Gli accordi di Parigi non sono solo ambientalismo

Biden fa rientrare gli Stati Uniti negli accordi di Parigi, avvantaggiando la Cina

Il rientro degli Usa nell’accordo sul clima di Parigi favorirà la Cina, che sfrutterà la mossa per danneggiare gli Stati Uniti. Questo è quanto sostenuto da diversi esperti in materia.

Il Partito Comunista Cinese (Pcc) guadagnerà su quattro fronti dall’accordo di Parigi, ha spiegato Sen Nieh, professore ed ex presidente di Ingegneria Meccanica presso la Catholic University of America.

Il 19 febbraio Biden ha cambiato corso rispetto alle politiche dell’amministrazione precedente, ed è rientrato nell’accordo di Parigi che prevede che i Paesi sviluppati forniscano ogni anno circa 100 miliardi di dollari in aiuti ai Paesi in via di sviluppo, per aiutarli a sviluppare e migliorare la loro struttura energetica e per sviluppare e acquisire tecnologia fino al 2025. Al contempo, la Cina si è impegnata ad aumentare le sue emissioni di carbonio e a raggiungere il picco nel 2030 (per iniziare, solo in seguito, a ridurle).

Nieh ritiene che per il Pcc, firmare l’accordo di Parigi è come «prendere quattro piccioni con una fava». L’accordo permette al Pcc di ottenere assistenza finanziaria; di aumentare le sue emissioni di carbonio per ben dieci anni; di stabilire un’immagine ecologica di ‘Paese leader’ nel mondo; e di sconfiggere gli Stati Uniti. Il professore ritiene che il Pcc sia in grado di raggiungere questi quattro obiettivi perché l’accordo sul clima è stato costruito sulle diverse responsabilità dei Paesi sviluppati e dei Paesi in via di sviluppo.

Secondo un rapporto di Gang Chen, assistente direttore e ricercatore senior dell’Istituto dell’Asia orientale presso l’Università Nazionale di Singapore, attraverso la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc), il Pcc è riuscito a prendere una posizione di leadership nel cosiddetto Gruppo dei 77 e la Cina è diventata un attore chiave nei negoziati con i Paesi sviluppati.

L’Unfccc ha riconosciuto la cooperazione sulla base di «responsabilità comuni ma differenziate» dei Paesi partecipanti. L’Unfccc ha osservato «che la maggior parte delle emissioni globali storiche e attuali di gas a effetto serra ha avuto origine nei Paesi sviluppati, che le emissioni pro capite nei Paesi in via di sviluppo sono ancora relativamente basse e che la quota di emissioni globali originate nei Paesi in via di sviluppo crescerà per soddisfare le loro esigenze sociali e di sviluppo». In questo quadro, il Pcc ha goduto di molti benefici nell’accordo sul clima in qualità di «Paese in via di sviluppo».

Nieh ha dichiarato che devono essere prese immediate contromisure per correggere gli errori passati e affrontare il problema del clima: «Il Pcc raggiungerà il picco delle emissioni di anidride carbonica nel 2030 prima di ridurre le emissioni. Questa logica è come un’affermazione fatta da un ladro: “Dopo aver continuato a rubare per altri dieci anni, ridurrò il furto anno dopo anno fino al 2060″».

Ha anche precisato che l’accordo non rappresenta una reale risoluzione dei problemi: «In effetti, le promesse del Pcc non valgono un gran che!».
«La protezione dell’ambiente e la governance del clima sono questioni in campi diversi. Anche se sono collegati, non sono la stessa cosa, almeno i termini sono diversi. La riduzione dell’anidride carbonica non rappresenta completamente la protezione dell’ambiente».

Il Pcc ha promesso che ‘azzererà le emissioni nette di Co2’ entro il 2060 [la cosiddetta carbon neutrality, ndr], il che contribuisce in apparenza alla protezione dell’ambiente. Questa confusione concettuale permette al Pcc, il partito politico che ha trasformato la Cina nel luogo più inquinante del mondo, di ottenere un riconoscimento globale di «difensore dell’ambiente», ha chiarito Nieh.

Il Pcc inquina il mondo e viene lodato

Nel settembre 2020, il leader cinese Xi Jinping ha annunciato al Climate Ambition Summit in collegamento video: «La Cina aumenterà i suoi contributi determinati a livello nazionale e si sforzerà di raggiungere il picco delle emissioni di anidride carbonica entro il 2030 e di raggiungere la neutralità del carbonio entro il 2060». Il Pcc ha partecipato attivamente ai colloqui globali sul clima, sia che abbia firmato il protocollo di Kyoto nel 1997 o l’accordo di Parigi nel 2015. Il portavoce di Pechino, il Quotidiano del Popolo, ha propagandato: «La Cina ha dato contributi storici all’accordo di Parigi, dimostrando la sua responsabilità come grande potenza».

L’impegno del Pcc nella questione del clima è sostenuto dalla comunità internazionale, secondo i media statali cinesi. Erik Solheim, direttore esecutivo del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, secondo il China Daily ha detto nel 2018: «La Cina sta assumendo la guida globale nella protezione dell’ambiente e sta dando un esempio molto positivo per il resto del mondo».

Nel 2018 secondo Xinhua (media di stato cinese) l’ex vicepresidente degli Stati Uniti, Al Gore, ha elogiato la leadership della Cina nell’affrontare il cambiamento climatico, dicendo che la Cina è «uno dei pochi Paesi sulla buona strada per rispettare l’impegno di Parigi»

Le emissioni di anidride carbonica del Pcc sono cresciute rapidamente negli ultimi due decenni, ed è diventato il più grande Paese in termini di emissione di anidride carbonica del mondo, con quasi un terzo delle emissioni di anidride carbonica del mondo.

Secondo un documento, intitolato China’s Environmental Abuses Fact Sheet, pubblicato sul sito web dell’ambasciata e dei consolati statunitensi in Brasile nel 2020, la Cina è il principale Paese per emissioni annuali di gas serra (GHG) del mondo dal 2006 e le sue emissioni totali sono il doppio di quelle degli Stati Uniti: «Le emissioni legate all’energia di Pechino sono aumentate di oltre l’80% tra il 2005-2019, mentre le emissioni legate all’energia degli Stati Uniti sono diminuite di oltre il 15%. Solo nel 2019, le emissioni di CO2 legate all’energia della Cina sono aumentate di oltre il 3 per cento, mentre quelle degli Stati Uniti sono diminuite del 2 per cento»

Nieh ha commentato: «Il Pcc parla bene ma manca di azioni reali. Al contrario, anche se gli Stati Uniti si sono ritirati dall’accordo di Parigi nel 2017, hanno fatto un ottimo lavoro nel ridurre le emissioni di carbonio»

Nel 2017, l’ex presidente Donald Trump ha annunciato per la prima volta la sua intenzione di ritirarsi dall’accordo di Parigi sul clima. Ha detto che l’accordo «svantaggia gli Stati Uniti a vantaggio esclusivo di altri Paesi» e che è troppo indulgente verso la Cina comunista e le sue emissioni di gas serra. L’amministrazione Trump ha annunciato ufficialmente il suo ritiro dall’accordo nel 2019 ma il tutto è stato annullato dalla nuova amministrazione democratica.

 

Articolo in inglese   China Will Exploit Paris Climate Accord to Undermine US: Expert

 
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