Nuovi vaccini Ogm, un pericolo da non sottovalutare

Dal primo vaccino introdotto da Edward Jenner nel 1798 per il vaiolo umano, malattia acuta e contagiosa considerata tra le più devastanti al mondo, sono passati circa 200 anni prima che l’epidemia venisse dichiarata totalmente sotto controllo. Quello che più preoccupa oggi scienziati e studiosi è però la manipolazione in laboratorio del vaccino antivaioloso, tramite la quale vengono prodotti i nuovi vaccini geneticamente modificati che inietterebbero nel sangue dei virus difficili da debellare e al contempo trasmissibili. Questa tendenza rappresenta un pericolo reale sia per l’essere umano che per gli altri ecosistemi.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), ha dichiarato il vaiolo «debellato nel 1980, a seguito di una campagna d’immunizzazione globale», e ritiene che la vaccinazione sia uno dei «migliori interventi sanitari disponibili», considerando il buon rapporto «costo-efficacia, che permette di salvare milioni di persone dalle malattie, invalidità e morte ogni anno».

A luglio del 2015 però, un’indagine dell’Università di Pensilvania ha affermato – e al tempo stesso allertato – che alcuni dei nuovi vaccini fabbricati in laboratorio non sono come il vaccino primario usato per il vaiolo, che contiene il virus vivo naturale ‘Vaccinia’, non modificato geneticamente (con questo virus la persona rimaneva immunizzata e smetteva di riprodurre il microorganismo): l’indagine sostiene che i nuovi vaccini siano più pericolosi e potenti rispetto al virus originale che vogliono combattere, e che continuino a riprodursi nei corpi delle persone vaccinate anche se al momento quest’ultime sembrano non ammalarsi. 

A causare la malattia del vaiolo è stato il virus della famiglia orthopoxvirus, che viene trasmesso per via aerea da persona a persona attraverso goccioline infettate prodotte dalla mucosa orale. Molti animali possiedono un virus della stessa famiglia, che però non si trasmette all’uomo.
Il vaccino ‘Vaccinia’ è un virus vivo ricavato dalle ferite delle mucche ammalate. La sua inoculazione sottocutanea causa sintomi più attenuati, e scatena una risposta immunitaria tramite cui il corpo umano comincia a produrre anticorpi neutralizzanti, che servono a prevenire tutte e due le malattie, quella introdotta dal vaccino Vaccinia e il Vaiolo. Il virus introdotto veniva distrutto dagli anticorpi.

Secondo il Center for Disease Control (Cdc) degli Stati Uniti, con il vaccino Vaccinia, morirono «da 1 a 2 persone circa ogni milione di vaccinati, e 0,1 per un milione nella rivaccinazione raccomandata dopo 10 anni (morte spesso causata dall’encefalite post-vaccinica o vaccinia progressiva, una complicazione caratterizzata dalla morte cellulare nella zona di vaccinazione, con successive lesioni metastatiche).

La percentuale di morte nelle diverse epidemie di vaiolo umano prima della vaccinazione oscillava tra il 14 e il 60 per cento, secondo il National Center for Biotechnology Information (Ncbi). Il Cdc sottolinea che il vaccino vivo prodotto dai laboratori oggi non viene raccomandato ai minori di 12 anni, tra i quali si presenta un maggior numero di casi di encefalite post-vaccinica. «Più frequentemente colpisce i vaccinati con meno di un anno di età», e di questi, dal 15 al 25 per cento muore, e il 25 per cento rimane con danni neurologici permanenti.

In questo decennio alcuni scienziati hanno usato ceppi di questo virus del vaiolo per quella che viene chiamata ‘ingegneria genetica’: il Dna del virus originale viene ‘ricombinato’ con Dna esterno. Questi vaccini geneticamente modificati (Ogm), secondo quanto afferma il Cdc, servono «per promuovere antigeni immunizzanti di herpesvirus, epatite B, rabbia, influenza e virus dell’immunodeficienza umana (Hiv)». In questi laboratori, il personale riceve il vaccino come protezione. 

Riguardo alla produzione di organismi geneticamente modificati (Ogm), in una lettera aperta pubblicata dall’Institute of Science in Society (Isis,) più di 800 scienziati hanno chiesto alle autorità sanitarie internazionali una moratoria, includendo quei prodotti utilizzati per la sanità.

In un altro documento del 2012, gli scienziati hanno messo in evidenza la loro preoccupazione per la contaminazione di alcuni vaccini con Dna esterno: «quando di recente è stato scoperto che il vaccino Gardasil per il virus del papilloma umano (Hpv) conteneva del Dna contaminato, la Food and Drug Administration (Fda negli Stati Uniti) non ha perso tempo nel negare la contaminazione del Dna, considerandola un innocuo sottoprodotto della produzione dei vaccini. Non siamo d’accordo: questo Dna estraneo è potenzialmente dannoso. Va inoltre notato che la sicurezza e l’efficacia dei vaccini Hpv sono stati oggetto di controversie sin dall’inizio».

Da quel che è noto, l’ultimo caso naturale di vaiolo conosciuto si è verificato in Somalia nel 1977, e da allora in poi, i casi noti sono stati causati da incidenti di laboratorio. Nel 1978 a Birmingham, Inghilterra, in questa maniera è rimasta uccisa una persona e si è sviluppata in seguito un’epidemia limitata. Si crede che il vaccino, se somministrato fino a 4 giorni dopo l’esposizione, possa fornire un’immunità protettiva, che diminuisce la gravità dei sintomi, spiega il rapporto Oms.

Il Cdc ha confermato che le nuove epidemie di vaiolo «hanno riportato infezioni acquisite in laboratorio con il virus del vaccino ricombinante (modificato geneticamente). Tuttavia, dal momento che nessun sistema di controllo è stato istituito per monitorare i lavoratori di laboratorio, il rischio di infezione per le persone a contatto con culture e materiali contaminati da questi virus non è noto». Queste parole confermano la preoccupazione dei ricercatori dell’Isis, che sostengono come sia necessario uno studio più approfondito.

I nuovi vaccini vengono commerciati sia per l’essere umano che per gli animali, e gli scienziati hanno cominciato ad allertare sulle inquietanti conseguenze osservate.

«Quando un vaccino funziona perfettamente, come i vaccini per l’infanzia come il vaiolo, previene gli individui vaccinati infettati dalla malattia, e impedisce loro anche di trasmettere il virus ad altre persone», ha dichiarato il ricercatore Andrew Read nel presentare il suo studio, aggiungendo che in alcuni nuovi vaccini si stanno creando virus che non muoiono, secondo una pubblicazione dell’Università di Pensilvania del 27 luglio.

Per arrivare a questa conclusione, Read ha studiato per lungo tempo la malattia aviaria di Marek e l’uso del vaccino di Marek. Lo studio è stato condotto insieme a Venugopal Nair, che ha guidato il team di ricerca nel Regno Unito, ed è responsabile del programma di Malattie virali come l’aviaria presso l’Istituto di Pirbright, usato come laboratorio di riferimento dall’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale (Oie).

La ricerca «dimostra che esiste un altro tipo di vaccino», che non è come quello del vaiolo, «che permette alle forme di virus altamente virulente di sopravvivere», ha spiegato Nair.

Sebbene la persona che riceve il vaccino sia protetta, il virus continua a diffondersi nei soggetti non vaccinati. «Le stesse persone vaccinate lo permettono», perché il virus continua la sua riproduzione dentro al corpo, e gli anticorpi risultanti servono solo per non ammalarsi.

Il problema è da considerarsi su lungo periodo, dato che i nuovi vaccini si dice durino una certa quantità d’anni, e potrebbero essere responsabili delle malattie anche in chi è già vaccinato ma che non ha ricevuto un nuovo vaccino.

Il microorganismo che causa la malattia di Marek nel pollame, «ha reso l’industria del pollame molto dipendente della vaccinazione per il controllo della malattia», ha detto lo scienziato.

Per gli scienziati questo non è l’unico caso, e mette in evidenza una realtà che secondo loro le autorità sanitarie devono valutare.

Sempre parlando di questo esempio, l’azienda Merial Select Inc. che fabbrica il vaccino di Marek, ritiene secondo la pagina web in spagnolo, che «il vaccino soddisfi tutti i requisiti delle autorità del Messico e del Dipartimento di Agricoltura degli Stati Uniti, in quanto a innocuità, purezza, potenza e capacità di immunizzare i pollami».

IL DIVIETO DELLA NORVEGIA AI VACCINI OGM

Il vaccino antirabbico RG Labor V, geneticamente modificato, esempio di virus ricombinante, in precedenza è stato uno dei prodotti vietati in Norvegia e in altri Paesi europei. A livello legale, il governo norvegese ha sostenuto nel 2014 sulla sua pagina Internet, che rappresenta un «rischio di danni alle persone e all’ambiente», spiegando che questo è preparato con il gene del virus della Rabbia in un virus Vaccinia (il virus delle mucche usato per controllare il vaiolo), il cui genere è della famiglia Orthopoxviridae, «alla quale appartengono il virus del vaiolo e poxvirus, molto pericolosi e letali».

Il vaccino viene promosso dalle autorità europee per gli animali selvatici e gli animali domestici, con applicazione manuale o da diffondere liberamente nell’aria.

In termini di salute, «il virus vaccinia ha una gamma di ospiti molto ampia (insetti, uccelli, roditori e la maggior parte degli altri mammiferi), creando così una vera opportunità per la diffusione di un virus geneticamente modificato agli esseri umani e agli altri esseri degli ecosistemi», ha riferito il governo.

Questo potenziale rischio per l’uomo è associato con il rischio di diffusione e proliferazione, riferisce il rapporto. Inoltre si sostiene che la ricerca sugli effetti a lungo termine sia ancora insufficiente.

 

 

 
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