L’Ue spinge Israele all’attuazione degli aiuti umanitari

di redazione eti/Guy Birchall
16 Luglio 2025 14:09 Aggiornato: 16 Luglio 2025 15:09

L’accordo umanitario tra Unione europea e Israele per l’ingresso di aiuti a Gaza rappresenta un passaggio cruciale in un contesto di crisi umanitaria ormai drammatica. L’intesa, frutto di negoziati intensi e della mediazione tra Kaja Kallas, Alto Rappresentante dell’Ue per gli Affari Esteri, e il ministro israeliano Gideon Saar, mira a migliorare condizioni di vita estremamente difficili per la popolazione dell’enclave palestinese.
Dopo aver raggiunto l’accordo la settimana scorsa, Saar ha incontrato lunedì i vertici europei per discutere l’aumento dell’ingresso di cibo e carburante nella Striscia di Gaza. «L’intesa con Israele mira a migliorare concretamente la situazione sul terreno, ma non si tratta solo di un documento, bensì della sua effettiva attuazione», ha spiegato Kallas prima del Consiglio Affari Esteri.

Gli elementi principali dell’accordo prevedono l’aumento significativo dei convogli con generi alimentari e beni essenziali, l’apertura di nuovi valichi di frontiera e la ripresa delle forniture di carburante per le strutture umanitarie, accompagnati da interventi per la riparazione delle infrastrutture vitali, come l’impianto di desalinizzazione dell’acqua. Queste misure, se attuate efficacemente, possono alleviare le condizioni critiche in cui versa Gaza, ma la sfida resta nell’effettiva implementazione sul terreno. Pur riconoscendo segnali positivi, tra cui l’apertura di valichi e la circolazione di aiuti, le autorità europee richiamano l’attenzione sulla necessità di progressi concreti e tempestivi, sottolineando come la mancanza di una tregua complichi ulteriormente la consegna degli aiuti.

La collaborazione tra organizzazioni umanitarie internazionali, come la Gaza Humanitarian Foundation e il Programma Alimentare Mondiale, e le Forze di Difesa israeliane, finalizzata a garantire una distribuzione sicura ed efficiente degli aiuti, punta a superare ostacoli storici quali il furto e la deviazione delle forniture. Anche il ministro degli Esteri israeliano ha scritto su Facebook di aver incontrato a Bruxelles Kaja Kallas, vicepresidente della Commissione europea, aggiornandola sugli sviluppi regionali, tra cui la situazione in Iran e gli sforzi per elaborare un progetto di liberazione degli ostaggi a Gaza.

Tuttavia, le tensioni regionali restano evidenti. Il dialogo tra Israele e Unione europea, continua a essere fondamentale, anche alla luce delle richieste avanzate da alcuni Paesi europei, come Irlanda, Paesi Bassi e Spagna, di rivedere i rapporti bilaterali in risposta al conflitto. L’appello alla fine delle ostilità e alla creazione di uno Stato palestinese emerge con forza da molte voci istituzionali europee, che evidenziano come la pace resti l’unica via percorribile per una soluzione duratura.

 


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