Expo 2015, Renzi: l’Italia deve «abbracciare il mondo per cambiarlo»

Il passato è l’Italia fatta di tradizioni, dall’arte e la cultura al cibo e ai sapori; il futuro è ripartire da queste solide basi non per vivere solo di nostalgia e orgoglio, ma per costruire il domani attivamente e «abbracciare il mondo per cambiarlo». Con questo messaggio il premier Matteo Renzi ha voluto dare il benvenuto al mondo e agli italiani all’Expo 2015, che dovrebbe dare «speranza» e rappresentare il «futuro» dell’Italia nel mondo. 

«L’Italia si è desta, siamo pronti alla vita. Sì siamo pronti alla vita», ha esordito Renzi, in accordo con le suddette grandi ambizioni, al discorso di apertura e benvenuto. Un coro di bambini aveva cantato l’Inno di Mameli sostituendo ‘siam pronti alla morte’ con ‘siam pronti alla vita’.

Allo stesso tempo il premier ha voluto restare con i piedi per terra, ricordando che la scommessa non è ancora vinta: «Abbiamo sei mesi per vincerla, ma è una scommessa che possiamo fare». E i problemi con gli antagonisti non sembrano piccolissimi.

Di fatto la scommessa stessa non è per nulla piccola, secondo il premier, perché l’Italia per vincerla deve avere la «consapevolezza» di essere «un grande Paese», ricorda Renzi. Un Paese che ha la forza di capire il mondo, di capire i problemi attuali che deve affrontare, dalla minaccia del terrorismo alla realtà dell’immigrazione e la povertà: «L’Expo è innanzitutto il desiderio di guardare il mondo per com’è e provare a cambiarlo tutti insieme».

A proposito di ciò il Papa ha infatti ricordato in un videomessaggio come l’Expo sia occasione per «globalizzare la solidarietà» nei confronti di quella «moltitudine di bambini che muoiono di fame nel mondo, e ci sono altri volti… quelli di tanti operatori e ricercatori del settore alimentare» che sono esempio di «saggezza e coraggio perché è grande la loro responsabilità».

L’auspicio del Papa è «che questa esperienza faccia sentire parte di un grande progetto di sostenibilità… nel rispetto dell’uomo e dell’ambiente naturale».

In tutto ciò, ha concluso Renzi, l’Italia ha il ruolo di «formare il capitale umano, di riscoprire che nel nostro Dna la parola cultura non si declina soltanto al passato, la cultura non è soltanto un museo, ma il desiderio profondo di far scoppiare il cuore di entusiasmo e di passione».

«Oggi inizia il domani, di un Paese che ha un passato straordinariamente bello da far venire i brividi, ma che ha voglia di futuro e sa che l’unico modo per costruirlo è abbracciare il mondo e non avere paura di ciò che ci circonda».

Reporting di Davide Giannotti

 
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