China Standard 2035, il nuovo piano di Pechino per la supremazia tecnologica

Durante la cosiddetta ‘guerra commerciale’ con la Cina, gli Usa hanno ripetutamente accusato Pechino di concorrenza sleale e di aver incentivato i furti di tecnologie straniere allo scopo di diventare una grande potenza nel settore dell’hi-tech.

La strategia industriale ‘Made in China 2025’, che ambiva a rendere la Cina autosufficiente in dieci settori tecnologici entro il 2025, è stata più volte chiamata in causa come prova delle aggressive ambizioni di Pechino. Per questo, verso la fine di giugno, con l’imminente entrata in vigore dei dazi punitivi imposti dal presidente Trump sulle merci cinesi, il Dragone ha deciso di abbassare i toni della sua retorica nazionalista: una direttiva interna delle autorità centrali cinesi, resa nota da un giornale taiwanese, ha richiesto alla stampa di non menzionare più il Made in China 2025, specificando anche che i trasgressori sarebbero stati puniti. Diversi giornalisti della stampa statale cinese hanno confermato a Reuters l’esistenza di tale direttiva.

Con il tramonto di ‘Made in China 2025’, tuttavia, Pechino ha lanciato un’altra ambiziosa strategia, denominata ‘China Standard 2035‘.

La strategia

A gennaio di quest’anno, l’agenzia stampa di regime Xinhua ha menzionato per la prima volta questa nuova strategia in un breve articolo, passato quasi inosservato, che parlava di una conferenza nazionale sugli standard tecnici del settore IT.

L’articolo affermava che per dominare il futuro delle tecnologie all’avanguardia, come l’intelligenza artificiale, il cloud computing, il cosiddetto internet delle cose, e le tecnologie relative ai big data, la Cina intende aumentare gli sforzi volti a sviluppare i propri standard tecnici, per poi imporli sul mercato internazionale.

Il breve trafiletto sosteneva (citando le parole di un funzionario cinese) che il fatto che non vi siano ancora degli standard tecnici globali stabiliti per queste tecnologie, costituisse «un’occasione d’oro […] per “sorpassare prendendo un’altra strada”». Questa metafora viene usata spesso dalla stampa di Stato cinese per descrivere la possibilità di prendere delle scorciatoie, per sorpassare gli altri Paesi e diventare leader in un determinato settore.

In molti settori tecnologici, come l’internet delle cose (oggetti ‘intelligenti’ che possono connettersi a internet), esistono già una serie di organizzazioni internazionali volte a regolamentare gli standard tecnici e a tutelare la proprietà intellettuale, la produzione e la sicurezza. Così, per aumentare la propria rappresentanza e influenza presso le organizzazioni internazionali per gli standard tecnici, la Cina ha già strategicamente iniziato ad allargare la propria quota di mercato in questi settori. Infatti, se gli standard tecnici cinesi diventassero gli standard di riferimento internazionali, Pechino non avrebbe più bisogno della tecnologia straniera.
Questo consentirebbe alle aziende cinesi di ottenere dei vantaggi economici, poiché le aziende degli altri Paesi sarebbero tenute a conformarsi agli standard internazionali sviluppati dalle aziende cinesi, le quali potrebbero  ̶  per citare una recente relazione del Parlamento americano   ̶  «vendere maggiormente i loro prodotti, o guadagnare attraverso l’emissione di licenze di brevetto nei confronti di aziende che sviluppano dispositivi utilizzando quegli standard tecnici, e di altre imprese a valle». La relazione ha inoltre enfatizzato i rischi relativi alle vulnerabilità di sicurezza che potrebbero essere sfruttate dalle entità cinesi.

D’altra parte, l’autosufficienza e la necessità di sviluppare internamente le proprie tecnologie, sono state di recente uno dei punti focali delle dichiarazioni del leader cinese Xi Jinping, anche a causa dei recenti problemi legati alla disputa commerciale con gli Stati Uniti. Infatti, quando a inizio anno il governo americano ha proibito al colosso della telefonia Zte di acquistare componenti hardware e software dai fornitori statunitensi, il divieto ha provocato una battuta di arresto negli affari della Zte, poiché la ditta importava gran parte dei chip semiconduttori dagli Stati Uniti.

Il China Standard 2035 rappresenta quindi il tentativo di Pechino di coordinare e accelerare gli sforzi per raggiungere l’autosufficienza. Un altro articolo sulla conferenza di gennaio, pubblicato dalla stampa di Stato, ha sottolineato che l’Amministrazione cinese per la standardizzazione selezionerà 10 mila aziende in 100 città per «elevare gli standard della Cina fino a raggiungere i più avanzati standard internazionali».

Il ruolo di Taiwan e il 5G

Secondo quanto sostenuto da un articolo pubblicato su CommonWealth Magazine (una rivista taiwanese), per raggiungere gli obbiettivi fissati dal China Standard 2035, la Cina sta inducendo molte fabbriche taiwanesi a collaborare con le proprie aziende che si occupa di intelligenza artificiale, internet delle cose e di altri settori tecnologici.

Un dirigente del costruttore taiwanese Advantech’s R&D center ha rivelato inoltre che gran parte dei progetti legati all’internet delle cose e alle smart factory «ci arrivano dalla Cina, poiché in Usa la domanda non è altrettanto forte».

La rivista ha anche nominato Tsmc, Largan Precision, e Compeq, che rappresentano solo alcune tra le molte aziende taiwanesi che hanno siglato una partnership con il gigante cinese della telefonia Huawei.

Per altro, Huawei ha annunciato a ottobre di aver sviluppato due nuovi chip per l’intelligenza artificiale, i primi esemplari di questo genere al mondo. E durante la conferenza in cui ha presentato i nuovi chip, l’azienda ha espresso apertamente la volontà di dominare la prossima generazione di standard tecnici per i chip per l’intelligenza artificiale.

Non è una coincidenza che sia stata proprio Huawei a sviluppare intensivamente il 5G, la prossima generazione di reti wireless, e che si appresti a diventare il leader mondiale in questo settore.
Dopo tutto l’intelligenza artificiale, i dispositivi intelligenti, il cloud computing, e altre innovazioni, contano tutte sul 5G per poter disporre di una connettività più veloce e affidabile.

Infine, secondo la relazione del Congresso Usa, la Cina ha adottato «una strategia che coinvolge tutto il Paese, ha creato un intero ecosistema per le tecnologie 5G da loro prodotte, e ha promosso la loro inclusione negli standard tecnici internazionali. Con 10 volte più siti 5G per persona rispetto agli Stati Uniti, sembra proprio che sarà la Cina a guidare lo sviluppo delle reti 5G».

 

Articolo in inglese: China’s New Strategy for Tech Domination: China Standards 2035

 
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