La cura dei capelli richiede attenzione per mantenerne salute e bellezza. Appena emersi dal follicolo, i capelli sono al massimo della vitalità, come un maglione di cashmere appena acquistato. Senza le giuste accortezze, però, il fusto subisce danni progressivi: diventa crespo, fragile e si spezza, causando perdite. Molte abitudini quotidiane, spesso inconsapevoli, compromettono la chioma. Ecco sei errori comuni e come evitarli, per proteggere fusto e cuoio capelluto.
Composti da cuticola, cortex e medulla, i capelli appaiono lucenti e morbidi quando la cuticola — lo strato esterno di cellule a scaglie — è intatta e ben sigillata. Trattamenti chimici, lavaggi scorretti o strumenti termici possono danneggiarla, rendendo la chioma vulnerabile. Il primo errore è l’eccessivo ricorso a tinte e permanenti. Questi trattamenti alterano la cuticola per far penetrare sostanze chimiche, compromettendo resistenza e morbidezza. Studi rivelano che i capelli trattati con permanente assorbono sostanze chimiche fino a 25 micrometri, contro i 5 dei capelli sani. Le tinte, con agenti alcalini e ossidanti, degradano i pigmenti naturali, mentre il calore disidrata il fusto. Nella stiratura chimica, ad esempio, il 35% della cisteina, un aminoacido chiave, si degrada. Per ridurre i danni, meglio limitare questi trattamenti a una volta ogni tre mesi.
Un altro sbaglio è lavare i capelli in modo scorretto. Strofinare lo shampoo su tutta la lunghezza con movimenti vigorosi è dannoso. La tecnica corretta prevede di creare schiuma con le mani, pulire il cuoio capelluto e lasciare che la schiuma scivoli sulle lunghezze, guidata delicatamente. Gli esperti consigliano di lavare i capelli due o tre volte a settimana, poiché un uso quotidiano rimuove il sebo, un trattamento ammorbidente naturale. Un risciacquo con acqua basta per chi vive in ambienti poco inquinati o non ha capelli grassi. Shampoo senza solfati, come il sapone nero africano o quelli artigianali con olio d’oliva, evitano irritazioni. Dopo il nuoto in mare o piscina, uno shampoo specifico elimina sale e cloro, che disidratano.
Saltare il balsamo è un errore grave. La cuticola, consumandosi, lascia vuoti che indeboliscono il fusto, non rigenerabile. Il balsamo richiude le scaglie, proteggendo da ulteriori danni, ed è utile anche per capelli grassi, poiché l’oleosità non dipende dal prodotto. In alternativa, oli naturali come cocco, mandorla o oliva, ricchi di proteine, nutrono il fusto se applicati per 5-10 minuti prima del risciacquo. Una soluzione di aceto diluito (1:10 con acqua tiepida), applicata e risciacquata, richiude la cuticola e dona lucentezza. Per capelli secchi, un siero applicato su capelli umidi trattiene l’idratazione.
Asciugare e spazzolare in modo errato è un ulteriore rischio. I capelli bagnati sono fragili: l’uso di phon ad alta temperatura o strumenti termici rompe i legami chimici, causando “bolle nel fusto”. Meglio tamponare con un asciugamano, asciugare all’aria e districare con un pettine a denti larghi. Se si usano strumenti termici, scegliere basse temperature e tenere il phon a 15 centimetri.
Trascurare i massaggi al cuoio capelluto è un’occasione persa. Stimolando la circolazione, questa pratica attiva i follicoli e favorisce la crescita. Uno studio su persone con alopecia androgenetica ha mostrato che, dopo circa sette mesi di massaggi quotidiani di 11-20 minuti, il 70% ha notato una stabilizzazione della caduta o una ricrescita. Altri dati confermano un aumento dello spessore dei capelli e modifiche genetiche legate alla crescita. Durante il lavaggio, un massaggio di due-quattro minuti con i polpastrelli è ideale. Alternare acqua calda e fredda in doccia può ulteriormente stimolare la circolazione.
Infine, la salute dei capelli riflette il benessere generale. Secondo la medicina tradizionale cinese, l’armonia interna si manifesta esteriormente. Una dieta equilibrata, la gestione dello stress, un sonno rigenerante e relazioni positive assicurano una chioma sana e luminosa.
Le informazioni e le opinioni contenute in questo articolo non costituiscono parere medico. Si consiglia di confrontarsi sul tema col proprio medico curante e/o con specialisti qualificati.