È iniziato il tramonto dell’eolico?

di Redazione ETI/Owen Evas
7 Ottobre 2025 17:18 Aggiornato: 7 Ottobre 2025 17:18

L’Agenzia internazionale per l’energia ha ridotto le proprie previsioni sulla crescita delle fonti rinnovabili nel mondo fino al 2030, sia a causa degli Stati Uniti che della Cina.

«A livello mondiale, abbiamo rivisto al ribasso del 5 per cento le previsioni di crescita delle energie rinnovabili per il periodo 2025-2030 rispetto all’anno scorso, per tener conto dei mutamenti normativi, politici e di mercato intervenuti dall’ottobre 2024. Questa revisione comporta una riduzione di 248 gigawatt della nuova capacità rinnovabile che ci attendiamo venga installata tra il 2025 e il 2030», dice l’Iea in un rapporto pubblicato oggi, 7 ottobre.
Rispetto alle stime precedenti, dice l’Iea, la produzione di elettricità da fonti rinnovabili nel 2030 sarà inferiore di quasi 850 terawattora, un calo pari a circa la metà del consumo annuo dell’India.
La capacità mondiale di generazione da fonti rinnovabili è comunque destinata ad aumentare di 4.600 gigawatt entro il 2030, sebbene il dato sia in discesa rispetto alla proiezione di 5.500 gigawatt formulata nel 2024. Secondo la Iea, circa l’80 per cento di questa espansione sarà dovuto al solare.

L’agenzia ha spiegato che la cancellazione anticipata degli incentivi fiscali federali negli Stati Uniti, insieme a altri cambiamenti normativi negli Stati Uniti, ha fatto scendere quasi della metà le previsioni di crescita per il mercato statunitense delle rinnovabili rispetto alle stime dell’anno precedente. Inoltre, la decisione della Cina di passare da tariffe fisse a aste competitive sta incidendo negativamente sulla redditività dei progetti, riducendo così le prospettive di crescita delle rinnovabili nel Paese.

«Nei prossimi anni, la crescita della capacità mondiale da fonti rinnovabili sarà trainata dal solare», ha dichiarato il direttore esecutivo della Iea, Fatih Birol. «Oltre ai mercati già consolidati, il solare è destinato a espandersi in modo significativo anche in economie come l’Arabia Saudita, il Pakistan e diversi Paesi del Sud-Est asiatico».

Secondo il rapporto, entro la fine del 2025 — o, al più tardi, entro la metà del 2026, a seconda della disponibilità di energia idroelettrica — le rinnovabili supereranno il carbone, diventando la principale fonte di produzione elettrica su scala mondiale. E poi l’immancabile avvertimento: le catene di approvvigionamento mondiali per il fotovoltaico e per gli elementi delle terre rare utilizzati nelle turbine eoliche restano fortemente concentrate in Cina, il che continua a rappresentare un rischio: «Sebbene in diversi Paesi del mondo siano in corso nuovi investimenti per diversificare le catene di produzione, la concentrazione in Cina dei segmenti chiave dovrebbe mantenersi oltre il 90 per cento fino al 2030».

Il ministro dell’Energia degli Stati Uniti, Chris Wright, ha dichiarato in settembre alla Bbc che l’amministrazione Trump nutre «serie preoccupazioni» per la dipendenza europea dalle tecnologie cinesi nel settore delle energie rinnovabili. In un messaggio pubblicato su X, Wright ha poi aggiunto: «Anche se ricopriste l’intero pianeta di pannelli solari, produrreste solo il 20 per cento dell’energia globale». E poi, molto significativamente: «Uno dei più gravi errori che i politici possano commettere è confondere l’elettricità con l’energia».
Donald Trump, da sempre scettico sul cosiddetto “Green new deal” e particolarmente critico nei confronti dell’energia eolica, la definisce «la fonte di energia più costosa mai concepita».

Nel frattempo, la Repubblica Popolare Cinese, resta saldamente ancorata al carbone: all’inizio dell’anno, la costruzione di nuove centrali termoelettriche a carbone in Cina ha raggiunto il livello più alto dell’ultimo decennio: nel 2024, il regime cinese ha aperto cantieri per ben 94,5 gigawatt di nuova capacità a carbone, la cifra più elevata dal 2015, come rileva un rapporto diffuso il 13 febbraio dal Center for Research on Energy and Clean Air finlandese.
Lo scorso luglio, l’Agenzia internazionale per l’energia ha ribadito che la produzione di energia elettrica resta la principale fonte di domanda di carbone in Cina e nel mondo, ma ha sottolineato come anche l’impiego industriale — in particolare nella siderurgia e nella chimica — sia «sufficientemente elevato da influenzare le tendenze globali», e che «si prevede che la produzione mondiale di carbone raggiungerà un nuovo record nel 2025, trainata dalla continua crescita di Cina e India, che si basano sul carbone per garantire le proprie priorità di sicurezza energetica».


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