Ergastolo per genocidio ai leader dei Khmer Rossi

Con una sentenza senza precedenti, gli ultimi due leader ancora in vita dei Khmer Rossi sono stati condannati in Cambogia per genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra. È la prima volta che i dirigenti dell’organizzazione marxista-leninista che ha dominato la Cambogia negli anni ‘70 vengono condannati per genocidio.

Secondo le stime, nel giro di quattro anni, oltre un milione e 700 mila persone, un quarto della popolazione cambogiana, sono morte per assassinio, di inedia, perché costretti ai lavori forzati, o perché fucilate, il tutto nel contesto del brutale tentativo del regime comunista di creare una società senza classi.

Il tribunale internazionale istituito in Cambogia ha condannato l’allora capo di Stato, Khieu Samphan, 87 anni, e il braccio destro di Pol Pot (il leader dei Khmer Rossi), Nuon Chea, 92enne, per il loro coinvolgimento nei fatti appena citati. Sono stati infatti dichiarati colpevoli di omicidio, sterminio, deportazione, messa in schiavitù, prigionia, tortura, matrimoni forzati, stupro, persecuzioni su basi politiche, religiose e razziali, e di altri atti disumani.

Il Tribunale Speciale della Cambogia li ha condannati entrambi per i genocidi della popolazione vietnamita e Chea, oltre che delle comunità Cham e di quella mussulmana.

L’abolizione delle divisioni di classe

Dal momento che entrambi gli imputati stavano già scontando l’ergastolo, e la pena di morte non esiste in Cambogia, le sentenze del tribunale (ulteriori ergastoli) sono prevalentemente simboliche.

Inizialmente, poiché la maggior parte delle persone massacrate nei «campi di sterminio» dai  Khmer Rossi erano cambogiane, i giuristi non erano certi che si potesse parlare lecitamente di genocidio. Il giudice ha però sentenziato che il regime ha preso di mira specificatamente i gruppi Cham, vietnamiti, e buddisti, al fine di «instaurare una società atea e omogenea, senza divisioni di classe, abolendo tutte le differenze etniche, nazionali, religiose, razziali, sociali e culturali».

Secondo la sentenza preliminare, i Cham sono stati deliberatamente dispersi e sparpagliati nei piccoli villaggi cambogiani allo scopo di distruggerne completamente le comunità e di farli assimilare alla popolazione cambogiana.

Oltre a essere stati massacrati su ampia scala, sono stati costretti a mangiare carne di maiale (cosa che non intendevano fare, per motivi religiosi), e, su minaccia di morte, è stato proibito loro di parlare la propria lingua nativa.

Il Tribunale Speciale della Cambogia, anche noto come Tribunale speciale per i Khmer Rossi, è stato istituito nel 2006; prima di queste ultime due sentenze, ne aveva emesse in tutto tre, di cui due per le precedenti condanne nei confronti di Chea e di Sampham nel 2014. La terza sentenza, invecem pronunciata nel 2010, ha condannato all’ergastolo Kaing Guek Eav, meglio conosciuto come Duch, per crimini di guerra, crimini contro l’umanità, assassinio e tortura. Eav era infatti il comandante in capo del tristemente noto ‘Ufficio di Sicurezza S-21’, che ha ucciso oltre 14 mila persone.

Chi erano i Khmer Rossi?

I Khmer Rossi, ovvero il Partito Comunista della Cambogia, noto come Kampuchea Democratica, hanno ucciso almeno un milione e 700 mila cambogiani tra il 1975 e il 1979, nel tentativo di sottomettere l’intera nazione e importare il comunismo e i suoi ideali in Cambogia.

Si stima però che il numero delle vittime sia in realtà ben più grande, se si contano la diffusa malnutrizione, l’inedia, le malattie, lo sfinimento per l’eccessivo carico di lavoro obbligatorio nei campi e nelle miniere e i traumi causati dalle grandi sofferenze.

I Khmer Rossi ambivano a trasformare la Cambogia in una società rurale e priva di classi sociali. Hanno abolito il denaro, il libero mercato, il normale sistema educativo, la proprietà privata, l’abbigliamento straniero, le pratiche religiose e la cultura tradizionale della Cambogia.

Il regime seguiva la dottrina marxista-leninsta, secondo cui i ‘capi’ della vecchia società, come i proprietari terrieri, i capitalisti, i leader del governo, e i comandanti militari erano da considerarsi ‘nemici di classe’, e, in quanto tali, bersagli da eliminare.

Alla fine i Khmer Rossi sono stati deposti dalle truppe vietnamite dopo diverse sanguinose battaglie lungo il confine, mentre Pol Pot e alcuni dei suoi si sono ritirati nella foresta, dove l’ex dittatore è morto nel 1998.

Niente più processi

Il dispotico Hun Sen, primo ministro della Cambogia da circa 20 anni, ha dichiarato che non consentirà lo svolgimento di altri processi di questo genere, sostenendo che potrebbero causare instabilità nel Paese.

Hun Sen era un comandante dei Khmer Rossi che aveva disertato quando il gruppo era al potere, ed è poi stato inserito nel governo dopo l’invasione vietnamita e la deposizione dei Khmer Rossi.

Per altri due casi che riguardano 4 membri di livello medio dei Khmer Rossi erano state avviate inchieste preliminari, che però sono state terminate o bloccate dal Tribunale speciale, un tribunale ibrido, in cui i procuratori e i giudici cambogiani sono affiancati da controparti internazionali.

 

Articolo in inglese: Leaders of Communist Khmer Rouge Convicted of Genocide in Landmark Ruling

 
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