Al via la Coppa del mondo di sci alpino 2015-16: la parola a Kristian Ghedina

Nel weekend si alza il sipario sulla Coppa del Mondo di sci alpino, con il classico gigante di apertura sul ghiacciaio austriaco di Solden. Le donne scendono in pista per prime, sabato. E proprio in campo femminile ci sono già state grosse sorprese per il forfait delle due principali protagoniste della scorsa stagione. Domenica mattina, invece, toccherà agli uomini: al cancelletto di partenza dovrebbero esserci tutti i grandi gigantisti dello scorso anno.

Grande attesa anche tra gli azzurri in entrambe le categorie per vedere se c’è stato l’atteso salto di qualità. L’ex discesista Kristian Ghedina, vincitore di una Coppa del Mondo in discesa libera e italiano più vincente di sempre in questa specialità, ci introduce allo scenario della stagione di Coppa che sta per iniziare, con un focus su entrambe le categorie e con quei consigli pratici ai più giovani atleti, che solo un grande campione come lui può dare.

L’apertura di questa Coppa del mondo di sci alpino 2015-16 presenta un panorama piuttosto nuovo: non ci saranno la Fenninger e la Maze ad esempio. Partendo proprio dalla categoria femminile, che sarà la prima a scendere in pista sabato alle 9.30, chi sono le favorite?

«Sì, sicuramente delle pedine vincenti un paio sono fuori, quindi i giochi si fanno relativamente più facili per le altre candidate; i nomi alla fine sono sempre i soliti per le candidate alla coppa del mondo, come la Vonn [che al primo slalom gigante di sabato non ci sarà, ndr], la Gut, e la Weirather. Per le italiane sicuramente non abbiamo nessuna che può ambire a vincere la Coppa del Mondo generale, però per le varie discipline c’è un bel palmares di ragazze, come la Fanchini, la Brignone ecc».

E nel maschile, chi sono i favoriti?

«A livello internazionale, per quanto riguarda quelli candidati alla Coppa del Mondo generale, non c’è più Benni Raich che si è ritirato, ma ci saranno sempre Hirscher, Felix Neureuther, Alexis Pinturault, Svindal, ecc. Per quanto riguarda l’Italia diciamo che siamo ancora nel corso del cambio generazionale; sicuramente non abbiamo ancora un nuovo Tomba, però ci sono anche lì diversi atleti nelle varie discipline che possono fare bene: Simoncelli, Blardone, Manfred Moelgg; c’è qualche giovane come Nani, Borsotti, che sono promettenti e hanno fatto qualcosa di buono, e adesso penso saranno quelli che andranno a sostituire i nostri soliti vecchi nomi nel gigante».

«Anche nella discesa per l’Italia abbiamo sempre i soliti nomi: Innerhofer, Dominik Paris, Peter Fill; non sono tanti, la discesa è una disciplina un po’ più longeva nel senso che gli atleti emergono dopo perché ci vuole un po’ più di esperienza, e smettono anche più tardi; la discesa non è come lo slalom gigante dove devi avere un fisico super esplosivo e pimpante come una molla; nella discesa conta tanto l’esperienza, un po’ il coraggio che forse man mano viene con l’esperienza. Quindi non necessita di quell’esplosività che invece richiede lo slalom gigante, ci sono movimenti più grandi che necessitano di quella sensibilità che acquisisci con l’esperienza, c’è chi ce l’ha già di suo ma sicuramente nel tempo queste doti qui le puoi migliorare con l’allenamento».

Quali sono le nazioni favorite?

«C’è la Svizzera, che ha avuto un paio di anni di crisi, ma in questi ultimi due anni son ritornati di nuovo a crescere e anche molto; poi l’Austria, che è sempre stata la nazione principe, e sicuramente sarà ancora la più forte, perché sono quelli che fanno più punti in assoluto nelle squadre di coppa del mondo, però sicuramente tutte le altre nazionali cercheranno di portare via punti all’Austria che ha atleti veramente forti; inoltre per loro è lo sport nazionale quindi investono molto su questo sport. C’è la Francia che è una bella squadra, la Norvegia che adesso ha Svindal; loro non hanno mai avuto grandissime squadre ma ogni anno hanno avuto sempre uno o due campioni che hanno portato in alto la nazione, anche Svindal adesso comincia ad avere relativamente la sua età ma ci sarà sicuramente qualche altro giovane norvegese che andrà forte.

L’Italia? Quali consigli può dare alle giovani promesse italiane?

«L’Italia se la può giocare, è una squadra che a livello di nazionali mondiali arriva sempre nelle prime quattro-cinque, quindi staremo a vedere».

«Gli atleti ci sono, però poi alla fine dipende sempre dalla testa di ognuno, da che cosa a uno gli passa dentro la testa e lì fa la differenza il grande campione; perché vincere è sicuramente difficile, però poi rimanere energici è ancora più difficile e per questo è veramente importante la testa; non ti devi far condizionare molto dai fattori esterni, come possono essere il pubblico, i soldi, lo sponsor, il business, la tensione di essere in dovere di fare risultato nei confronti dell’Italia o di te stesso anche, perché tutti si aspettano qualcosa da te; la bravura è proprio superare mentalmente queste difficoltà e affrontarle di petto, e lì c’è chi riesce a farlo bene (e non sono tanti) e chi invece ha più difficoltà e patisce, e quando inizia a fare risultato sa che può far bene ma fa fatica a riconfermarsi, magari dopo un po’ può fare un altro risultato, ma il difficile oltre che andar forte è rimanere forti».

«Perché quando inizi a far risultati ti chiamano, la popolarità aumenta, hai molta più pressione perché la stampa ti porta nelle prime pagine e tu cominci a sentirti forte, e lì subentra un gioco psicologico al punto che diventa veramente dura da superare mentalmente, perché rischi di dimenticarti che il risultato in quella gara è arrivato col lavoro, col sacrificio, l’impegno, le rinunce; però poi ti caricano, il pubblico, la gente, la stampa, e pensi di essere indistruttibile, ma è da lì in avanti che vedi la differenza del campione, quello che ha la testa e che riesce a superare questi momenti con la testa».

«Non bisogna lasciarsi traviare troppo da altre cose come la popolarità, perché lo sci alpino è una disciplina dove il lavoro fisico, atletico e anche il lavoro di pista che fai è veramente molto importante, conta molto preparare il fisico al meglio, poiché non ti puoi inventare niente, sei tu lì da solo contro il cronometro, che gira per tutti in egual modo, e se una, due o tre volte non fai risultato, non è perché il cronometro è andato più veloce, le colpe te le devi assumere, può capitare una volta o due che sei fortunato, ma se nella media non continui a far risultato ti devi prendere le tue colpe».

«Quindi bisogna cercare di non farsi traviare dal successo, dal risultato di una o due gare, e tener sempre la testa bassa, sapere che devi continuare a lavorare, non dedicarti troppo a quelli che sono gli eventi, gli sponsor, perché dopo iniziano a cercarti, devi essere bravo a gestire la tua persona, e non dedicare troppo tempo a quelle cose, perché devi mettere sempre davanti a tutto il lavoro».

Segue ancora Kostelic?

«No, non lo seguo più dalla primavera; l’ho allenato dal 2012 fino al 2015, ma ora ho interrotto l’accordo di collaborazione che avevo con loro [la nazionale croata, ndr], perché lui quest’anno non farà più discesa libera, e io lo seguivo per la discesa libera; parteciperà a due o tre combinate e allo slalom. Lui adesso è a fine carriera e continuerà solo un altro anno, adesso ha 35 anni, e non facendo più quella disciplina in realtà non hanno più bisogno di me, adesso hanno ridimensionato la squadra. Attualmente lavoro a Cortina e mi dedico alla scuola di sci».

Ha intenzione di continuare ad allenare nelle nazionali?

«Sì, mi piace e ho intenzione, però ci sono i coordinatori, è un po’ dura, i posti per poter andar a fare l’allenatore sono limitati, alla fine sono le società che decidono, io a dir la verità non mi sono neanche proposto ancora, perché pensavo di continuare ancora con la Croazia, ma per quest’anno mi va bene così, seguo la mia nuova scuola di sci e magari per il prossimo anno ritornerò di nuovo dentro e mi proporrò per lavorare vicino a qualche altra squadra, magari anche con gli italiani; per esempio quest’anno so che hanno cercato perché hanno cambiato un po’ tutto il contingente degli allenatori delle squadre nella discesa libera, però loro sapevano anche che io in teoria dovevo continuare con la Croazia, poi alla fine mi sono proposto ma era già troppo tardi perché avevano già deciso le squadre».

Intervista rivista per ragioni di brevità e chiarezza

 

 

 
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