Radiazioni dei cellulari e rischi per la salute

di Redazione ETI/Conan Milner
8 Settembre 2025 19:49 Aggiornato: 8 Settembre 2025 19:49

Negli ultimi decenni, i cellulari sono diventati strumenti essenziali, utilizzati per gestire attività quotidiane come pagamenti online e streaming video. La loro diffusione, tuttavia, ha riacceso un acceso dibattito sulle radiazioni a radiofrequenza che emettono, sollevando interrogativi sui potenziali rischi per la salute. Mentre le autorità sanitarie ritengono queste emissioni elettromagnetiche non ionizzanti innocue, una recente ricerca del 2024, pubblicata su Environmental Research, ha rilevato segni di tossicità cellulare, spingendo la comunità scientifica a interrogarsi sulle implicazioni a lungo termine.

I dispositivi mobili funzionano generando campi elettromagnetici, simili a quelli di radar e forni a microonde, ma a un’intensità nettamente inferiore. La questione cruciale è se l’esposizione prolungata a queste emissioni possa compromettere la salute. Negli anni, diverse ricerche hanno destato preoccupazioni, ma gli esperti hanno sempre sostenuto la sicurezza di queste radiazioni. Le autorità sanitarie degli Stati Uniti sottolineano che l’unico effetto biologico accertato è un lieve riscaldamento della zona vicina al dispositivo, come l’orecchio o la testa, insufficiente però a modificare significativamente la temperatura corporea.

Nel 2024, una ricerca pionieristica — la prima sperimentazione umana controllata sugli effetti citotossici delle emissioni dei cellulari — ha segnato una svolta. Per cinque giorni consecutivi, 41 partecipanti hanno indossato auricolari che trasmettevano un segnale di terza generazione, standard di rete in uso dal 2001 per la connessione internet senza fili, per due ore al giorno. L’esposizione è stata applicata casualmente a un lato della testa. Tre settimane dopo, i ricercatori hanno analizzato cellule prelevate dalle guance, riscontrando, sul lato esposto, un significativo aumento di cellule binucleate, indicative di anomalie nella divisione cellulare, e segni di morte cellulare. Nessun effetto simile è emerso sul lato non esposto.

Gli autori dello studio, pubblicato su Environmental Research, evidenziano che questi risultati, combinati con prove pregresse, collegano l’esposizione alle radiazioni a specifici tumori cerebrali. Propongono che meccanismi molecolari, come infiammazioni o rilascio di radicali liberi, possano causare danni cellulari, fattori determinanti nello sviluppo del cancro. La Food and Drug Administration degli Stati Uniti, per bocca di un suo portavoce, ha evitato di commentare l’indagine specifica, limitandosi a osservare che simili ricerche contribuiscono a chiarire il tema e a tutelare la salute pubblica. Né l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità né la Commissione Federale per le Comunicazioni hanno rilasciato dichiarazioni.

Nel 2011, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato le radiazioni dei cellulari come «possibile cancerogeno umano», basandosi su studi che indicavano un potenziale aumento del rischio di cancro. Uno studio del 2013, apparso su Lancet Oncology, ha ribadito questa ipotesi senza quantificare rischi specifici. In seguito, il comitato scientifico dell’agenzia ha sollecitato, nel 2019 e nel 2024, un aggiornamento delle ricerche, considerandole una priorità. Ma l’ente ha precisato che le sue risorse limitate sono destinate ad altre indagini, come quelle sul potenziale cancerogeno di paracetamolo e tinture per capelli.

Un importante contributo al dibattito proviene da una ricerca decennale, finanziata dalla Food and Drug Administration con 30 milioni di dollari e condotta dal Programma Nazionale di Tossicologia degli Stati Uniti. Conclusa nel 2018, ha rilevato nei ratti maschi esposti a radiazioni di seconda e terza generazione chiari segni di cancro e danni al Dna, con tumori maligni al cuore, al cervello e, in misura minore, alle ghiandole surrenali. Ma il programma ha chiarito che questi risultati non sono direttamente applicabili agli esseri umani, poiché i ratti sono stati esposti a radiazioni su tutto il corpo e a livelli fino a 75 volte superiori ai limiti consentiti per le persone. Inaspettatamente, i ratti esposti sono vissuti più a lungo del gruppo di controllo, e nessun effetto significativo è stato osservato nelle femmine o nei topi.

La Food and Drug Administration ha messo in dubbio queste conclusioni, evidenziando che i tassi di cancro al cervello e al sistema nervoso negli Stati Uniti sono diminuiti tra il 2002 e il 2019, nonostante la diffusione capillare dei cellulari. Una revisione, commissionata dal progetto sui campi elettromagnetici dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e pubblicata a settembre 2024 su Environment International, ha concluso che l’esposizione a queste radiazioni probabilmente non aumenta il rischio di tumori cerebrali.

Le pressioni per ulteriori ricerche persistono. Nel 2018, la Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti ha raccomandato di validare i risultati del Programma Nazionale di Tossicologia. Nel 2022, ricercatori di Corea del Sud e Giappone hanno avviato un progetto quinquennale su animali per verificarne i dati, sottolineando che gli studi su animali presentano incertezze e che un singolo esperimento, per quanto ampio, non basta per conclusioni definitive. Un ulteriore progetto del programma statunitense, volto a verificare i danni al Dna, è stato annullato a gennaio per complessità tecniche e costi eccessivi.

Le informazioni e le opinioni contenute in questo articolo non costituiscono parere medico. Si consiglia di confrontarsi sul tema col proprio medico curante e/o con specialisti qualificati.


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