L’Europa deve adottare misure che vadano ben oltre la difesa tradizionale, per contrastare la guerra ibrida della Russia. Lo ha detto ieri Ursula von der Leyen, nel corso di un discorso rivolto al Parlamento europeo, la von der Leyen ha parlato di «un preoccupante schema di minacce crescenti» alla sicurezza europea, minacce che vanno oltre le normali dinamiche della guerra convenzionale, come gli attacchi informatici e le incursioni di droni nello spazio aereo europeo.
«È tempo di chiamare le cose con il loro nome: questa è guerra ibrida, e dobbiamo prenderla con la massima serietà», ha detto la presidente della Commissione Europea
La Nato definisce “guerra ibrida” la strategia militare che prevede l’uso coordinato di strumenti convenzionali e non convenzionali, con l’obiettivo di ottenere effetti sinergici che disorientano, paralizzano o indeboliscono l’avversario, rimanendo spesso al di sotto della soglia di un conflitto aperto. Questa forma di guerra integra operazioni militari classiche con azioni di guerra politica, economica, informatica, psicologica e attività di sabotaggio e sovvrersione, sfruttando campagne di disinformazione, diplomazia coercitiva, guerre legali e brogli elettorali. Il risultato è un conflitto multiforme e asimmetrico, che si sviluppa spesso nella cosiddetta “zona grigia” delle azioni subdole e difficili da attribuire a un responsabile preciso. «Noi non dobbiamo limitarci a reagire; noi dobbiamo dissuadere – ha detto la von der Leyen – perché se esiteremo ad agire, questa zona grigia continuerà a espandersi»
«Contrastare la guerra ibrida russa non si limita alla difesa tradizionale, riguarda il software per droni, riguarda i pezzi di ricambio per i gasdotti, riguarda le squadre di risposta rapida nel campo informatico», ha poi detto chiaramente la von der Leyen, sottolineando come sia necessario un cambio radicale di mentalità, per affrontare la natura mutevole dei conflitti internazionali e delle minacce emergenti.
Una delle strategie principali che Bruxelles ha in agenda è la realizzazione di un “muro contro i droni”: un sistema in grado di rilevare, tracciare e intercettare i veicoli aerei senza pilota che violano lo spazio aereo dell’Ue. La von der Leyen ha dichiarato che questo sistema anti-droni fa parte del programma Eastern Flank Watch ed è «una risposta alle nuove realtà della guerra moderna», alla luce del fatto che contro le incursioni di droni sul territorio polacco, gli alleati della Nato sono stati costretti a impiegare «sistemi molto costosi» come i caccia F35 per abbattere i droni, che sono oggetti «relativamente economici prodotti in serie»; e questo, dice la von der Leyen, «non è affatto sostenibile». Per cui ora «serve un sistema anti-droni efficace, economico e adatto allo scopo».
Bruxelles ha già annunciato un piano di riarmo da 800 miliardi di euro nell’ambito della strategia di sicurezza militare battezzata “Readiness 2030”, e la von der Leyen ha assicurato che nello sviluppo di un piano comune europeo per la difesa, Bruxelles collaborerà «molto strettamente» con la Nato, confermando ai deputati che gli Stati europei presenteranno il piano d’azione (chiamato “Preserving Peace”) entro due settimane. La scorsa settimana, i capi di Stato e di governo europei hanno dato già approvazione formale a un piano di misure anti-droni.
Anche il segretario generale della Nato, Mark Rutte, ha definito la proposta del muro anti-droni «tempestiva e necessaria».
Quanto alla posizione dell’Italia, il governo Meloni, pur condividendo l’importanza di un’iniziativa che potenzi la difesa aerea, sottolinea la complessità del percorso, legata a investimenti ingenti e a tempi lunghi per garantire la copertura radar e la capacità di identificare e neutralizzare tempestivamente i droni. L’amministratore delegato di Impianti Spa, Simone Lo Russo, in un’intervista a Startup Italia ha ad esempio evidenziato che solo un costoso e complesso sistema radar nazionale integrato capace di riconoscere in tempo reale le minacce reali dai falsi allarmi potrà assicurare la sicurezza dello spazio aereo italiano.