mettere in discussione il racconto di una civiltà perduta rinata improvvisamente in Italia.

Lo storico del Rinascimento John Monfasani fa luce sull’errata concezione del Medioevo che è stata ulteriormente plasmata dai blockbuster di Hollywood come Il nome della rosa, Robin Hood e Il codice Da Vinci; la maggior parte dei film caratterizza l’Europa medievale come un periodo di arretratezza e violenza.

Monfasani denuncia queste idee sbagliate nella sua recensione del libro The Swerve: How the World Became Modern di Stephen Greenblatt.

Monfasani scrive delle inesattezze fattuali su cui è costruita la tesi del bestseller del New York Times: «Per illustrare la portata degli errori di The Swerve, esaminerò punto per punto il ritratto che Greenblatt fa del Medioevo. In primo luogo, può essere vero che è possibile che un’intera cultura si allontani dalla lettura e dalla scrittura, ma questo non è successo nell’Europa medievale. Infatti il Medioevo è considerato l’epoca più favorevole ai libri in Europa, un periodo in cui ai libri, cristiani, greci e romani, veniva accordata un’autorità quasi totemica. I lettori e gli scrittori medievali, non solo il clero ma anche la cultura laica, furono molto influenzati da testi e documenti, soprattutto dopo il X secolo».

Ci sta suggerendo di pensare che i monasteri nel Medioevo non erano solo centri di preghiera, ma di scambio intellettuale, creatività e apprendimento. Possiamo anche supporre che la vita quotidiana delle persone nel Medioevo fosse complessa come in qualsiasi altra epoca, piena di amore, odio, fede, dubbio, curiosità e ignoranza: questo sì che ci dà un’immagine più accurata.

Certamente le opere del Rinascimento portarono avanti gli ideali del Medioevo. La Vergine delle rocce di Leonardo da Vinci; 1506 circa, olio su pioppo, 189 x 120 cm. (Art Renewal Center)

Guardando l’arte medievale, ricca di bellezza e che mostra un’innovazione costante durante centinaia di anni, diventa chiaro che la civiltà occidentale è nata nell’Europa medievale.

Influenze dal nord

Tracce di questa crescita si possono trovare nell’arte di vari periodi. A nord dell’Italia, per esempio si trovano notevoli rappresentazioni di figure umane già nel 1220, con il il Cavaliere di Bamberga, prendendo la data dallo storico dell’arte tedesco Ernst Gombrich. Nella cattedrale tedesca di Bamberga infatti il Cavaliere di Bamberga mostra una statua equestre a grandezza naturale con eccellenti proporzioni, con dettagliata muscolatura del cavallo e particolari dell’abbigliamento.

Il Cavaliere di Bamberga nel Duomo di Bamberga, in Baviera, mostra quanto fosse avanzata l’abilità tecnica degli artisti del Medioevo. Potrebbe essere stato creato già nel 1220. (Reinhold Möller/CC BY-SA 4.0)

La tecnica della pittura a olio è nata nei paesi nordici, in particolare a Bruges e la sua invenzione è attribuita a Jan van Eyck che la sviluppò spinto dal desiderio di un maggiore realismo. Van Eyck e i suoi contemporanei fiamminghi all’inizio del XV secolo raggiunsero un livello di rappresentazione senza precedenti per ritratti dettagliati e materiali come il metallo, il vetro e varie qualità di tessuto come il velluto, il cotone e la seta. La loro arte ha avuto origine nella pittura in miniatura del periodo tardo gotico.

Raramente questi artisti fiamminghi sono considerati una grande influenza sul Rinascimento italiano e anche il termine «primitivi fiamminghi» usato dagli storici dell’arte dal XIX secolo, sembra non fare loro giustizia. Uno sguardo alla Pala di Gand di van Eyck, un capolavoro di qualità eccezionale e ricco di simbolismo, ci  tramette tante cose, ma non di certo l’idea di ‘primitivo’.

 

I 12 pannelli in legno di quercia del Polittico dell’Agnello Mistico o Polittico di Gand, un capolavoro dell’artista fiammingo Jan van Eyck. L’altare fu creato nel 1432, ben prima del Rinascimento italiano. Cattedrale di San Bavone, a Gand, regione delle Fiandre in Belgio. (Pubblico dominio)

Allora, da dove viene la narrazione del trionfo del Rinascimento italiano sull’oscuro Medioevo? Per trovare la risposta, dobbiamo guardare alla fonte che ha coniato il nome ‘Rinascimento’.

Giorgio Vasari, l’inventore del Rinascimento

Il primo storico dell’arte del XVI secolo, Giorgio Vasari menzionò per la prima volta la parola ‘Rinascimento’ nelle sue biografie di artisti Le Vite, abbreviazione di Le Vite de’ Piv Eccellenti Pittori Scultori et Architettori. Sebbene i suoi nove volumi forniscano informazioni preziose sulla vita e il lavoro dei più grandi maestri, le sue descrizioni dovrebbero sempre essere prese con le pinze.

Giorgio Vasari: Le Vite de’ Piv Eccellenti, Pittori Scultori et Architettori, 1568, (Harris Brisbane Dick Fund, 1929; Metropolitan Museum of Art. (Pubblico dominio)

Il resoconto di Vasari sulla nascita del Rinascimento, in particolare, è stato ampiamente messo in discussione. Nel suo prologo, ha descritto tutto ciò che è stato creato dopo la caduta di Roma e prima del Rinascimento come mostruoso e barbaro, con edifici deformi che hanno inquinato il mondo. Riassume come i barbari abbiano rovesciato Roma e come la neonata religione cristiana, dopo «una lunga e sanguinosa lotta», abbia sradicato l’antica fede dei pagani. La rinascita del pensiero greco in Italia avrebbe infine portato le arti alle loro nuove, celebrate altezze.

Gli storici e gli archeologi oggi sanno che questa è una caricatura degli eventi. Lo storico dell’arte tedesco Gerd Blum nel suo libro Giorgio Vasari, l’inventore del Rinascimento ha sottolineato che è stato proprio il  Vasari a fare l’elogio della sua epoca; il critico d’arte britannico Waldemar Januszczak, nella sua serie di documentari The Renaissance Unchained, è stato altrettanto critico sul resoconto scritto dal Vasari.

Inoltre, sappiamo che la sintesi aristotelica e cristiana era fiorita già nell’VIII secolo e non è una novità del Rinascimento. Oggi capiamo che l’arte in Italia ha raggiunto il suo apice attraverso una lunga tradizione di artigianato radicata nelle botteghe monastiche e influenzata da molti paesi e tradizioni.

Cosa ci dicono queste opere rinascimentali

Indipendentemente dalle influenze che hanno dato inizio al Rinascimento italiano, stava succedendo qualcosa di molto più grande delle conquiste tecniche che continuano ad affascinare le persone di tutto il mondo fino ad oggi.

Ricordo che ogni giorno, durante il mio soggiorno a Firenze, andavo in bicicletta in Piazza del Duomo e vedevo una folla di turisti ipnotizzati davanti alla Porta del Paradiso del Battistero di San Giovanni, creato tra il 1425 e il 1452.

La Porta del Paradiso, porte in bronzo dorato progettate e realizzate dallo scultore e orefice Lorenzo Ghiberti all’ingresso del Battistero di San Giovanni. (Kiev.Victor/Shutterstock)

La Porta del Paradiso di Lorenzo Ghiberti è l’opera d’arte a cui torno più spesso da quando la sua magnificenza mi ha colpito per la prima volta. Michelangelo una volta la descrisse come «abbastanza bella da poter essere la porta del Paradiso». Particolarmente impressionante di questa porta è il pannello che rappresenta la creazione di Adamo ed Eva: si vede Adamo in uno stato di semi-coscienza, che si alza al tocco vitale di Dio.

Particolare della Porta del Paradiso del Ghiberti: il pannello raffigurante la creazione di Adamo ed Eva  (Thermos/CC BY-SA 2.5)

Sono opere come queste che, quando vengono viste, ci fanno fermare nel tempo e realizzare per un momento la bellezza della creazione e noi stessi come parte di qualcosa di molto più grande.

Vasari scrisse ne Le Vite le famose ultime parole di Leonardo da Vinci: «Ho offeso Dio e l’umanità, perché la mia opera non ha raggiunto la qualità che avrebbe dovuto avere».

Si dice che Leonardo da Vinci sia morto tra le braccia del re francese Francesco I. La morte di Leonardo da Vinci di di Jean-Auguste-Dominique Ingres, 1818, olio su tela, Petit Palais, Paris, France (Pubblico dominio)

Anche se non è provato che Leonardo abbia detto queste parole da moribondo, poiché Vasari gliele ha attribuite, sono diventate rappresentative dell’ambizione di una generazione di artisti che erano spinti da qualcosa di più grande di loro per onorare la creazione di Dio.

 

Articolo in inglese   The Italian Renaissance: To the Glory of God or Man?

 
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