Crimini contro l’umanità: il genocidio degli uiguri e dei praticanti del Falun Gong in Cina

Di Daksha Devnani

Il mondo sta convivendo con due tragedie dell’era moderna: il genocidio degli uiguri musulmani e quello dei praticanti del Falun Gong.

Indagini e ricerche indipendenti hanno confermato che il Partito Comunista Cinese (Pcc) ha orchestrato due grandi «crimini contro l’umanità» negli ultimi 20 anni. E gradualmente il mondo sta prendendo coscienza della gravità di queste violazioni dei diritti umani, che non possono più essere ignorate.

Citando la Corte Penale internazionale: «Il crimine di genocidio è caratterizzato dall’intento specifico di distruggere in tutto o in parte un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso […] causando gravi danni fisici o mentali ai membri del gruppo; infliggendo deliberatamente al gruppo condizioni di vita concepite per portare alla sua completa o parziale distruzione fisica».

Tibetani, uiguri, kazaki, hongkonghesi, mongoli del sud, taiwanesi e attivisti cinesi per la democrazia riuniti per chiedere ai governi di opporsi alla soppressione della libertà, della democrazia e dei diritti umani da parte del Partito comunista cinese, davanti alla sede delle Nazioni Unite a New York, il 1° ottobre 2020. (Samira Bouaou/The Epoch Times)

Genocidio degli uiguri

Dal 2017, il regime comunista cinese ha moltiplicato le sue strutture di detenzione nello Xinjiang. In base alle immagini satellitari raccolte, i ricercatori dell’Australian Strategic Policy Institute (Aspi) hanno identificato e mappato oltre 380 siti della rete di detenzione presente in tutta la regione dello Xinjiang.

Secondo il Council on Foreign Relations (Cfr), il regime comunista ha incarcerato oltre un milione di uiguri dal 2017 e ha sottoposto innumerevoli altri appartenenti a questa minoranza etnica a una stretta sorveglianza e alla sterilizzazione forzata.

Il Cfr ha riferito che anche se i dettagli delle atrocità che si svolgono nei campi di detenzione e rieducazione dello Xinjiang sono limitati, ciò che hanno rivelato coloro che sono fuggiti dalla Cina comunista è scioccante. I detenuti che sono riusciti a fuggire dalla Cina hanno riferito di torture disumane eseguite dietro le mura spinate dei centri di detenzione dello Xinjiang.

Gli uomini e le donne uiguri detenuti sono costretti a rinunciare alla loro fede nell’Islam e a giurare fedeltà al Pcc. Oltre a gravi persecuzioni fisiche e mentali, sono anche sottoposti a sterilizzazione forzata. Le donne uigure hanno anche denunciato violenze sessuali e aborti forzati.

Recentemente le atrocità contro gli uiguri sono state ampiamente denunciate dalla stampa internazionale, il che ha contribuito alla nascita di una mobilitazione globale per porre un freno alle gravi violazioni dei diritti umani da parte del Pcc.

L’8 febbraio, un gruppo di avvocati di Londra ha concluso in un parere legale di 105 pagine che è «molto credibile» la tesi secondo cui gli atti compiuti dal Pcc contro il popolo uiguro nella regione autonoma dello Xinjiang «costituiscono crimini contro l’umanità e il crimine di genocidio».

Donne di etnia uigura protestano durante una manifestazione a Urumqi, nella provincia occidentale cinese dello Xinjiang, il 7 luglio 2009. (Peter Parks/AFP via Getty Images)

La comunità ebraica sopravvissuta all’olocausto nazista non ha mancato di esprimere il proprio sostegno alla minoranza etnica uigura perseguitata in Cina. Durante un evento online per il Giorno della Memoria ospitato dalla Doughty Street Chambers il 27 gennaio, il rabbino Jonathan Wittenberg, un importante scrittore e pensatore nato in una famiglia di origine ebraico-tedesca, ha ricordato come sua madre era solita attendere con paura l’arrivo del postino che portava le ceneri dei famigliari deceduti.

All’evento, Wittenberg ha parlato con l’esule uiguro Ziba Murat, la cui madre, un medico in pensione, è stata condannata dal Pcc a 20 anni di prigione. Secondo un articolo di Bitter Winter, Wittenberg ha dichiarato: «Il nostro sollevarci contro questo [crimine, ndt] definisce la nostra umanità».

La madre di Ziba, la dottoressa Gulshan Abbas è scomparsa in Cina nel 2018, sei giorni dopo che sua sorella Rushan Abbas, fondatrice e presidente di Campaign for Uyghurs, in Virginia, aveva parlato all’Hudson Institute di Washington. Tuttavia, solo nel dicembre 2020, la famiglia ha appreso da fonti anonime che la dottoressa Gulshan aveva ricevuto una condanna a 20 anni nel marzo 2019.

Bitter Winter ha riferito che Rushan crede fortemente che sua sorella sia stata incarcerata dal regime nel tentativo di ammonire la comunità delle conseguenze catastrofiche per chi «osa parlare contro il Pcc».

«[Gulshan, ndr] e mia zia sono state rapite, anche se vivono a 1.400 km di distanza l’una dall’altra – ha dichiarato Rushan – Questa non è una coincidenza. Mia sorella non ha commesso alcun reato, ed è tenuta arbitrariamente prigioniera […] Una prigioniera senza un crimine. La mia libertà di parola qui negli Stati Uniti è costata la libertà di mia sorella».

Esortando la comunità internazionale a prendere posizione contro il Pcc, Rushan ha dichiarato: «Se un Paese può imprigionare i familiari di cittadini stranieri, è davvero questo un Paese con cui scegliereste di fare affari?».

«Ai leader dell’Unione Europea che si sentono a proprio agio a fidarsi di un tale regime, vi ritengo responsabili di averli autorizzati a commettere questi crimini genocidi. Stanno gestendo campi di concentramento, normalizzando la schiavitù, e stanno punendo mia sorella perché ho esercitato i miei diritti di cittadino straniero. È barbaro e brutale oltre ogni dire», ha dichiarato la donna in un video di Campaign for Uyghurs.

Anche Rahima Mahmut, direttore del Congresso Mondiale Uiguro di Londra, ha parlato all’evento di Doughty Street Chambers. E ha fatto un parallelo scioccante tra l’olocausto nazista tedesco e il genocidio del Pcc.

Citando Bitter Winter, la Mahmut ha dichiarato: «Lo scopo del genocidio, ovunque si verifichi, è lo sradicamento della memoria di un popolo dalla faccia della terra», e ha aggiunto che gli uiguri hanno purtroppo «il terribile onore» di essere le vittime della campagna cinese di sterminio di massa basata sulla tecnologia.

«Non stiamo parlando solo di numeri. L’Olocausto nazista non è stato lo sterminio di 6 milioni di ebrei. Piuttosto un omicidio, per 6 milioni di volte».

La persecuzione del Falun Gong

Dopo due decenni di sforzi globali di sensibilizzazione, la comunità internazionale si è finalmente fatta avanti per parlare contro un altro genocidio sommerso che sta avvenendo nella Cina comunista: la persecuzione del Falun Gong.

Il Falun Gong, noto anche come Falun Dafa, è un sistema di coltivazione della mente e del corpo basato sui principi universali di verità, compassione e tolleranza. Questa pacifica disciplina di meditazione è liberamente praticata in tutto il mondo, ma è violentemente perseguitata in Cina dal luglio 1999, da quando il Pcc l’ha bollata come un ‘culto’ pericoloso.

Secondo le stime statali, alla fine degli anni ’90 c’erano tra le 70 e i 100 milioni di persone che praticavano gli esercizi meditativi del Falun Gong in Cina. L’ex leader del Pcc, Jiang Zemin, ha percepito la presenza del Falun Gong come una minaccia per il regime comunista del Partito e ha lanciato una campagna persecutoria senza precedenti per sradicare la pratica dal Paese.

Da allora, milioni di praticanti del Falun Gong sono stati ingiustamente detenuti, sottoposti a lavaggio del cervello, torturati, violentati e persino uccisi per i loro organi nell’ambito del prelievo forzato di organi sancito dallo Stato cinese.

Recentemente, Epoch Times cinese ha ottenuto da una fonte affidabile un documento ‘top secret’ emesso 20 anni fa, il 30 novembre del 2000; esso conferma che il Pcc «ha abusato del sistema giudiziario e manipolato l’apparato di sicurezza del Paese per commettere un genocidio contro gli aderenti al Falun Gong».

Il documento afferma chiaramente che i «dipartimenti politici e giuridici a tutti i livelli devono attuare risolutamente» le «importanti istruzioni di Jiang Zemin per sradicare il Falun Gong».

I praticanti locali del Falun Gong partecipano a una grande marcia per chiedere la fine della persecuzione della pratica spirituale in Cina, a Washington, il 20 giugno 2018. (Edward Dye / The Epoch Times)

L’avvocato cinese Liu Ping (alias), che ha difeso molti praticanti del Falun Gong in Cina, ha dichiarato a Epoch Times in un’intervista: «Questa è una guerra lanciata dal Pcc contro la comunità del Falun Gong usando il potere giudiziario dello Stato!».

«I documenti di natura legale devono essere annunciati pubblicamente prima che possano avere effetto. Il Pcc inventa una ‘legge’ segreta, quindi come può la gente rispettarla? Perciò, questo tipo di ‘legge’ è un losco mezzo di persecuzione e mostra la sua illegittimità», ha aggiunto Liu.

Secondo i dati raccolti da Minghui.org, oltre 4 mila praticanti del Falun Gong sono morti a causa della persecuzione del Pcc tra il 1999 e il 2020. Tuttavia, poiché il regime comunista mantiene uno stretto controllo e la piena segretezza sui dettagli della persecuzione, decine di migliaia di morti rimangono non confermati.

Minghui afferma che «La persecuzione del Falun Gong si è estesa in quasi ogni angolo del Paese, con morti confermati in quasi tutte le province della Cina, regioni autonome e municipalità».

I dati raccolti da Minghui indicano che oltre 100 mila praticanti del Falun Gong sono stati condannati ai campi di lavoro forzato. Diverse migliaia di «praticanti mentalmente sani sono stati rinchiusi in ospedali psichiatrici, picchiati brutalmente e sottomettessi con farmaci antipsicotici». Mentre innumerevoli sono stati costretti a sessioni di lavaggio del cervello per portarli a rinunciare al loro credo. Decine di migliaia sono stati detenuti e imprigionati.

Nel 2006, due investigatori indipendenti canadesi – David Matas, avvocato internazionale dei diritti umani, e David Kilgour, ex segretario di Stato canadese per l’Asia-Pacifico, nonché sostenitore dei diritti umani – hanno pubblicato un dossier di 46 pagine, accompagnato da 14 appendici, che dimostrava come i prigionieri di coscienza del Falun Gong in Cina sono stati uccisi per prelevare i loro organi vitali.

Nel marzo 2020, il China Tribunal, un tribunale indipendente con sede a Londra, ha pubblicato un resoconto che afferma che il Pcc continua a uccidere e vendere persone per gli organi. Il documento include anche centinaia di pagine di testimonianze e di osservazioni. Il tribunale presieduto da Sir Geoffrey Nice QC ha confermato le conclusioni già raggiunte il 17 giugno 2019: «Il prelievo forzato di organi è stato commesso per anni in tutta la Cina su una scala significativa e i praticanti del Falun Gong sono stati una – e probabilmente la principale – fonte di approvvigionamento di organi».

 

Articolo in inglese: Crimes Against Humanity: China’s Genocide of Uyghurs and Falun Gong Adherents

 
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