A quanto pare, la matematica può essere ‘razzista’

Di Colleen Harkin

La matematica è razzista?

La professoressa Rowena Ball dell’Australian National University (Anu) pensa di sì.

La professoressa Ball è a capo di un’iniziativa di ricerca e insegnamento chiamata Matematica senza frontiere, volta ad «ampliare e diversificare la base culturale e i contenuti della matematica».

«La matematica è stata chiusa dall’Occidente e definita in modo da escludere intere culture. Quasi tutta la matematica che gli studenti hanno incontrato è di matrice europea», ha affermato di recente. «Vorremmo arricchire la disciplina con l’inclusione di una matematica interculturale».

Non sorprende che l’accusa che la matematica sia razzista e che quindi debba essere «decolonizzata» non sia un’esclusiva dell’Anu.

Nel Regno Unito, la Quality Assurance Agency for Higher Education (Qaa), che supervisiona gli standard dei programmi di studio nelle università britanniche, afferma che le università «dovrebbero presentare una visione multiculturale e decolonizzata» della matematica.

La Qaa raccomanda che «gli studenti siano messi a conoscenza di questioni problematiche nello sviluppo dei contenuti matematici che vengono loro insegnati».

Si dice, ad esempio, che alcuni pionieri della statistica hanno sostenuto l’eugenetica, o che alcuni matematici hanno avuto legami con la tratta degli schiavi, il razzismo o il nazismo.

In Nuova Zelanda, Jodie Hunter, professoressa di Educazione matematica presso l’Istituto di Educazione della Massey University, sostiene che «una risposta comune da parte dei politici e degli educatori è quella di risolvere il problema di coloro che sono considerati poco brillanti dal punto di vista accademico, mettendo in atto una serie di interventi».

La docente prosegue affermando che «dovremmo invece concentrarci su come affrontare le pratiche inerenti alle forme storiche di razzismo istituzionalizzato legate alla colonizzazione. Nel contesto delle aule di matematica, questo significa esaminare come l’imperialismo culturale e cognitivo rappresentato nelle interazioni in classe e nel programma di studi perpetui la disuguaglianza».

E negli Stati Uniti, una proposta di quadro di riferimento per i programmi di matematica raccomanda agli insegnanti di utilizzare un documento fornito da un’organizzazione chiamata Equitable Math, che offre indicazioni e risorse agli educatori per la pianificazione dei programmi di studio.

Offre inoltre «opportunità di auto-riflessione continua nel tentativo di sviluppare una pratica di matematica antirazzista».

Equitable Math sostiene che «la cultura della supremazia bianca nelle aule di matematica» è evidente «quando ci si concentra maggiormente sull’ottenimento della risposta giusta», o se «la pratica indipendente viene valorizzata rispetto al lavoro di gruppo», o quando «la matematica viene insegnata in modo lineare e le competenze insegnate in modo sequenziale».

Un insegnante si rivolge agli alunni durante una lezione di matematica presso la Ridings Federation Winterbourne International Academy di Winterbourne, in Inghilterra, il 26 febbraio 2015. (Matt Cardy/Getty Images)

La storia della matematica trascende i confini etnici

L’idea della supremazia bianca e del razzismo in matematica è singolare, soprattutto se si considera la natura multietnica dello sviluppo della disciplina.

Le prime testimonianze di matematica scritta risalgono agli antichi sumeri, che costruirono la prima civiltà in Mesopotamia, l’odierno Iraq.

La matematica più avanzata si può far risalire all’antica Grecia e a Pitagora, che coniò il termine matematica.

Gli antichi romani utilizzarono la matematica applicata e la matematica cinese diede il suo contributo, tra cui un sistema numerico posizionle e il primo uso dei numeri negativi.

Il sistema numerico arabo-indù, oggi in uso in tutto il mondo, si è evoluto nel corso del primo millennio d.C. in India ed è stato trasmesso al mondo occidentale attraverso la matematica islamica grazie al lavoro di Muḥammad ibn Mūsā al-Khwārizmī, matematico e astronomo persiano del IX secolo noto come «padre dell’algebra».

Studenti di prima media frequentano le lezioni in una scuola media di Seifhennersdorf, in Germania, il 14 maggio 2014. (Sean Gallup/Getty Images)

Contemporanea, ma indipendente da queste tradizioni, fu la matematica sviluppata dalla civiltà Maya del Messico e dell’America centrale, dove al concetto di zero fu dato un simbolo standard.

L’Europa medievale e l’Italia rinascimentale contribuirono in modo significativo alla disciplina, così come l’inglese Isaac Newton e il tedesco Gottfried Leibniz.

Non è certo una storia di supremazia bianca.

Linguaggio universale e neutrale

La matematica è un linguaggio universale che trascende i confini culturali, sociali e razziali. È un campo che opera su principi di logica, ragione e astrazione, qualità prive di pregiudizi umani.

Le verità matematiche sono oggettive e indipendenti dall’identità del matematico che le scopre.

Il teorema di Pitagora, ad esempio, è vero indipendentemente dall’etnia o dal contesto della persona che lo applica. Gli angoli di un triangolo sommano sempre 180 gradi e quelli di un cerchio 360. Questa verità si rivela a prescindere dal colore della pelle.

La matematica, per sua natura, è neutrale. Spesso utilizzata come strumento per mettere in luce i problemi, anziché perpetuarli, l’analisi statistica può rivelare le disparità in aree come il reddito, l’istruzione e l’accesso all’assistenza sanitaria, facendo luce su questioni che colpiscono in modo sproporzionato alcuni gruppi razziali o etnici, ma non è la causa di tale disparità.

I principi, i concetti e i rami fondamentali della matematica, come l’addizione, la sottrazione, la geometria e l’algebra, si basano su leggi immutabili che non cambiano in base all’etnia o al contesto dell’individuo che le studia.

Gli attuali tentativi di introdurre il razzismo nella matematica travisano fondamentalmente la materia e i suoi principi.

In tutto il mondo, quella che dovrebbe essere una materia accademica oggettiva viene armata e trasformata in una forma di attivismo.

La matematica è una pietra miliare dell’istruzione, serve come insieme di competenze fondamentali a sostegno di una moltitudine di altri campi accademici e opportunità di carriera.

L’inserimento di assurdità ideologiche nel programma di studi svantaggia gli «studenti accademicamente deboli», negando loro gli interventi necessari per aiutarli a raggiungere l’alfabetizzazione matematica e la miriade di opportunità che questa apre.

 

I punti di vista espressi in questo articolo sono le opinioni dell’autore e non riflettono necessariamente i punti di vista di Epoch Times.

Articolo in lingua inglese: Apparently, Mathematics Can Be ‘Racist’

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