Il ‘Made in China 2025’ resta una priorità del Pcc

Il regime comunista cinese, da quando la propria politica industriale è divenuta il bersaglio dei dazi del presidente Usa Donald Trump, minimizza l’importanza del piano economico decennale denominato ‘Made in China 2025’.

A tale proposito è trapelato un documento presumibilmente pubblicato dalle autorità centrali cinesi, che secondo la Central news agency di Taiwan, sarebbe stato pubblicato sul social network Sina Weibo il 25 giugno.
Il documento contiene otto direttive cui i media cinesi dovrebbero attenersi nel parlare delle dispute commerciali Cina-Usa. Le istruzioni sono chiare: «Non bisogna usare l’espressione ‘Made in China 2025’, i trasgressori saranno puniti». Inoltre ai media cinesi è proibito citare le dichiarazioni di Trump, dei portavoce del governo Usa o di altri funzionari statunitensi. Allo stesso modo, sono vietati riferimenti ad articoli della stampa americana: l’ordine è aspettare i comunicati ufficiali del Ministero del commercio cinese.

I giornali cinesi non possono nemmeno parlare della Borsa di Shanghai, precipitata il 19 giugno proprio quando Donald Trump ha annunciato nuovi dazi per 200 miliardi di dollari sulle merci cinesi. Sebbene si proibisca di usare espressioni «volgari» per attaccare Trump, i resoconti dei media devono essere precisi nei loro attacchi mirati a «disintegrare i diversi gruppi statunitensi».
Non è stato possibile reperire il documento originale pubblicato su Sina Weibo: il post è stato con ogni probabilità prontamente rimosso dalla censura del Pcc.

Il regime cinese ha presentato enfaticamente il programma Made in China 2025 nel 2015, annunciando l’intenzione di diventare autosufficiente al 70 per cento in 10 settori legati all’alta tecnologia entro il 2025, tra i quali l’informatica avanzata, la robotica e i macchinari automatici, e l’industria aerospaziale. Questo programma è stato paragonato alla politica tedesca denominata ‘Industria 4.0’, che mira alla creazione di «un’industria manifatturiera innovativa e solida» con l’ausilio della tecnologia informatica.

Sebbene non sia possibile accertare l’autenticità del documento, il suo contenuto coincide con quello di un articolo pubblicato da Reuters, basato sulle dichiarazioni di un anonimo diplomatico occidentale: durante un recente incontro con alcuni funzionari cinesi questi avrebbero minimizzato il ‘Made in China 2025’, sostenendo che alcuni dei suoi aspetti più controversi non fossero altro che proposte fatte dal mondo accademico.

Tre giornalisti dei media di regime hanno anche rivelato a Reuters di aver ricevuto indicazioni di non usare il termine ‘Made in China 2025’.
D’altra parte, l’agenza di stampa di regime Xinhua nei primi 5 mesi dell’anno ha menzionato 140 volte il ‘Made in China 2025’, ma ha smesso di farlo dopo il 5 giugno.

Alcuni funzionari cinesi avrebbero persino insinuato che il governo abbia sbagliato a pubblicizzare il progetto pubblicamente con cosi tanto vigore, perché tanta propaganda ha solo sortito l’effetto di far crescere la pressione nei confronti della Cina.

Negli ultimi anni il regime cinese ha adoperato principalmente due tattiche per realizzare le sue ambizioni industriali: comprare aziende straniere o costringerle a trasferire la propria tecnologia in Cina.
Le autorità statunitensi sono sempre più preoccupate dalle acquisizioni cinesi e hanno bloccato diverse operazioni commerciali per ragioni di sicurezza nazionale.

Ma il regime di Pechino continua a dare la caccia alla tecnologia americana: in gennaio la Naura Microelectronics Equipment ha acquisito con successo la Akrion Systems, un’azienda statunitense che produce macchinari per la fabbricazione di semiconduttori; a giugno la Lg Display, società controllata dal gigante sud coreano Lg Corporation, ha ricevuto pressioni dal regime cinese affinché trasferisse in Cina la tecnologia Oled, la quale è attualmente impiegata nella produzione di Tv di ultima generazione nonché per gli schermi dell’iPhone X. Le autorità cinesi hanno dichiarato che in caso di rifiuto avrebbero bloccato lo stabilimento Lg nella città di Guangzhou.

 

 

Articolo in inglese: China Tones Down ‘Made in China 2025’ Policy Amid Trade Tensions with US

Traduzione di Marco D’Ippolito

 
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