Europa e Usa cercano di riaprire le trattative con l’Iran

di Redazione ETI
20 Giugno 2025 17:01 Aggiornato: 4 Luglio 2025 14:27

L’Iran ha dichiarato venerdì di non essere disposto a discutere del futuro del suo programma nucleare fintanto che prosegiranno gli attacchi israeliani, mentre l’Europa tenta di riportare Teheran al tavolo dei negoziati e gli Stati Uniti valutano un coinvolgimento diretto nel conflitto.

Giovedì, la Casa Bianca ha annunciato che il presidente Donald Trump deciderà entro le prossime due settimane se gli Stati Uniti interverranno militarmente nel conflitto, citando la possibilità di negoziati con l’Iran nel prossimo futuro.
Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha però ribadito che non vi è spazio per trattative con gli Stati Uniti «finché non cesserà l’aggressione israeliana». Tuttavia, Araghchi è atteso a Ginevra per un incontro con i ministri degli Esteri di Francia, Regno Unito, Germania e l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, nel tentativo di individuare una via diplomatica per risolvere la questione del programma nucleare iraniano. Non solo: fonti citate da Reuters riferiscono inoltre che l’inviato speciale del presidente Trump, Steve Witkoff, avrebbe avuto diversi colloqui con Araghchi nell’ultima settimana (a quanto pare, Donald Trump non è l’unico a essere difficilmente prevedibile in questa crisi).

Due diplomatici, prima dell’incontro, hanno riferito che Araghchi verrà informato della disponibilità degli Stati Uniti a colloqui diretti, sebbene le aspettative di una svolta siano basse. Un alto funzionario iraniano ha dichiarato a Reuters che Teheran è pronta a discutere limitazioni all’arricchimento dell’uranio, sottolineando il ruolo più rilevante dell’Europa, dato che l’Iran ufficialmente non intenderebbe negoziare con gli Stati Uniti mentre è sotto attacco israeliano. Tuttavia, ha escluso qualsiasi proposta di azzeramento dell’arricchimento – ossia l’impossibilità di arricchire uranio – «soprattutto ora, sotto i bombardamenti di Israele».

In proposito occorre ricordare che l’Iran ha sempre dichiarato di voler usare l’uranio solo a scopi civili, per impiegarlo nella produzione di energia elettrica, verosimilmente nell’unica centrale nucleare iraniana, quella di Bushehr, sul Golfo Persico. L’arricchimento dell’uranio necessario per l’impiego nelle centrali nucleari è nella misura del 3/5%. Per uso bellico, l’arricchimento deve invece essere almeno al 90%. L’Aiea, ha dichiarato che l’Iran ha già attualmente 400 chili di uranio arricchito al 60%. E dato che raggiungere il 90% tecnicamente è questione di poco, da questo deriva la tanto giustificata quanto ovvia «preoccupazione» espressa dall’Agenzia per l’Energia atomica sul programma nucleare iraniano.

E anche sulla base di tale «preoccupazione», presumibilmente, Tel Aviv ha aperto le operazioni militari contro l’Iran venerdì 13 giugno, accusando Teheran – che da decenni sostiene che Israele andrebbe cancellato dalla carta geografica – di voler produrre testate nucleari per usarle immediatamente contro Israele.

Gli esperti ritengono che gli attacchi israeliani alle installazioni nucleari iraniane comportino al momento rischi limitati di contaminazione, ma avvertono che un attacco alla centrale nucleare di Bushehr potrebbe provocare un disastro. Israele ha dichiarato di voler distruggere le capacità nucleari dell’Iran, ma di essere determinato a evitare una simile catastrofe, in una regione popolata da decine di milioni di persone e cruciale per la produzione petrolifera mondiale.