L’Europa elimina gli incentivi e il settore del solare crolla

di Redazione ETI/Guy Birchall
26 Luglio 2025 14:33 Aggiornato: 26 Luglio 2025 14:34

Stando ai dati pubblicati giovedì da SolarPower Europe, l’espansione dell’energia solare nell’Unione Europea registrerà il primo rallentamento in oltre dieci anni. Il cambio di rotta riflette un mutamento nelle priorità politiche dei 27 Stati membri, per cui alcuni governi stanno riducendo il sostegno alle “rinnovabili”, stretti tra spese militari in aumento e misure a favore delle industrie nazionali. Nel 2025, l’Europa dovrebbe installare 64,2 gigawatt (Gw) di nuova capacità solare, in lieve calo rispetto ai 65,1 Gw aggiunti l’anno scorso.

Il freno principale riguarda proprio le installazioni residenziali, che nel 2025 rappresenteranno solo il 15% della nuova capacità, contro il 30% registrato tra il 2020 e il 2023. Germania, Francia e Paesi Bassi hanno tagliato gli incentivi destinati a questo settore. A febbraio, Berlino ha introdotto una norma che elimina i compensi per l’energia immessa in rete durante i picchi di produzione, mentre a marzo Parigi ha ridotto alcuni sussidi finanziari, rallentando le nuove installazioni. Nei Paesi Bassi, il governo ha ridimensionato il sostegno alle famiglie che esportano energia solare in eccesso, con un programma destinato a esaurirsi completamente entro il 2027. Le nuove installazioni, prive del precedente supporto, stanno contribuendo al calo del settore residenziale. Questo rallentamento rappresenta la prima battuta d’arresto del mercato solare europeo dal 2015. Nel 2023 la capacità era cresciuta del 51%, ma già l’anno scorso l’aumento si era ridotto al 3%.

Il ridimensionamento degli incentivi in Europa si inserisce in una tendenza analoga anche negli Stati Uniti. Il 7 luglio, il presidente Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo per porre fine ai sussidi federali destinati a impianti solari ed eolici in quanto «inaffidabili» e dipendenti da filiere straniere. Nell’ordine, Trump ha dichiarato che queste fonti rinnovabili «sono costose, mettono a rischio la rete elettrica nazionale e minacciano la sicurezza del Paese».

I pannelli solari, o sistemi fotovoltaici, trasformano la luce solare in elettricità e vengono installati sui tetti o in grandi impianti a terra. Sebbene siano a “zero emissioni” durante l’uso, la loro produzione e il loro smaltimento comportano costi elevati, gravi ripercussioni sull’ambiente ed elevati consumi di energia, di norma prodotta usando combustibili fossili, paradossalmente. Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, infatti, l’80% dell’energia impiegata nella fabbricazione dei componenti a base di silicio — come polisilicio, lingotti e wafer — è utilizzata per raggiungere temperature molto elevate. Un’analisi dell’Agenzia del 2022 ha rilevato che oltre il 60% dell’elettricità usata nella produzione mondiale di pannelli solari proviene dal carbone, una quota superiore rispetto alla media della produzione elettrica complessiva.


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