‘Conquistato il Tibet bisogna conquistare i tibetani’. Il Pcc celebra 70 anni di annessione

Di Eva Fu

Il Partito Comunista Cinese ha celebrato il 70° anniversario della sua presa del controllo del Tibet con un appello affinché la regione accetti a pieno il governo del regime.

Nell’iconico palazzo del Potala, un luogo sacro buddista nella capitale del Tibet Lhasa, il 19 agosto il vice premier cinese Wang Yang ha parlato di fronte a una folla strettamente controllata di 20.000 persone, definendo il Partito come il salvatore tibetano che «liberò pacificamente» gli «schiavi contadini». «Il Tibet potrebbe svilupparsi e prosperare solo aderendo alla leadership del Partito e al percorso socialista», ha affermato Wang, che dirige anche l’organo consultivo politico del regime ed è membro del principale organo decisionale del Partito, il Comitato permanente del Politburo.

Nel 1951, le truppe comuniste cinesi marciarono nella vasta regione himalayana, costringendo i leader tibetani ad accettare un trattato che prometteva di sostenere il sistema politico esistente, l’autonomia regionale e la libertà religiosa del Tibet.

Il 14° Dalai Lama, che quest’anno ha compiuto 86 anni, è fuggito a piedi in India nel 1959, dopo che l’esercito cinese aveva represso una rivolta tibetana. Circa 80.000 persone poi lo seguirono, secondo il governo tibetano in esilio.

Il regime afferma di aver «liberato» i contadini tibetani da una teocrazia oppressiva, ma i critici e gli attivisti ritengono che Pechino ha invece intrapreso una campagna di «genocidio culturale» nella peculiare e unica regione buddista, che era stata indipendente dal dominio cinese centrale per la maggior parte della sua storia.

Pellegrini buddisti tibetani eseguono il pellegrinaggio della kora in un santuario sulla riva del lago di acqua salata Namtso durante una visita per giornalisti organizzata dal governo a Namtso, Tibet, Cina, il 2 giugno, 2021. (Kevin Frayer/Getty Images)

I gruppi per i diritti umani riferiscono che, negli anni, il regime ha costretto monaci e monache a tornare alla vita secolare e ha inflitto dure condanne, anche fino a 20 anni.

Un rapporto del 2020 del think tank Jamestown Foundation ha anche scoperto che in Tibet sono comparsi campi di addestramento professionale militarizzati, simili a quelli che ospitano più di 1 milione di uiguri nello Xinjiang.

Nel suo discorso alla cerimonia, Wang ha assunto un tono vittorioso, compiaciuto di quello che ha descritto come un Tibet «armonico e stabile», dove diverse etnie «si amano come il tè e il sale», in riferimento alla famosa bevanda locale nota come tè al burro, che è salata. Ha anche affermato che il Partito ha «sconfitto le attività separatiste e di sabotaggio del gruppo Dalai [Lama, ndr] e delle forze ostili all’estero» e ha eliminato con successo la povertà estrema nella regione.

Per i tibetani, quindi, sembra esserci in serbo l’intensificazione dell’assimilazione culturale e l’«educazione patriottica». Infatti, sottolineando la necessità di approfondire l’accettazione pubblica del Partito e del «socialismo con caratteristiche cinesi», Wang ha chiesto «sforzi a tutto tondo» per spingere i tibetani a scrivere e parlare il mandarino standardizzato e sviluppare «simboli e immagini condivisi della nazione cinese».

Le riprese dell’evento, trasmesse in live streaming a livello nazionale sui media statali cinesi, hanno messo in evidenza un ritratto solista del leader cinese Xi Jinping che torreggiava sul pubblico, una scena che ricorda il culto della personalità costruito attorno al primo governante del Partito, Mao Zedong.

Più tardi nel corso della giornata, Wang si è unito a circa 600 persone per assistere a uno spettacolo con segmenti che sollecitavano la presunta gratitudine dei tibetani verso il Partito, ma l’atmosfera festosa non era condivisa dalla diaspora tibetana: «A giudicare dagli sviluppi in Tibet negli ultimi 70 anni, il popolo tibetano non ha motivo di esultare. Le politiche cinesi hanno trasformato lo stesso Tibet in una prigione a cielo aperto», ha affermato in una dichiarazione la Campagna internazionale per il Tibet, un gruppo di difesa con sede a Washington, citando un nuovo codice di condotta interno che vieta ai funzionari tibetani di praticare il credo religioso. Secondo il gruppo, la nuova politica ha iniziato a circolare ad aprile e vieta ai membri del Partito che ricoprono posizioni ufficiali di indossare perline buddiste, mostrare segni religiosi sui veicoli del governo, donare denaro ai monasteri e fare pellegrinaggi religiosi. Ai funzionari è stato anche detto di scoraggiare i loro familiari dalle pratiche religiose. «Dopo 70 anni di oppressione, l’unica cosa di cui il popolo tibetano ha bisogno oggi è la ‘liberazione pacifica’ dalla brutalità della Cina», ha affermato il gruppo.

Una donna buddista tibetana tiene in mano il rosario mentre fa girare una ruota della preghiera in un santuario locale a Lhasa, in Tibet, in Cina, il 3 giugno 2021. (Kevin Frayer/Getty Images)

 

Articolo in inglese: Regime Calls for Tibet to Accept Communist Rule 70 Years After CCP Takeover

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