Il Belgio approva una legge per punire il ‘turismo’ dei trapianti illegali

Anche il Belgio si è attivato per punire severamente il traffico di organi umani, incluso il ‘turismo per i trapianti’; infatti, una nuovo disegno di legge, approvato il 25 aprile dal principale organo legislativo belga, prevede una multa di 1 milione e 200 mila euro e fino a vent’anni di reclusione, per i cittadini belgi coinvolti in compravendite di organi umani, indipendentemente da dove si svolga l’operazione.

La nuova legge

Tutti i 134 membri presenti della camera alta del Parlamento, la Camera dei Deputati, hanno votato per la nuova modifica del codice penale. Successivamente, il disegno di legge sarà trasferito al Senato; dopodiché il re firmerà la legge.

La normativa stabilisce sanzioni e condanne per il venditore di organi, il destinatario, i mediatori e i medici che sono stati consultati, o altri operatori sanitari che hanno partecipato alla compravendita di organi. Inoltre, se il trapianto implica la morte del donatore, i soggetti coinvolti saranno sanzionati con un’ammenda di 1 milione e 200 mila euro e rischieranno fino a 20 anni di carcere. Nel caso in cui in tale commercio sia coinvolta un’organizzazione criminale, potranno essere puniti dalla legge tutti i membri della suddetta organizzazione.

L’emendamento al codice penale è stato inizialmente proposto da Valerie Van Peel, membro del New Flemish Alliance e membro della Camera dei Deputati dal 2014 e da Vincent Van Peteghem, membro del partito Christen-Democratisch en Vlaams e legislatore dal 2016.

In un documento probatorio, Van Peel ha scritto che, nei casi in cui agli organi umani viene attribuito un valore commerciale, le leggi belga «dovrebbero essere più severe» per impedire che il traffico di organi dilaghi.

Il prelievo forzato di organi

Nello spiegare in cosa consistono le procedure illegali del trapianto di organi, la proposta solleva la questione della raccolta forzata di organi, ossia quando il prelievo avviene su corpi di persone vive contro la loro volontà e senza il loro espresso consenso.

Nello specifico, una clausola del testo legislativo fa riferimento a una risoluzione, approvata dal Parlamento Europeo nel dicembre 2013, che ha condannato il prelievo forzato di organi in Cina, esprimendo una «profonda preoccupazione per le continue segnalazioni provenienti da fonti affidabili circa episodi sistematici e autorizzati dallo Stato di espianto coatto di organi da prigionieri di coscienza non consenzienti nella Repubblica popolare cinese, in particolare da un gran numero di seguaci del movimento Falun Gong, imprigionati per il loro credo religioso, nonché da membri di altri gruppi religiosi ed etnici minoritari».

Il Falun Gong, noto anche come Falun Dafa, è una pratica spirituale tradizionale cinese che comprende degli insegnamenti morali basati sui principi di verità, compassione e tolleranza. Introdotta al pubblico cinese nel 1992, la pratica è diventata popolare in tempi brevi. Infatti secondo stime ufficiali, già nel 1999 nella Cina continentale vi erano circa 100 milioni di praticanti del Falun Gong in Cina, ed è proprio per questo che, temendo la che popolarità dalla disciplina rappresentasse una minaccia per l’autorità del regime, l’allora leader del Partito Comunista Cinese, Jiang Zemin ha lanciato una persecuzione a livello nazionale, nel contesto della quale gli aderenti del Falun Gong vengono regolarmente rinchiusi in strutture di detenzione, campi di lavoro e centri di tortura.

Nel 2006, è sorta la prima testimonianza oculare del prelievo forzato di organi ai danni dei praticanti praticanti del Falun Gong detenuti. Da allora, altri ricercatori indipendenti hanno pubblicato diverse inchieste che confermano le accuse.
Secondo le Ong internazionali Medici Contro il Prelievo Forzato di Organi e Organizzazione Mondiale per Indagare sulla Persecuzione del Falun Gong, decine di ospedali per trapianti in Cina sono ancora coinvolti nel prelievo di organi dai prigionieri di coscienza, inclusi i praticanti del Falun Gong.

E ora, sta anche crescendo il numero segnalazioni da parte di musulmani uiguri, sopravvissuti alla detenzione all’interno di campi di «rieducazione» nella regione dello Xinjiang, che affermano come anche i loro organi siano diventati l’obiettivo delle autorità locali.

In un’intervista rilasciata a ottobre 2018 a Epoch Times, una 54enne del Kazakistan ed ex detenuta di un campo della città cinese Urumqi, ha affermato che le autorità hanno diviso i detenuti in due gruppi: quelli con o senza familiari all’estero.

«[Il regime cinese, ndr] intensifica il business del trapianto di organi – ha raccontato la donna – quindi uccideranno quelli che non hanno nessuno fuori dal Paese, senza che nessuno li interroghi o chieda di loro».

La risoluzione del Parlamento europeo invitava la Cina a «porre immediatamente fine alla pratica del prelievo di organi dai prigionieri di coscienza; rispondere alle richieste delle Nazioni Unite di condurre un’indagine; e di rilasciare immediatamente tutti i prigionieri di coscienza in Cina, inclusi i praticanti del Falun Gong».

 

Articolo in inglese: Belgium Passes Law to Penalize Medical Tourism for Organ Transplants

 
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