La mozione di sfiducia per la von der Leyen

di redazione eti/Guy Birchall
9 Luglio 2025 9:53 Aggiornato: 9 Luglio 2025 9:53

A Strasburgo, il Parlamento europeo si prepara a votare una mozione di sfiducia nei confronti della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Il dibattito, che precederà il voto previsto per il 10 luglio, tocca temi rilevanti, e invita la Commissione a dimettersi per «ripetuti fallimenti nel garantire  trasparenza» e per il «costante disprezzo dei processi democratici e dello Stato di diritto nell’Unione».

La mozione, presentata da un gruppo di deputati europei per lo più conservatori, guidati dal romeno Gheorghe Piperea, accusa la von der Leyen di aver gestito con opacità alcuni dossier strategici. Al centro delle contestazioni, in particolare, i messaggi scambiati con il vertice della casa farmaceutica Pfizer durante la fase più critica della pandemia. Ma nel documento si citano anche l’uso improprio dei fondi dell’Ue e ingerenze nei processi elettorali in Germania e Romania.

L’iniziativa, per essere approvata, richiede una doppia maggioranza: i due terzi dei voti espressi e almeno 361 preferenze su 720 complessivi. L’approvazione comporterebbe non solo l’uscita della von der Leyen ma anche la decadenza dell’intera Commissione, composta dai 26 commissari.

Il Partito popolare europeo, formazione di centrodestra cui appartiene la stessa von der Leyen, ha già fatto sapere che si opporrà compatto alla mozione. Il portavoce Daniel Koster ha definito l’iniziativa «il frutto di una lista di retroguardia, ostile all’Ucraina e all’Unione», accusando i promotori di vicinanza ideologica a Putin. Critiche arrivano anche dal gruppo dei Socialisti e Democratici, che non sostengono la mozione, ma attribuiscono la situazione all’ambiguità del Partito, accusato di «irresponsabilità e doppi giochi».

«La vita degli europei è peggiorata rispetto al 2019 a causa del pugno di ferro di Ursula nascosto in un guanto di velluto», ha scritto Piperea il 6 luglio su X. «In quanto deputato, io ho ricevuto migliaia di messaggi per chiedere un voto a favore del benessere di cani e gatti. Nessuno, però, per chiedere un voto che migliori concretamente la vita delle persone opponendosi alla presidente della Commissione».

Non si tratta della prima mozione di sfiducia rivolta alla Commissione europea. Nella storia dell’Unione, mozioni di sfiducia nei confronti dell’organo esecutivo, sono state presentate in circa nove occasioni. La più nota risale al 1999, quando le pressioni portarono alle dimissioni anticipate della squadra guidata da Jacques Santer, pochi giorni prima del voto parlamentare. Allora, il tema era quello del malgoverno amministrativo.


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