Non è vero che ‘non è colpa tua’. Quando assumersi le proprie responsabilità fa bene alla salute

Di Loretta Breuning

Loretta G. Breuning, Ph.D., è fondatrice dell’Inner Mammal Institute e professoressa emerita di Management presso la California State University, East Bay. È autrice di molti libri sullo sviluppo personale, tra cui «Habits of a Happy Brain: Retrain Your Brain to Boost Your Serotonin, Dopamine, Oxytocin, & Endorphin Levels» e «How I Escaped Political Correctness, And You Can Too». Il lavoro del dottor Breuning è stato tradotto in otto lingue ed è citato nei principali media. Prima di insegnare, ha lavorato per le Nazioni Unite in Africa. Si è laureata alla Cornell University e alla Tufts. Il suo sito web è InnerMammalInstitute.org

 

La cultura odierna dice che «non è colpa tua» quando accadono cose brutte.

Questo si ripete così spesso che si può arrivare a pensare che nessuno sia responsabile di ciò che gli accade.

Si viene addirittura definito un idiota o un «hater» se si porta le persone ad assumersi la responsabilità dei propri risultati nella vita. È più semplice unirsi al coro del «non è colpa tua».

Persino la scienza ha abbracciato questa mentalità. Gli «studi» accademici di solito supportano l’idea che le persone non siano responsabili delle loro situazioni nella vita. Del resto, de libri «scientifici» che negano l’esistenza del libero arbitrio sono diventati recentemente dei bestseller. Quindi si può essere attaccati come «anti-scienza» se si mette in dubbio la mentalità del «non per colpa tua».

Dire «non è colpa mia» fa sentire bene per un momento perché allevia la paura delle critiche e aiuta a sentirsi inclusi. Ma alla lunga rende infelice. Ecco perché:

  1. Quando non ci si assume le responsabilità, ci si priva della dopamina. La gioia della dopamina viene rilasciata quando ci si avvicina a un obiettivo. Non c’è motivo di prendere provvedimenti quando si ritiene di non essere responsabile di ciò che accade. Il cervello «razionale» impara a trovare la «prova» che le cose non sono colpa propria, quindi si evitano passaggi che innescano la dopamina.
  2. Incolpare gli altri innesca il cortisolo. Ci si sente una vittima impotente quando si incolpano forze esterne per i propri guai. La ricerca sugli animali sul senso di impotenza mostra che porta a un elevato stress da cortisolo. Il cervello ferma il cortisolo una volta che si crea un piano per allontanarsi da una minaccia percepita. Ma questo non avviene quando ci si vede come una vittima impotente delle circostanze.
  3. Manca un feedback che migliora i risultati. Il cervello ricerca costantemente informazioni rilevanti per il prossimo passo. Ma quando si pensa «non è colpa mia», i cervello cerca informazioni su quella linea di pensiero invece di informazioni che avrebbero potuto migliorare il prossimo passo.

Non possiamo controllare tutto nel mondo che ci circonda, ma possiamo controllare ciò su cui ci concentriamo. Se ci si concentra sulle cose che si controllano, si scatenano sostanze chimiche felici. Se ci si concentra su cose che non si controllano, si scatenano sostanze chimiche pericolose.

L’esatta percentuale della vita che controlliamo non ha importanza, quindi discutere di questa domanda non fa altro che creare un sentimento di impotenza e distrarci dall’intraprendere l’azione che può farci sentire bene.

La dopamina è stata travisata negli ultimi anni. Ci viene detto che abbiamo troppa dopamina a causa dei nostri dispositivi. Ciò suggerisce che posare il dispositivo è tutto ciò che si deve fare per essere felice. Ma se si mette giù il dispositivo e ci si siede a lamentarsi con gli amici, non si migliora la situazione.

Bisogna perdere i paraocchi del «non per colpa mia» e vedere il mondo senza di essi. Si smetterà di sentirsi una vittima impotente una volta che ci si concentrerà sul passo successivo.

La cultura del «non è colpa tua» rende tutto questo più difficile da fare, ma incolpare la cultura è solo un altro caso di «non è colpa mia».

Scegli la cultura di cui ti circondi. Puoi limitare i contatti con le persone che dicono «non è colpa tua» e che si aspettano che tu dica loro altrettanto.

Puoi smettere di interagire con contenuti che puntano il dito ad altri.

Il famoso discorso di laurea di Steve Jobs celebrava i «disadattati», ma non faceva distinzione tra disadattati che si assumono la responsabilità della propria vita e disadattati che non lo fanno.

La differenza è enorme.

Se diventi un disadattato concentrandoti sul miglior passo successivo, ti sentirai bene.

Se diventi un disadattato evitando azioni responsabili e incolpando gli altri, finirai per sentirti male e non saprai nemmeno il perché.

Steve Jobs voleva brandizzare i suoi computer con l’immagine del disadattato, ma non avrebbe voluto che i suoi figli fossero dei disadattati del ‘non è colpa mia’.

La setta del ‘non è colpa mia’ è ansiosa di reclutarti. Se ti iscrivi, dedicherai le tue energie alla ricerca di «prove» che le circostanze della tua vita non siano colpa tua, rimanendo con meno energia per il passo successivo.

Recentemente ho sentito un collega dire «Tutto dipende dalle tue impostazioni mentali». Potrebbe averlo detto per sbaglio dato che non era di madrelingua inglese, ma all’improvviso ho visto il potere del termine «impostazioni mentali».

Pensa alla responsabilità personale come a un ambiente. Se stai cantando la melodia «Non è colpa mia», cambia l’impostazione. Troverai la gioia di scegliere il tuo prossimo passo.

 

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times

Versione in inglese: Taking Responsibility Feels Good: A Graduation Speech

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