Biden fa bene a frenare gli investimenti Usa che aiutano spionaggio e repressione high-tech in Cina

Di Nina Shea

Gli investitori americani dovranno pensarci due volte prima di aggiungere società cinesi ai loro portafogli: il 3 giugno, il presidente Joe Biden ha infatti firmato un ordine esecutivo che amplia le restrizioni dell’era Trump riguardo gli investimenti statunitensi nelle aziende cinesi legate all’esercito, incluse le loro sussidiarie. Si tratta di una sanzione contro le repressioni della libertà religiosa e dei diritti umani, oltre che funzionale alle esigenze statunitensi in materia di sicurezza nazionale.

Il nuovo ordine riafferma che l’esercito comunista cinese rappresenta una «emergenza nazionale in corso» e proibisce agli americani di investire in «aziende cinesi che minano la sicurezza o i valori democratici degli Stati Uniti e dei nostri alleati». Identificando 59 aziende cinesi nel nuovo elenco della blacklist, l’Ordine di Biden individua esplicitamente la minaccia rappresentata dalla sorveglianza tecnologia cinese al di fuori della Cina, che viene utilizzata per facilitare repressioni o gravi violazioni dei diritti umani.

La tecnologia di sorveglianza cinese, definita da Biden una «minaccia insolita e straordinaria», sta diventando il mezzo principale con cui Pechino sta forzando la conformità ideologica alle politiche e alle pratiche del Partito Comunista Cinese (Pcc), dal livello di base a quello nazionale. Il Partito non deve più fare affidamento sugli informatori delle cellule di quartiere e sui commissari di fabbrica, il cui impegno a spiare la famiglia, gli amici e i vicini poteva non essere sufficientemente zelante. Le differenze regionali osservate nella severità dell’applicazione delle direttive del Pcc saranno un ricordo del passato: come afferma il Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo 2021 dell’Aiuto Pontificio alla Chiesa che Soffre, questa sorveglianza ad alta tecnologia fa sembrare il «Grande Fratello» un dilettante.

Le telecamere per il riconoscimento facciale e del movimento vengono piazzate agli angoli delle strade e nei parchi, all’interno di chiese, moschee e templi. I dispositivi personali possono ora essere scansionati in remoto dalla polizia. Le app di propaganda, come «Studiare la Grande Nazione», scaricate sotto la pressione dello Stato da oltre 100 milioni di cinesi, sono dotate di backdoor per l’accesso «super-utente» da parte del Pcc. La Cina sta costruendo una rete tecnologica per sorvegliare in modo completo ogni persona, in ogni momento. Gli algoritmi utilizzati per alimentare i dati, risultanti in un sistema statale di ricompense e punizioni, finiranno per avere un impatto su tutti, il tutto senza alcuna trasparenza, standard di equità, giusto processo o diritto di ricorso.

Questo mostruoso sistema di sorveglianza è in fase di perfezionamento nella regione musulmana uigura occidentale dello Xinjiang. Due anni fa, dei rappresentanti uiguri hanno riferito che i funzionari del Pcc erano in grado di raccogliere i dati degli smartphone degli individui uiguri – comprese le informazioni di contatto e le fotografie, mentre i proprietari passavano per strada – nonostante i codici di sicurezza o addirittura senza che lo sapessero. Insieme ad altre repressioni, questo ha facilitato il tentativo di Pechino di coprire il genocidio religioso ed etnico di queste persone per diversi anni. L’ubiquità delle telecamere di Stato e della tecnologia di sorveglianza a Urumqi, la capitale regionale, le è valsa quattro anni fa il titolo di luogo più sorvegliato sulla Terra.

Le telecamere di sicurezza sono viste (R) in una strada a Urumqi, capitale della regione cinese dello Xinjiang, il 2 luglio 2010. (Peter Parks/Afp/Getty Images )

Il Tibet è poi sede di misure di sorveglianza ancora più inquietanti. Su Bitter Winter, l’esperto tibetano Tenzin Dalha scrive che non solo i tibetani sono «controllati continuamente attraverso reti di telecamere e intelligenza artificiale», ma la stazione base 5G di Huawei più elevata in assoluto, cioè quella posizionata sul Monte Everest, porterà avanti lo spionaggio informatico internazionale, il furto internazionale di dati e lo spionaggio interno delle reti digitali globali e vari altri scopi militari.

Anche le chiese cristiane, quelle che si sottomettono al controllo del Pcc attraverso le cosiddette organizzazioni ombrello patriottiche, vengono monitorate da vicino con telecamere di riconoscimento facciale, dentro e fuori. L’ex grande chiesa di Sion a Pechino ha deciso di chiudere piuttosto che sottomettersi alle telecamere del governo montate sul suo pulpito. Il suo pastore, il dottor Ezra Mingri Jin, è stato arrestato e perquisito, e negli ultimi tre anni gli è stato vietato di prendere dei voli dalla capitale per punizione, sebbene non sia mai stato accusato o processato. Allo stesso modo, a sua figlia è stato vietato di viaggiare negli Stati Uniti, dove aveva intenzione di studiare legge.

Il caso del vescovo cattolico Vincent Guo della diocesi di Mindong, nella provincia del Fujian, offre un altro esempio. Per essersi rifiutato di aderire alla Chiesa patriottica, il vescovo è stato sfrattato dalla sua casa il 15 gennaio 2020, il giorno in cui la Cina ha avviato la sua risposta di emergenza al più alto livello a causa del coronavirus. Il prelato 61enne è stato costretto a dormire sulla soglia dell’edificio amministrativo della chiesa. Sotto la pressione internazionale, il Pcc gli aveva permesso di riottenere l’accesso al suo appartamento, ma gli aveva chiuso l’acqua corrente, il riscaldamento e l’elettricità. Con ogni movimento monitorato, il vescovo Guo non poteva più svolgere le sue messe ed è tornato al suo villaggio natale per pregare in solitudine.

Questo insidioso sistema di punteggio del credito sociale basato sulla sorveglianza è stato ritenuto così efficace che il primo maggio il Pcc l’ha introdotto come politica ufficiale per gli affari religiosi. I gruppi religiosi sono le più grandi organizzazioni ideologiche rimaste in Cina distinte dal Pcc e sono visti come una minaccia dal regime. Le nuove regole amministrative per gli affari religiosi richiedono che i leader religiosi sostengano attivamente il Pcc, la sua leadership e i suoi valori fondamentali, anche nei sermoni. Le regole specificano che coloro che entrano nei luoghi di culto devono «essere regolati attraverso rigidi controlli, come verifica dell’identità e registrazione». Non sono ammessi minori di 18 anni. Un nuovo database del governo elencherà i nomi dei leader religiosi legali e regolerà il loro comportamento attraverso un sistema di «ricompense» e «punizioni».

La sorveglianza high-tech della Cina è la base di un nuovo metodo di repressione silenzioso e incruento che attira poco l’attenzione esterna, mentre soffoca efficacemente qualsiasi dissenso politico, pratica religiosa, conoscenze e idee indipendenti dalla linea del Pcc o dalle critiche al leader cinese Xi Jinping. Nondimeno la Cina sta vendendo il suo modello politico agli autoritari a livello internazionale, proponendolo come un’alternativa superiore alla democrazia liberale occidentale.

Il presidente Biden ha il merito di aver compiuto questo importante passo contro un’incombente distopia globale.

 

Nina Shea è senior fellow presso l’Hudson Institute, dove dirige il Center for Religious Freedom.

Le opinioni espresse in quest’articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

Articolo in inglese: iden Is Right to Curb US Investment in China’s High-Tech Spying and Repression



 
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