Dna anomalo nei nativi americani: nuovi test dimostrano origini mediorientali

L’universo è pieno di misteri che sfidano le nostre conoscenze. Nella sezione ‘Ai confini della realtà: Viaggio nei misteri della Scienza’ Epoch Times raccoglie storie che riguardano questi strani fenomeni per stimolare l’immaginazione e aprire possibilità ignote. Se siano vere o no, sei tu a deciderlo.

Il genetista Donald Yates ha studiato il dna dei Cherokee, specificatamente solo i marcatori genetici trasmessi dalla madre alle figlie e non quelli trasmessi lungo le linee paterne. Le anomalie nel dna dei nativi americani sono spesso accantonate come segni di mescolanza razziale dopo la colonizzazione e non sono attribuite alle origini dei popoli nativi.

Il dottor Yates ha scelto di concentrarsi sulla linea materna per facilitare l’esclusione di eventuali mescolanze derivanti dall’epoca coloniale. Quando il Vecchio Mondo e quello Nuovo si sono incontrati per la prima volta, era di gran lunga più comune per i coloni maschi accoppiarsi con le donne native americane di quanto non fosse per le colone femmine accoppiarsi con i nativi americani uomini.

Quando è stato possibile, per escludere ulteriormente la commistione dai risultati dei suoi esami, il dottor Yates ha combinato i test genetici con i documenti genealogici.

Ha riscontrato la forte evidenza che i nativi americani Cherokee hanno una discendenza Medio Orientale – discendenza che non può essere reputata come causata dalla commistione moderna, ma che affonda le sue radici nelle origini antiche del popolo.

I nativi americani sono convenzionalmente tenuti ad inserirsi in una manciata di aplogruppi. Il termine aplogruppo si riferisce alla genetica di un gruppo della popolazione derivante da un antenato comune. L’aplogruppo T non è tra gli aplogruppi che la maggior parte dei genetisti riconoscono come proprio dei nativi americani. Tuttavia il dottor Yates ha detto che tra i Cherokee è prevalente e che lo è stato per molto tempo.

Nel suo rapporto pubblicato all’inizio di questo mese ha scritto: «Il T è l’aplogruppo principale (23,1 per cento), con una frequenza al pari di quella nei moderni egiziani (23,4 per cento) e negli arabi (24,4 per cento). Il T è quindi un marchio che caratterizza la stirpe dei Cherokee… Possiamo tranquillamente escludere la recente mescolanza europea. Come abbiamo discusso più e più volte, non vi era alcuna fonte disponibile per uno smisurato e improvviso afflusso di dna femminile mediorientale sulla frontiera americana. Persino gli ebrei sefarditi (dal 11 al 14 per cento), molti dei quali erano anche commercianti indiani, non avrebbero potuto rappresentare tale commistione».

«Inoltre se si fosse verificato nel periodo coloniale o più recentemente, le diversità, l’età e le caratteristiche uniche degli aplotipi T non avrebbero prodotto i modelli osservati in questa ricerca. La maggior parte dei T avrebbe a loro abbinato delle persone nel Vecchio Mondo e staremmo semplicemente osservando un effetto della migrazione. Invece abbiamo un gruppo nordamericano di T con peculiari Snp [polimorfismo a singolo nucleotide, una variazione di sequenza del dna, ndt] che è evidentemente un settore rappresentativo di una popolazione molto antica che ha avuto origine nel Vecchio Mondo».

In un’altra parte del rapporto il dottore ha spiegato un modo per determinare se le caratteristiche genetiche hanno origini antiche o se possano essere attribuite a unarecente commistione: «In generale, più mutazioni sono presenti, più è antico il tipo».

Sebbene il livello dell’aplotipo T riscontrato nei 67 soggetti Cherokee testati dal dottor Yates sia paragonabile a quello riscontrato negli ebrei iracheni e iraniani (circa il 24 per cento), è di gran lunga più elevato di quello riscontrato nelle regioni vicine, dove ci si aspetterebbe la commistione. Nei paesi vicini del Medio Oriente, così come tra gli ebrei provenienti da altre regioni, la frequenza del T è solo dal 4 al 14 per cento.

Un esempio di come il dottor Yates ha combinato i test genetici con la ricerca genealogica è il caso di Kathleen Rogalla.

La signora Kathleen Rogalla della città di Panama in Florida, discende da Deborah Cook(e), moglie di William Chisholm (nato nel 1720 nella contea di Amelia in Virginia). La Cook è la sua antenata in una linea femminile ininterrotta. Una donna di nome Amy o Annie (il cognome non è noto) era la madre della Cook. Il dottor Yates ha scritto: «È improbabile che la signora Amy o Annie fosse la figlia di una donna inglese… intorno al periodo dei primi matrimoni misti».

La Rogalla era stata sottoposta a dei test genetici da un’altra società, che aveva cercato dopo essersi interessata a risalire alla sua discendenza. Questa società le disse che era del cento per cento di origine europea senza alcuna possibilità di essere nativa americana. Quando il dottor Yates ha sottoposto ai test la Rogalla, ha riscontrato nei suoi risultati l’aplotipo T.

Ha scritto: «Questi resoconti storici sono allegati in dettaglio per documentare la remota appartenenza della linea ai Cherokee. Si potrebbe aggiungere di più. Basti dire che i Chisholms e tutti i loro coniugi erano ben noti ai leader Cherokee dal 1760 in poi… Tutti i nomi sono ben documentati nelle genealogie dei Cherokee e dei Melungeon, così come nei trattati tra gli Stati Uniti e gli indiani, nelle liste dei capi e nei documenti delle agenzie… Sul piano genealogico ci sono tutte le ragioni per considerare il suo aplotipo T* come Cherokee e non eurasiatico».

Il dottor Yates è di origine Cherokee, ha un dottorato di ricerca in studi classici e ha fondato l’istituto di ricerca genetica Dna Consultants. Questi tre credenziali gli hanno dato una prospettiva unica sulla storia dei nativi americani dal momento che questa riporta a queste antiche culture e che i test del dna possono supportare il collegamento teorico. Il dottore ipotizza che nel terzo secolo a.C. una spedizione di tolemaici egiziani e di altri abbia navigato verso il Nord America e che questi siano stati i coloni da cui sono discesi i Cherokee nativi americani di oggi.

Articolo in inglese: Anomalous Native American DNA: New Tests Show Middle East Origins?

 
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