Angeli e Demoni, entra nel vivo il processo

Di Antonietta Gianola

Si è tenuta venerdì, 25 febbraio, a Reggio Emilia la quinta udienza preliminare del processo Angeli e Demoni. Al centro del processo i presunti affidi coatti e illeciti rilevati nella Val d’Enza. 

Il procedimento è entrato nel vivo con le difese che hanno segnalato carenze e parzialità rilevate nel fascicolo delle indagini preliminari condotte dal sostituto procuratore di Reggio Emilia, Valentina Salvi, titolare dell’inchiesta. Nella replica il pubblico ministero ha spiegato che tutti i fascicoli sono stati presenti e messi a disposizione delle parti in maniera puntuale e ordinata. Da una verifica effettuata, soltanto una decina su oltre 200 verbali (e su oltre 20 faldoni) sono risultate le testimonianze erroneamente non inserite che però sarebbero state tutte sfavorevoli alle difese.

Il suggestivo titolo Angeli e Demoni, ha voluto precisare il Pm Salvi, può aver poi indotto a credere che nel dibattimento si sia voluto schierare da una parte i bambini, innocenti, e dall’altra gli imputati, quando invece si è attinto pienamente dai fatti; ‘demoni’ si riferisce a come i genitori sono stati dipinti da quei professionisti – assistenti sociali, psicologi, terapeuti – che firmavano atti diffamanti, impressionando i bambini con sedute di psicoterapia dove veniva tirato in ballo pure il diavolo: un metodo finalizzato ad accusare papà e mamma, falsamente, sotto le mentite spoglie di angeli salvatori.

A «questa Procura sono state mosse accuse molto pesanti e non voglio che in quest’aula rimanga alcun dubbio», ha spiegato il pm.

In questi mesi alcuni bambini sottratti ai genitori hanno fatto ritorno a casa. Altri rimangono in attesa: si tratta di casi molto delicati, bambini tolti alla nascita per delle presunzioni di colpevolezza prima ancora che il bambino conoscesse la mamma o papà. Le valutazioni tecniche e ideologiche per le quali i bambini furono strappati ai genitori sono state riesaminate e ribaltate. La revisione dei dossier ha confermato che nel giro dei servizi sociali e dei consulenti dei comuni della Val d’Enza si era agito con poteri assoluti, come peraltro consente la legge, almeno sino a un certo punto, e fuori controllo.

Il processo in corso nelle aule reggiane è un’occasione per valutare, nell’ambito della tutela dei minori i metodi adottati che da tempo non funzionano e che hanno fatto troppi danni. Resta fondamentale e primario il compito dei servizi sociali come forma di aiuto e supporto nelle situazioni di disagio e fragilità, autorizzati ad intervenire quando il minore corre reale pericolo per la sua incolumità fisica e psichica.

 
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