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Garofani: sono amareggiato le mie erano soltanto chiacchiere tra amici

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Il Palazzo del Quirinale, residenza del presidente della Repubblica, al tramonto del 13 gennaio 2015, Roma.

Photo: FILIPPO MONTEFORTE/AFP via Getty Images

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Tempo di lettura: 2 Min.

Il consigliere del Quirinale, Francesco Saverio Garofani, in una intervista al Corriere della Sera spiega di essere «molto amareggiato, per me e per i miei familiari. Mi spaventa la violenza dell’attacco e quel che fa male è l’impressione di essere stato utilizzato per colpire il presidente». Mattarella lo ha rassicurato subito: «È stato affettuosissimo, mi ha detto “stai sereno, non te la prendere”». Ma è cosa ardua, per uno convinto di «aver dimostrato con i fatti l’assoluto rispetto per le istituzioni, in tutti i ruoli che ho ricoperto». A sinistra c’è chi pensa che avrebbe potuto essere più cauto, evitando di ricamare in un luogo pubblico sulle strategie che il centrosinistra dovrebbe adottare per battere Meloni. E lui osserva: «Era una chiacchierata in libertà tra amici».

E se Belpietro su La Verità gli attribuisce la speranza di un «provvidenziale scossone» per fermare la salita della premier al Colle, il consigliere è convinto di «non aver mai fatto dichiarazioni fuori posto, mai esibizioni di protagonismo». Rivela di aver «letto e riletto Belpietro, senza capire in cosa consisterebbe il complotto». E assicura che la sua “bussola” è la lealtà: «Da quando il presidente mi ha fatto l’onore di chiamarmi a collaborare con lui, sono stato sempre convintamente al suo servizio, al servizio dell’istituzione». «Non faccio politica dal 2018 – aggiunge Garofani che è un cattolico democratico -, non sono più iscritto da quando sono uscito dal Parlamento». Ha citato Ernesto Maria Ruffini: «È un amico, lo stimo». E David Sassoli: «Ne ho parlato con grande nostalgia e rimpianto soprattutto umano – conclude -, per il rapporto fraterno che avevamo».

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