Esperti: i governi dovrebbero fare di più per fermare il prelievo forzato di organi

Di Frank Fang

I sostenitori dei diritti umani di tutto il mondo stanno chiedendo ai governi di esercitare maggiori pressioni contro il prelievo forzato di organi dai prigionieri di coscienza in Cina, una pratica promossa dallo stesso regime cinese.

«Sulla questione del prelievo forzato di organi, la comunità internazionale è rimasta in silenzio nonostante l’evidenza per troppo tempo», ha dichiarato Kristina Olney, direttrice delle relazioni governative per la Victims of Communism Memorial Foundation (Voc) con sede a Washington, durante un seminario online tenutosi il 24 febbraio.

L’evento online è stato ospitato da Voc e dalla Coalizione internazionale per porre fine all’abuso dei trapianti in Cina (Etac), un gruppo che comprende avvocati, accademici, professionisti nel campo medico, ricercatori e sostenitori dei diritti umani.

La Olney ha aggiunto che «gli Stati Uniti e le nazioni del mondo che rispettano i diritti devono affrontare l’evidenza di questa orribile violazione dei diritti umani che avviene oggi in Cina, e far assumere al Partito Comunista Cinese la responsabilità della sua connivenza. Questo crimine non ha posto nel 21esimo secolo».

La Cina è stata una delle principali destinazioni per il turismo dei trapianti, e Pechino ha promosso una narrazione secondo cui tutti gli organi proverrebbero da donazioni volontarie. Il regime cinese aveva infatti annunciato che dal 1° gennaio 2015 avrebbe smesso di rifornirsi di organi dai prigionieri giustiziati, e che avrebbe basato i propri trapianti esclusivamente sul suo nuovo sistema di donazioni volontarie.

Tuttavia, la dichiarazione di Pechino è stata ampiamente smentita negli ultimi anni. In ultima istanza da un resoconto pubblicato nel giugno del 2019 da un tribunale popolare con sede a Londra, guidato dal procuratore dell’Onu per i crimini di guerra Sir Geoffrey Nice Qc. Il tribunale ha concluso, dopo un’indagine durata un anno, che la pratica sancita dal regime del prelievo forzato di organi a scopo di lucro stava avvenendo su «scala significativa» in Cina, e che i praticanti del Falun Gong sono la principale fonte di questi organi.

In Cina, i praticanti del Falun Gong, una disciplina spirituale conosciuta anche come Falun Dafa, sono oggetto di persecuzione da parte del Pcc dal luglio 1999. Secondo le stime del Falun Dafa Information Center, milioni di praticanti del Falun Gong sono stati gettati in prigioni, reparti psichiatrici e altre strutture, mentre centinaia di migliaia hanno subito torture.

Durante l’evento online, la Olney ha sottolineato che «ci sono state una serie di audizioni e risoluzioni del Congresso che condannano il prelievo forzato di organi, ma che fino ad ora non c’è stata alcuna proposta nazionale trasformata in legge che richieda al governo degli Stati Uniti di affrontare questo problema».

Praticanti del Falun Gong tengono una veglia in memoria delle vittime della persecuzione del regime cinese, a Taipei, Taiwan, il 18 luglio 2020. (Minghui)

La Olney ha però elogiato i parlamentari statunitensi per aver introdotto lo ‘Stop Forced Organ Harvesting Act’ nel dicembre 2020, definendola «una delle iniziative legislative più complete mai introdotte sulla questione del traffico di organi». Ha aggiunto che la legge sarà riproposta sia al Senato che alla Camera la prossima settimana.

La legge è stata introdotta al Senato (S.5016) dal senatore Tom Cotton (R-Ark.) il 15 dicembre dello scorso anno. Lo stesso giorno, i rappresentanti Chris Smith (R-N.J.) e Thomas Suozzi (D-N.Y.) hanno introdotto la legge alla Camera (H.R.8972).

Secondo la legislazione proposta, il presidente degli Stati Uniti avrebbe il potere di imporre sanzioni a funzionari ed enti straniere che si impegnano nel prelievo forzato di organi vitali da vittime involontarie, o lo sostengono.

«Esortiamo il Congresso degli Stati Uniti ad approvare rapidamente questa legge e i governi internazionali ad approvare legislazioni simili», ha concluso la Olney.

Tra i partecipanti al seminario c’erano anche Ethan Gutmann, un ricercatore di studi sulla Cina presso la Voc e co-fondatore di Etac; Sean Lin, direttore delle comunicazioni per l’Associazione Falun Dafa a Washington; e Nice, uno dei procuratori presso il Tribunale penale internazionale nel caso riguardante la ex Jugoslavia.

Secondo Sean Lin, affrontare il prelievo forzato di organi non può limitarsi alla questione dell’etica medica nell’industria cinese dei trapianti. Piuttosto, la comunità internazionale deve occuparsi direttamente delle violazioni dei diritti umani perpetrate dal Pcc: «Se non si affronta direttamente il Partito Comunista Cinese, il dilagante prelievo forzato di organi in Cina non si fermerà».

Medici cinesi trasportano organi freschi, per i trapianti, in un ospedale della provincia di Henan, Cina, il 16 agosto 2012. (Screenshot/Sohu.com)

Dal canto suo, Sir Geoffrey Nice ha dichiarato che il tribunale popolare da lui presieduto ha esaminato «nient’altro che prove» ed è giunto alla conclusione che la Cina ha commesso crimini contro l’umanità con la sua pratica del prelievo forzato di organi.

Al seminario era presente anche Wendy Rogers, professoressa di etica clinica alla Macquarie University in Australia. La Rogers ha invitato alla cooperazione, poiché nessun singolo individuo o istituzione può costringere la Cina a porre fine alla sua pratica: «Ma agendo insieme, i professionisti e le istituzioni possono esercitare una pressione significativa sulla Cina […] invieranno un forte messaggio che il resto del mondo non tollererà questa atrocità».

Ivan Vilibor Sincic, un politico croato e membro del Parlamento europeo, ha invece affermato durante il seminario che l’Unione Europea ha «paura di criticare» la Cina a causa dei suoi interessi economici.

Di fatto, il 30 dicembre dell’anno scorso, l’Unione Europea e la Cina hanno firmato un nuovo accordo sugli investimenti commerciali. I critici hanno condannato questo accordo – che deve ancora essere ratificato dal Parlamento europeo o approvato dal Consiglio dell’Ue – proprio a causa delle persistenti violazioni dei diritti umani e delle cattive condizioni di lavoro in Cina.

Per questo Sinic ha dichiarato: «La vita delle persone deve essere messa al primo posto. È ora di smettere di temere il potere economico cinese. L’Europa deve prendere una posizione forte. E naturalmente, il mondo deve prendere una posizione forte su questo tema».

 

Articolo in inglese: Countries Should Do More to End China’s ‘Horrific’ Forced Organ Harvesting: Experts

 
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