Folla affamata assalta un magazzino Onu a Gaza

di Redazione ETI/Reuters
30 Maggio 2025 10:03 Aggiornato: 30 Maggio 2025 10:03

L’assalto al magazzino delle Nazioni Unite nella Striscia di Gaza da parte di una folla in cerca di cibo, pone al centro la criticità degli aiuti umanitari che continuano ad arrivare con il contagocce mentre la crisi alimentare si va aggravando di giorno in giorno. Il Programma Alimentare Mondiale ha lanciato un appello urgente per un incremento immediato degli aiuti al fine di evitare il rischio di carestia. Prosegue, nel frattempo, il tentativo statunitense attraverso l’inviato speciale Steve Witkoff di mediare una tregua.

Israele ha posto fine, dieci giorni fa, a un blocco degli aiuti umanitari durato undici settimane, autorizzando l’ingresso di una quantità limitata di soccorsi attraverso due canali: le Nazioni Unite e la Gaza Humanitarian Foundation, sostenuta dagli Stati Uniti. L’inviato speciale delle Nazioni Unite per il Medio Oriente, Sigrid Kaag, ha dichiarato al Consiglio di Sicurezza che gli aiuti finora autorizzati da Israele sono «paragonabili a una scialuppa dopo l’affondamento della nave», considerando che l’intera popolazione di Gaza è a rischio carestia.

Parallelamente il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato mercoledì l’uccisione del capo di Hamas a Gaza, Mohammad Sinwar, definendola un punto di svolta verso la «completa sconfitta di Hamas». Lo stesso Netanyahu ha inoltre dichiarato che Israele sta «assumendo il controllo della distribuzione degli aiuti alimentari» nella Striscia.

Al Palazzo di Vetro, oltre metà dei membri del Consiglio di Sicurezza hanno sollecitato un intervento sulla crisi umanitaria. L’ambasciatore sloveno Samuel Žbogar ha annunciato l’elaborazione di una bozza di risoluzione per chiedere accesso umanitario senza restrizioni. L’ambasciatore israeliano Danny Danon ha confermato che Israele continuerà a consentire le consegne di aiuti sia tramite le Nazioni Unite sia attraverso la Gaza Humanitarian Foundation. Secondo Danon, «l’Onu dovrebbe mettere da parte l’orgoglio e collaborare con il nuovo meccanismo», ma l’Onu e diverse organizzazioni internazionali hanno rifiutato di aderire alla Gaza Humanitarian Foundation, ritenendo il piano “non neutrale”. Il responsabile Onu per gli aiuti nei Territori palestinesi, Jonathan Whittall, ha definito il meccanismo «un sistema di razionamento basato sulla sorveglianza, che legittima una politica di privazione pianificata»; secondo Whittall, la partecipazione al progetto violerebbe i principi umanitari e favorirebbe l’obiettivo israeliano di spopolare alcune aree di Gaza.

L’ambasciatore statunitense in Israele, Mike Huckabee, ha criticato il rifiuto dell’Onu e delle Ong a collaborare con la Gaza Humanitarian Foundation, definendo «triste e disgustoso» il loro atteggiamento e sottolineando l’efficacia della distribuzione sinora effettuata.

Martedì, l’esercito israeliano ha riferito di aver sparato colpi di avvertimento nei pressi di un centro della Gaza Humanitarian Foundation, preso d’assalto da una folla in attesa di aiuti. I video sui social mostrano recinzioni abbattute e appaltatori privati costretti a ritirarsi prima di ristabilire l’ordine.

Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani, 47 persone sarebbero rimaste ferite durante la distribuzione di martedì, anche se non è stato possibile precisare il luogo esatto. La Gaza Humanitarian Foundation ha smentito che vi siano stati feriti nei propri centri. La fondazione ha dichiarato che mercoledì la distribuzione è proseguita senza incidenti, con l’apertura di un secondo centro operativo. Complessivamente, nei due centri attivi sono stati forniti l’equivalente di oltre 840 mila pasti. Sono previsti ulteriori ampliamenti nelle prossime settimane, con l’apertura di altri quattro centri.

Dall’inizio della ripresa degli aiuti, Israele ha approvato circa 800 camion di soccorsi, ma secondo il portavoce Onu Stéphane Dujarric meno di 500 sarebbero riusciti ad attraversare il valico di Kerem Shalom, e solo poco più di 200 sono stati effettivamente raccolti e distribuiti, a causa dell’insicurezza e delle limitazioni all’accesso.

La situazione umanitaria a Gaza continua a suscitare preoccupazioni internazionali. Francia, Regno Unito, Canada e Germania hanno minacciato azioni se l’offensiva non verrà interrotta. Mercoledì anche l’Italia ha definito l’attuale operazione militare inaccettabile.

L’origine del conflitto risale al 7 ottobre 2023, quando un attacco di Hamas nel sud di Israele ha causato 1.200 vittime e circa 250 rapimenti. La risposta militare israeliana, secondo fonti sanitarie locali, ha provocato oltre 53 mila morti tra i palestinesi.

 

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