Il senatore Giulio Terzi ha citato su X un articolo di Le Monde che riporta «un’ondata di messaggi sui social provenienti da account russi e bielorussi che attribuivano in parte la responsabilità dell’incidente [l’incursione dello spazio aereo polacco da parte dei droni russi ndr] del 10 settembre all’Ucraina o alla Nato». Poco dopo, prosegue Le Monde, «internet in Polonia è andato in tilt. Molti esperti parlano di uno tsunami di disinformazione […] con circa 200 mila stati, messaggi e commenti. Cioè circa 200-300 al minuto».
L’ondata di disinformazione, si sarebbe incentrata «sulle responsabilità da ricondurre a una provocazione ucraina, il cui obiettivo è quello di trascinare i polacchi in una guerra che non è loro e la Nato nella terza guerra mondiale», con il risultato che gli smartphone dei polacchi sarebbero stati “inondati” da fake news. Su tutti i commenti analizzati infatti, «il 38% attribuiva la responsabilità dell’incidente agli ucraini, il 34% ai russi e una parte alla Nato […] tracce di questa azione sono state registrate in altri paesi europei, in particolare in Francia, Germania e Romania».
Nel commentare l’episodio, prosegue l’articolo, il Primo Ministro polacco Donald Tusk, ha affermato: «Oggi la missione più importante è quella di far comprendere profondamente all’Occidente che la guerra è alle porte: una guerra indesiderata, mai vista prima. Ma non dobbiamo illuderci perché è sempre una guerra».
La collaborazione con le aziende che gestiscono i social principali è «complicata», conclude Le Monde, evidenziando che è «molto difficile convincerle a rimuovere determinati contenuti» e non vi sono «strumenti coercitivi per combattere gli eserciti di bot provenienti dall’Est».