La Presentazione della Vergine di Tintoretto

di Redazione ETI/James Baresel
10 Novembre 2025 18:43 Aggiornato: 10 Novembre 2025 18:43

Sebbene il breve resoconto dello storico toscano del Cinquecento Giorgio Vasari sul pittore rinascimentale Tintoretto fosse in gran parte un lamento per quello che considerava un uso improprio del genio: Stravagante, capriccioso, presto e risoluto: il più terribile cervello che abbia mai avuto la pittura, non risparmiò all’artista alti apprezzamenti per la Presentazione della Vergine. Vasari descrisse il dipinto come «opera di grande raffinatezza» e «il quadro meglio eseguito e più gioioso» della chiesa della Madonna dell’Orto di Venezia.

Jacopo Robusti, (1518-1594) cittadino della Repubblica di Venezia, detto il Tintoretto perché suo padre, Giovanni Battista Robusti, era un tintore di tessuti, dipinse la straordinaria tela tra il 1552 e il 1556, quando ormai l’artista era in attività da circa quindici anni. Stando alla tradizione rinascimentale, Tintoretto iniziò a lavorare piuttosto tardi nella vita, fu proprio a metà dei trent’anni che da artista autodidatta riuscì a superare la qualità discontinua delle prime opere, iniziando a creare innumerevoli capolavori, essendone peraltro consapevole: mai modesto riguardo alle proprie capacità, Tintoretto intendeva dimostrarle nel modo più audace possibile.

Tintoretto, Autoritratto, 1546-1548. Philadelphia Museum of Art. Pubblico dominio.

Per avvicinarsi al significato simbolico e spirituale del telero di Tintoretto è necessario conoscere la storia dell’infanzia della Vergine Maria. È una storia poco conosciuta nelle società anglofone, in particolare in quelle influenzate dalla dottrina protestante secondo cui la Bibbia è l’unica fonte di conoscenza religiosa. Il suo racconto è stato tramandato dalla tradizione orale, attraverso la quale le rivelazioni private dei santi, vissuti dopo l’era apostolica, hanno fornito versioni più elaborate.
Per il suo dipinto Tintoretto si è ispirato a fonti non bibliche apprezzate sia dai cristiani cattolici romani che da ortodossi orientali, e la scena ci mostra il momento  più conosciuto e significativo della vita di Maria bambina: la presentazione al Tempio. Maria ha tre anni quando i suoi genitori, Anna e Gioacchino, la conducono al Tempio di Gerusalemme per presentarla a Dio e, con grande stupore del sommo sacerdote e dei genitori, Maria sale la lunga scalinata da sola senza alcun timore.

Jacopo Robusti detto Tintoretto, Presentazione della Vergine, 1552-1556. Chiesa della Madonna dell’Orto, Venezia. Pubblico dominio.

In una scenografia maestosa e pervasa da una luce dorata, Maria sale dalla destra del dipinto verso sinistra mentre si avvicina alla fine dei quindici gradini sul lato sud del tempio di Gerusalemme, delicata figuretta che si staglia in controluce.
Le interpretazioni della scena spesso evidenziano la correlazione tra il numero di gradini, quindici, e quelli che nella tradizione cristiana sono conosciuti come “Salmi graduali”, Salmi 119-133. La definizione data a questi testi deriva dai pellegrini che recitavano un salmo per ogni gradino mentre salivano la stessa scalinata. Come i salmi graduali, anche il rosario cattolico tradizionale contiene quindici misteri che vengono recitati tra le cinque “decine”: cinque misteri gaudiosi, cinque misteri dolorosi e cinque misteri gloriosi. Per gli artisti, i mecenati e i fedeli dell’epoca di Tintoretto, il simbolismo parallelo era probabilmente evidente e sottolineava il legame tra l’Antico e il Nuovo Testamento.

Un ulteriore simbolismo mariano riconoscibile nella rappresentazione si nota nella posizione di Maria: l’uso della luce e dell’ombra che fa il Tintoretto rende evidente a chi osserva la sua santità. Dipingendo la scala che dall’oscurità sale e si incurva, l’artista ha creato un senso di profondità che attira lo sguardo oltre le figure in ombra verso la bambina in alto: ormai vicina alla cima delle scale, sullo sfondo di un cielo luminoso, Maria è una figura che emana grazia, relativamente isolata, forse indipendente, dal resto del mondo che la circonda.

Secondo la teologia cattolica, Maria venne concepita attraverso un miracolo, perché, data l’età avanzata i genitori non potevano avere figli e, sempre secondo la tradizione, si crede che Sant’Anna fosse sterile. Data la sua nascita, Maria era destinata a vivere una vita senza peccato, distinguendosi dal resto dell’umanità: fu lei a portare la “luce del mondo”, Cristo, nel mondo. Il suo procedere sicuro sulla scalinata verso il rappresentante sacerdotale di Dio riflette il suo desiderio di servire Dio.

La lontananza dai genitori – non inseriti nella scena – ma entrambi considerati santi dalla Chiesa cattolica e da quella ortodossa, può simboleggiare il fatto che sia lei prima fra tutti, dopo Cristo, in stato di santità e ne fa il fulcro. Nella parte inferiore del dipinto, una madre sta indicando Maria alla figlia, gesto che ricorda come i genitori cattolici e ortodossi la presentino come modello alle proprie figlie. Forse una metafora, a indicare che il genitore accompagna amorevolmente un figlio all’inizio di una ripida scala che dovrà poi affrontare da solo, con coraggio.

Quindi, la ripida e imponente scalinata splendidamente decorata del Tintoretto, piuttosto che riflettere l’aspetto sontuoso del Tempio, simboleggia l’ascesa verso Dio, e si distacca così dalla scelta compositiva di Tiziano e di Daniele da Volterra, allievo di Michelangelo. I pittori spesso si rifacevano a opere precedenti con medesimo soggetto, rielaborandole. L’enfasi orizzontale di Tiziano e l’equilibrio tra orizzontale e verticale di da Volterra conferivano ai loro dipinti un aspetto più realistico. Tintoretto utilizza invece l’immediatezza, la forza e il dramma per infondere alla sua pittura il valore religioso dell’evento, trasmettendone fedelmente il significato teologico. Questo fa della sua Presentazione della Vergine l’opera che ha meritato di diventare la più completa e significativa tra quelle dedicate al momento centrale nella vita di Maria bambina.