Il Venezuela di Maduro minaccia di unire un territorio vicino, ricco di petrolio

Si prospetta un braccio di ferro sul territorio di Essequibo, ricco di risorse, mentre Venezuela e Guyana aumentano la presenza militare al confine comune.

L’Essequibo è attualmente sotto il controllo della Guyana, ma entrambi i Paesi lo rivendicano come proprio.

Le ostilità hanno raggiunto un nuovo livello quando i venezuelani hanno votato unilateralmente per sostenere la rivendicazione del loro Paese sul territorio in un referendum pubblico il 3 dicembre.

Il dittatore venezuelano Nicolás Maduro ha celebrato il risultato del referendum con una minaccia velata, affermando: «Questo è un referendum storico che ha messo il Venezuela in piedi: ed è ora di riconquistare quello che i liberatori ci hanno lasciato».

Secondo Demerara Waves, un media con sede in Guyana, il 14 novembre la Guyana ha presentato alla Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite (Icj) le prove che il Venezuela intende impadronirsi della regione contesa con la forza.

I funzionari delle forze armate statunitensi e le loro controparti in Guyana si sono incontrati il 27 e 28 novembre, secondo il Dipartimento di Stato statunitense.

«Le forze di difesa degli Stati Uniti e della Guyana hanno discusso i prossimi impegni, tra cui sessioni di pianificazione strategica e processi per migliorare la prontezza militare e le capacità di entrambi i Paesi di rispondere alle minacce alla sicurezza», si legge nel comunicato dell’Ambasciata degli Stati Uniti in Guyana.

Sostenitori del movimento Chavismo partecipano a una marcia durante la campagna di chiusura in vista del referendum sul territorio dell'Essequibo, a Caracas, Venezuela, il 1° dicembre 2023. (PEDRO RANCES MATTEY/Afp via Getty Images)
Sostenitori del movimento Chavista partecipano a una marcia durante la campagna di chiusura in vista del referendum sul territorio dell’Essequibo, a Caracas, Venezuela, il 1° dicembre 2023. (PEDRO RANCES MATTEY/Afp via Getty Images)

Anche il confinante Brasile ha spostato le truppe ai confini con i due Paesi.

Con i suoi circa 160 mila chilometri quadrati, l’Essequibo è leggermente più grande dello Stato di New York e costituisce circa due terzi di tutto il territorio della Guyana.

Nel 2015 la ExxonMobil vi ha scoperto un’importante riserva di petrolio. Dopo un’altra scoperta in ottobre, le riserve petrolifere note della Guyana superano ora quelle del Kuwait e degli Emirati Arabi Uniti. La scoperta ha riportato sotto i riflettori la secolare disputa sui confini.

Sebbene il referendum del 3 dicembre in Venezuela non sia vincolante, si teme che possa essere usato per giustificare un’aggressione. Gli elettori del referendum si sono anche opposti alla giurisdizione della Corte internazionale di giustizia sulla disputa sui confini.

Il 1° dicembre, la Corte internazionale di giustizia ha ordinato al Venezuela di astenersi dall’intraprendere qualsiasi azione che possa alterare il controllo della Guyana sull’Essequibo.

Dopo lunghe trattative, la Icj è attualmente l’autorità che media una soluzione tra la Guyana e il Venezuela, ma i suoi avvertimenti sembrano cadere nel vuoto, poiché Caracas continua a lanciare minacce.

La Corte internazionale di giustizia all'Aia, nei Paesi Bassi, il 6 giugno 2023. (REMKO DE WAAL/ANP/Afp via Getty Images)
La Corte internazionale di giustizia all’Aia, nei Paesi Bassi, il 6 giugno 2023. (REMKO DE WAAL/ANP/Afp via Getty Images)

Due secoli di ostilità

L’origine della disputa sul confine tra Venezuela e Guyana risale all’epoca coloniale ed è anche influenzata dalla Dottrina Monroe degli Stati Uniti, un avvertimento del 1823 alle potenze europee di fermare la colonizzazione nell’emisfero occidentale.

Nel 1814, gli inglesi acquisirono l’attuale Guyana dagli olandesi.

Come colonia spagnola, il Venezuela comprendeva la regione dell’Essequibo. Dopo anni di guerra, il Venezuela ottenne l’indipendenza dalla Spagna nel 1821.

Ma nel corso del rimodellamento della regione, il confine con il Venezuela rimase indefinito.

Nel 1840, Robert Schomburgk, un esploratore britannico, fu incaricato di rilevare la regione di confine e di tracciare un confine. Conosciuta come Linea di Schomburgk, questa demarcazione è la base del confine odierno.

Nel 1841, in risposta alla demarcazione, il Venezuela rivendicò la sovranità sulla regione dell’Essequibo, dando inizio alla lunga contesa.

Le cascate di Kaieteur nel Parco nazionale di Kaieteur, nell'Essequibo centrale, in Guyana, il 24 settembre 2022. (PATRICK FORT/Afp via Getty Images)
Le cascate di Kaieteur nel Parco nazionale di Kaieteur, nell’Essequibo centrale, in Guyana, il 24 settembre 2022. (PATRICK FORT/Afp via Getty Images)

Gli Stati Uniti intervennero infine in base alla Dottrina Monroe e fecero pressione per ottenere un accordo. Nel 1899, un tribunale internazionale favorì ampiamente i britannici e stabilì che l’Essequibo rientrasse nel territorio della Guyana.

Nel 1962, il Venezuela rivendicò la nullità della decisione del 1899, sostenendo che la sentenza fosse il risultato di un accordo politico.

La Guyana divenne indipendente nel 1966, ma la questione rimase irrisolta. Da allora si sono susseguiti tentativi di risolvere la controversia.

Il Venezuela ha sempre mantenuto le sue pretese sulla regione, nonostante i successivi cambi di regime e i cambiamenti di ideologia.

Sotto la dittatura socialista di Maduro, il Venezuela è diventato sempre più assertivo sulle rivendicazioni.

Il referendum del 3 dicembre ha consolidato la sua posizione e ha fornito una giustificazione per rompere la posizione della Icj e gli attuali canali diplomatici.

Bambini escono da scuola a Port Kaituma, in Guyana, il 22 settembre 2022. (PATRICK FORT/Afp via Getty Images)
Bambini escono da scuola a Port Kaituma, in Guyana, il 22 settembre 2022. (PATRICK FORT/Afp via Getty Images)

Boom petrolifero

La scoperta di ulteriori risorse petrolifere nell’Essequibo non ha fatto altro che aumentare la posta in gioco nella regione.

Secondo S&P Global Market Intelligence, la Guyana è destinata a diventare «l’economia a più rapida crescita del mondo nel 2024».

Il suo tasso di crescita del Pil è aumentato del 27% quest’anno e si prevede che crescerà del 34% l’anno prossimo, secondo S&P.

Nonostante abbia solo 830 mila abitanti, la Guyana è pronta a diventare il quarto produttore di petrolio offshore al mondo, come ha riferito l’Associated Press a maggio.

Da allora, sono state registrate numerose altre scoperte di nuove riserve petrolifere. Dal 2015, la Guyana ha effettuato 46 scoperte di petrolio, secondo un articolo della Reuters.

E dato che molte delle risorse sono legate all’Essequibo, l’interesse per la regione è aumentato.

Sebbene il Venezuela sia già uno dei Paesi più ricchi di petrolio al mondo, il petrolio offshore trovato in Guyana è di qualità superiore.

Una mossa militare del Venezuela potrebbe mettere in pericolo gli interessi statunitensi nella regione. Le società statunitensi ExxonMobil e Hess sono infatti tra i principali esploratori e produttori offshore che potrebbero essere colpiti.

Il regime venezuelano è stato sanzionato dal governo statunitense per le violazioni dei diritti umani e per la mancata collaborazione nella lotta al terrorismo e al traffico di droga. I suoi leader sono stati incriminati dal Dipartimento di Giustizia per una cospirazione di «narco-terrorismo» volta a «inondare» gli Stati Uniti di narcotici.

Membri delle forze speciali dell'esercito venezuelano partecipano a una parata militare a Tumeremo, in Venezuela, a circa 90 chilometri dal confine con la Guyana, il 21 luglio 2015. (FEDERICO PARRA/Afp via Getty Images)
Membri delle forze speciali dell’esercito venezuelano partecipano a una parata militare a Tumeremo, in Venezuela, a circa 90 chilometri dal confine con la Guyana, il 21 luglio 2015. (FEDERICO PARRA/Afp via Getty Images)

L’azzardo di Maduro

Secondo gli esperti, il referendum venezuelano e l’accresciuta assertività sono un tentativo da parte di Maduro di ottenere sostegno e distogliere l’attenzione dai problemi del regime in un contesto di crescente pressione per l’organizzazione di elezioni libere ed eque.

Roderick Navarro, analista politico del PanAm Post di Miami, ha dichiarato a Epoch Times che «questo referendum non è casuale».

«Arriva in un momento in cui Maduro e il Chavismo hanno una debolezza all’interno del Paese a causa della povertà causata dalla sua amministrazione», ha dichiarato.

Quando l’opposizione all’amministrazione di Maduro è diventata evidente, il referendum è stato improvvisamente programmato, ha proseguito Navarro.

L’opposizione venezuelana ha tenuto un’elezione primaria autogestita il 22 ottobre. Il politico di destra María Corina Machado si è aggiudicata una vittoria schiacciante con circa il 90% dei voti.

Le elezioni venezuelane sono da tempo sotto osservazione per la mancanza di trasparenza. Rimane il dubbio se il Paese vedrà un voto equo l’anno prossimo. Alla signora Machado è attualmente vietato candidarsi ufficialmente alle elezioni organizzate dal governo.

Un uomo cammina accanto a un murale che promuove un referendum per chiedere ai venezuelani di considerare l'annessione della regione di Essequibo, amministrata dalla Guyana, a Caracas, in Venezuela, il 28 novembre 2023. (FEDERICO PARRA/Afp via Getty Images)
Un uomo cammina accanto a un murale che promuove un referendum per chiedere ai venezuelani di considerare l’annessione della regione di Essequibo, amministrata dalla Guyana, a Caracas, in Venezuela, il 28 novembre 2023. (FEDERICO PARRA/Afp via Getty Images)

Secondo i media statali, circa 10,5 milioni di venezuelani hanno votato al referendum del 3 dicembre.

Robert Evan Ellis, ex funzionario del Dipartimento di Stato e professore presso l’U.S. Army War College, ha affermato che il numero riflette la scarsa partecipazione.

«Credo che questo dato dimostri l’apatia e la mancanza di fiducia nel sistema di voto truccato di Maduro, anche in una questione così intrinsecamente interessante per i venezuelani, come quella di decidere se rivendicare la terra ricca di petrolio», ha dichiarato Ellis a Epoch Times.

«Il fatto che Maduro abbia dovuto estendere l’orario dei seggi elettorali a due ore per cercare di ottenere almeno una certa partecipazione, credo dimostri il fallimento di quella che avrebbe dovuto essere una vittoria sicura e facile per Maduro».

Navarro ha messo in dubbio la cifra di 10,5 milioni di persone.

«Si può vedere sui media, sui social media, che quella [quantità di persone, ndr] semplicemente non è mai esistita nelle file, ai seggi elettorali», ha dichiarato.

 

Articolo inglese: Venezuela’s Maduro Threatens to Annex Neighboring Oil-Rich Territory

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