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Mancini: unità iraniane composte da agenti specializzati in sabotaggio spionaggio e terrorismo

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Tempo di lettura: 4 Min.

Marco Mancini, ex capo del controspionaggio italiano, in una intervista a Il Riformista rivela l’esistenza in Italia di due unità di élite iraniane attive nel mondo, la “11 mila” e la “840” considerate strutture terroristiche costituite all’interno della Forza Quds. Si tratta, spiega Mancini di «un gruppo d’élite che fa capo a Teheran e che è composto da iraniani e da uomini scelti di Hezbollah, libanesi con doppio passaporto iraniano. Quest’ultima è comandata da Esmail Qaani, un agente operativo dell’intelligence di Teheran. Il nickname di Esmail Qaani è Akbamead. La Forza Quds, diretta da Esmail Qaani, è alle dipendenze del Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica, guidato da Mohammad Pakpour. Entrambe le unità sono composte da agenti iraniani, specializzati in azioni di sabotaggio, spionaggio e terrorismo».

«Si tratta di nomi in codice, infatti – continua Mancini – l’unità “11 mila” si chiama così perché ha 11.000 effettivi nel mondo. Cinquecento sono gli agenti operativi, tutti gli altri sono informatori, supporto logistico, ufficiali e sottufficiali infiltrati in enti, università, organizzazioni internazionali per riportare ogni cosa di interesse iraniano alla centrale di intelligence della struttura, a Teheran». Il loro obiettivo «è quello di eliminare i nemici dell’Iran, del regime della Guida suprema Khamenei, eliminando prioritariamente ebrei e israeliani nel mondo sospettati di collaborare con l’intelligence di Tel Aviv». Nel mirino ci sono ebrei e amici degli ebrei: «Certo – risponde l’ex agente segreto italiano – ci siamo dentro tutti: coloro che fanno informazione, facendo parlare l’opposizione iraniana o spiegando sui loro media le ragioni di Israele possono entrare tra gli obiettivi da eliminare prioritariamente. In Nord e Sud America, in Europa e quindi anche in Italia».

Il modus operandi delle unità consiste «nel prendere contatti con gruppi criminali locali e delegare le azioni terroristiche contro i loro obiettivi a trafficanti di droga che individuano, nel contesto in cui operano, il target da eliminare» e «in Italia si muovono con una rete di infiltrati che parla con gruppi che trafficano in sostanze stupefacenti, tra cui bande di albanesi», continua Mancini. L’unità “11 mila” nel 2024 è risultata «molto attiva in Grecia, Australia, Messico e Brasile. Il comando operativo dell’unità si trova nella valle della Bekaa, in Libano, nella zona sotto controllo di Hezbollah. È diretta dal cittadino libanese con passaporto iraniano Haitham Diad». Invece l’unità “840” è «costituita da circa 700 uomini, è nata per volontà diretta del comandante della Guardia della Rivoluzione islamica. È diretta da Azher Bacri, un agente dei servizi di una pericolosità unica».

Il grado di pericolosità, spiega l’ex dirigente del Dis, «è massimo. Possono colpire cittadini ebrei e non ebrei, israeliani e amici degli israeliani, o sospettati di essere amici degli israeliani. Sono addestrati per infiltrarsi, per confondersi con soggetti non iraniani, anche sposandosi con donne cristiane. L’Iran si sta riarmando e sta svolgendo un’azione capillare di intelligence in tutto il mondo. Dobbiamo alzare la guardia. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha capito il pericolo di infiltrazione russa. Bisogna far capire che quello iraniano non è da meno». Per questo «serve un’attività di controspionaggio forte, coordinata tra i Paesi europei. Non possiamo più affrontare minacce globali combattendo come singola nazione. L’Iran ha esportato la guerra attraverso i propri agenti segreti». Infine, secondo Mancini «ci sarebbero delle strutture nella rete diplomatica e consolare iraniana che forniscono, anche nell’area italiana ed europea, queste operazioni».


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