5 cose da sapere sul nuovo presidente dell’Argentina

Di Marcos Schotgues

Chi è Javier Milei, l’uomo eletto alla presidenza dell’Argentina con la promessa di tagliare i dipartimenti governativi e di opporsi al socialismo?

Le grida a favore della libertà sono risuonate per le strade di Buenos Aires la sera del 19 novembre, quando Javier Milei è stato eletto nuovo presidente dell’Argentina.

«Buonasera a tutti gli argentini di buona volontà, perché oggi inizia la ricostruzione dell’Argentina», ha affermato Milei nel suo primo discorso come neo eletto presidente del Paese, proprio al termine dello spoglio dei voti.

Considerato una figura controversa, il libertario ha vinto il ballottaggio del Paese con un margine di 11 punti – contro le aspettative – con il 55,7% dei voti.

Milei entrerà in carica il 10 dicembre con l’arduo compito di domare un’inflazione galoppante, uno Stato burocratico rigonfio e un’opposizione dell’establishment abituato a dominare la politica della nazione.

La vittoria elettorale ha scosso l’establishment politico non solo in Argentina ma in tutta l’America Latina.

Ecco cinque cose da sapere su Javier Milei e sui suoi piani come presidente.

1. «L’ultra libertario» anticomunista

Milei ha attirato l’attenzione come outsider fin dall’inizio della sua carriera politica.

Nello spettro politico è più a destra di qualsiasi altro leader argentino con altrettanto successo elettorale. È un tipo schietto, fatto su misura per il pubblico sudamericano, cosa che gli è spesso valsa l’etichetta di «populista».

Ex portiere della squadra giovanile del Chacarita Juniors, nota squadra di calcio, Milei è stato anche cantante di una cover band dei Rolling Stones.

Un momento iconico del suo tempo in politica è stato ripreso in un video virale, in cui è vestito con un abito giallo e nero con una maschera e un mantello e canta una parodia del pezzo d’opera classico di Giuseppe Verdi «La Traviata», in cui critica la stampa di moneta.

«Un applauso a Javier, generale Ancap!» si sente urlare da un aiutante mentre la canzone finisce. «Ancap» è l’abbreviazione di «anarco-capitalista», un’etichetta che riflette l’ideologia proclamata dall’argentino.

Milei è salito alla presidenza dopo soli due anni come membro del Congresso. Ha toccato le corde delle ossessioni più appassionate dell’Argentina: musica, umorismo e calcio, mentre, allo stesso tempo, ha affrontato l’iperinflazione e il privilegio politico di casta che affligge il suo popolo.

Nel 2018, è stato registrato come l’economista con il maggior numero di interviste e di minuti in onda in Argentina, con un ampio margine.

Milei ha vinto le elezioni del 19 novembre trasmettendo in modo efficace due punti al pubblico e «affrontando le élite profondamente radicate», secondo quanto ha spiegato a Epoch Times Roderick Navarro, analista politico del media con sede a Miami PanAm Post.

Il primo punto è quello di sconfiggere «la classe politica che ha impoverito l’Argentina», e il secondo è «guidare il Paese con un piano di riforme di libero mercato», ha affermato Navarro.

Le riforme «getterebbero le basi affinché l’Argentina diventi una potenza mondiale in 35 anni».

«Questo lo ha reso un leader popolare, non un populista. Lo ha trasformato nell’uomo che ha posto fine a un’era di decadenza politica in Argentina e ha dato inizio a una nuova era di prosperità, sicurezza e decenza».

La spinta di Milei per le riforme del libero mercato è supportata dalla sua esperienza in economia. Ha due master in economia ed è autore di oltre 50 articoli accademici e una miriade di libri sull’argomento.

Ha insegnato per più di 20 anni come professore universitario di macroeconomia, economia della crescita, microeconomia e matematica per economisti.

I media finanziari hanno riferito che il bitcoin è cresciuto del 3%, avvicinandosi al massimo storico, dopo che Milei ha vinto le elezioni. Milei ha ripetutamente sostenuto la criptovaluta e criticato la Banca Centrale argentina.

2. La sfida economica

L’attenzione di Milei all’economia ha un fascino speciale in questo momento.

Il tasso di inflazione annuale dell’Argentina ha raggiunto l’incredibile cifra del 142% durante la settimana delle elezioni. Gli analisti della banca centrale prevedono che entro la fine dell’anno potrebbe raggiungere il 185%.

Le riserve di valuta estera si stanno esaurendo e la valuta del peso ha poche promesse per i risparmiatori. Il governo federale ha dovuto affrontare dure critiche per la spesa eccessiva.

Milei ha promesso di affrontare queste sfide diminuendo l’interferenza statale nell’economia nazionale e aggiungendo potenzialmente il dollaro Usa come valuta.

Altri piani includono la riduzione del numero di agenzie e ministeri federali.

Un video virale lo mostra mentre rimuove i nomi dei dipartimenti governativi da una lavagna. «Lo Stato non è la soluzione; lo Stato è il problema», afferma Milei, proponendo di ridurre i dipartimenti federali da 19 a otto.

Le 11 agenzie sbarrate includono il Ministero dell’Ambiente e dello Sviluppo Sostenibile; il Ministero delle Donne, del Genere e della Diversità; e il Ministero dell’Istruzione, da lui chiamato «il Ministero dell’Indottrinamento».

«La sfida è il buon governo», ha spiegato a Epoch Times Carlos Sánchez Berzaín, ex ministro della difesa della Bolivia e ora capo dell’Istituto Interamericano per la Democrazia.

Milei dovrà affrontare non solo ostacoli economici, ma anche una forte opposizione da parte del «castro-chavismo», l’ideologia profondamente radicata del «socialismo del 21° secolo» nella regione.

«I fallimenti dei presidenti non socialisti dovuti al malgoverno sono numerosi e ripetuti in America Latina. Il cambiamento inizia in Argentina, ma anche la cospirazione del castro-chavismo. Questo risultato liquida il kirchnerismo. La sconfitta del socialismo del 21° secolo dipende dal buon governo di Milei», sostiene Sánchez Berzaín.

«Kirchnerismo» è un’etichetta associata agli ex presidenti di sinistra Néstor e Cristina Kirchner, la coppia di orientamento socialista che ha dominato la politica argentina negli ultimi decenni. La Kirchner è l’attuale vicepresidente.

Navarro è d’accordo: «La nuova amministrazione argentina ha vinto una battaglia elettorale, ma la casta politica continuerà a fare tutto ciò che è necessario per far fallire [Milei, ndr]. Se riusciranno a sabotare l’amministrazione Milei, costruiranno una narrazione necessaria per riprendere il potere».

Alcuni mettono in dubbio la capacità di Milei di attuare le sue proposte elettorali come nuovo arrivato nel ramo esecutivo. Sánchez Berzaín ha affermato che il nuovo presidente farà bene a ottenere il sostegno della destra moderata del Paese che lo ha sostenuto nel ballottaggio del 19 novembre, tra cui Patricia Bullrich, sconfitta al primo turno delle elezioni, e Mauricio Macri, ex presidente del centrodestra: «Il contributo e la partecipazione di Macri e Bullrich sono stati fondamentali per la vittoria di Milei al secondo turno, ma sarebbe fondamentale la loro partecipazione al governo vista la loro esperienza».

3. I fantasmi del passato

Un detto in economia spesso attribuito al premio Nobel Simon Kuznets recita: «Nel corso della storia, ci sono stati solo quattro tipi di economie nel mondo: avanzata, in via di sviluppo, Giappone e Argentina».

Il Paese ha avuto una storia economica unica, oscillando dalla fortuna alla tragedia.

All’inizio del XX secolo era una delle superpotenze emergenti del mondo, rivaleggiando con gli Stati Uniti. Era più ricca della Germania e della Francia: a Parigi alcuni scherzavano dicendo di essere «ricchi come un argentino».

Ora non è nemmeno lontanamente paragonabile all’Argentina che era un tempo tra le economie mondiali. Ma il suo viaggio sulle montagne russe della storia ha profondamente plasmato la visione che gli argentini hanno di se stessi.

La coalizione politica di Milei «La Libertad Avanza», descrive la sua missione di «promuovere politiche pro-libertà che aiutino lo sviluppo economico, politico e culturale di cui gli argentini hanno bisogno per tornare ad essere il Paese che una volta eravamo all’inizio dell’anno 1900».

Milei si trova ad affrontare una guerra per i cuori e le menti del suo popolo, ma nella quale ha chiaramente un vantaggio dopo le elezioni.

L’elezione di Milei è destinata a spazzare via lignaggi politici di lunga data e a rompere con le tradizioni politiche più consolidate, in particolare l’influenza dell’ex presidente Juan Domingo Perón, che è stato consacrato dalla sinistra come simbolo dell’eccezionalismo e dell’energia.

Perón fu un leader populista e un ‘uomo forte’ che governò dal 1946 al 1955 e di nuovo dal 1973 al 1974.

L’avversario sconfitto di Milei, il candidato di sinistra Sergio Massa, così come il presidente uscente Alberto Fernández, sono entrambi descritti come «peronisti». Una lunga stirpe di deputati e attivisti condivide la stessa etichetta.

4. Un antidoto al socialismo regionale

«Non farò accordi con nessun comunista. Sono un difensore della libertà, della pace e della democrazia. I comunisti semplicemente non si adattano a questo», ha affermato Milei a Tucker Carlson in un’intervista diventata virale durante la sua campagna.

«I cinesi non si adattano a questo. Putin no. Lula [il presidente del Brasile, ndr], diciamo, no».

Fa eco a gran parte della sua retorica degli ultimi anni: «Vogliamo essere il faro morale del continente. Vogliamo essere i difensori della libertà, della democrazia, della diversità e della pace. Quindi noi dell’amministrazione non promuoveremo alcun tipo di azione con comunisti o socialisti».

Con l’avvicinarsi delle elezioni si sono diffuse notizie di ansia tra i governanti di sinistra del Sud America. La regione ha visto un’ondata di vittorie elettorali socialiste, lasciando solo tre Paesi non governati da amministrazioni di sinistra: Ecuador, Paraguay e Uruguay.

Milei ha definito i leader socialisti «spazzatura» ed «escrementi umani» e ha promesso di non promuovere legami stretti con loro, economici o di altro tipo.

Il principale quotidiano brasiliano O Estado de São Paulo ha pubblicato articoli, dove l’amministrazione brasiliana Lula da Silva vede la vittoria di Milei come apocalittica e ha spinto contro la sua campagna.

Secondo Navarro «queste elezioni significano una sostanziale sconfitta per il Forum di San Paolo».

Il Forum di San Paolo è un’organizzazione regionale formata dal cubano Fidel Castro e dal brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva nel 1990 per promuovere il socialismo nella regione. Ha unito gruppi narcoterroristici, tra cui le Farc colombiane, movimenti sociali e partiti politici.

Navarro sostiene che il gruppo, ora scosso dall’elezione di Milei, sia stato una forza politica nella regione e uno strumento per promuovere la criminalità: «Dopo Fidel Castro e Lula, Chávez e Néstor Kirchner, si sono impegnati ad essere leader regionali per la costruzione di un progetto di criminalità organizzata transnazionale, utilizzando le strutture degli Stati per realizzarlo. Ora, l’amministrazione argentina sarà un alleato delle amministrazioni degli Stati Uniti e di Israele, dell’Europa e dei Paesi liberi. Non vedremo più il servizio estero argentino schierarsi con i dittatori».

5. Congratulazioni da Trump

Mentre si diffondevano le notizie sul vantaggio di Milei nei sondaggi e sull’ansia della sinistra regionale per la sua candidatura presidenziale, l’argentino ha spesso twittato al riguardo. «La casta rossa trema», lasciando intendere che i suoi avversari fossero spaventati.

La sua retorica è stata celebrata dalla destra nella regione e non solo, come un «momento di svolta» epocale.

Sui social media sono apparsi post che paragonano Milei all’ex presidente Donald Trump e all’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro.

Il presidente Trump ha scritto sul suo account Truth Social, di essere «molto orgoglioso» di Milei, poiché «renderà di nuovo grande l’Argentina».

Bolsonaro ha pubblicato un video su X (ex Twitter) che lo mostra mentre parla al telefono con Milei la mattina dopo le elezioni: «Come ti ho detto in un messaggio precedente, il tuo lavoro va oltre l’Argentina. Per noi rappresenti molto; siamo a favore della democrazia e siamo amanti della libertà. Sei molto importante per il Brasile e stai tranquillo, per tutto ciò che è possibile, sarò a tua disposizione. Sono certo che Dio ti illuminerà, ti proteggerà e farai una grande amministrazione, per il bene dei nostri Paesi».

Milei ha invitato Bolsonaro alla sua inaugurazione.

 

Articolo in inglese: 5 Things to Know About Argentina’s New President

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