Coltivare la compassione verso sé stessi per aiutare gli altri

di Redazione ETI/Conan Milner
6 Settembre 2025 20:40 Aggiornato: 6 Settembre 2025 20:40

La compassione, intesa come la capacità di riconoscere la sofferenza altrui e di offrirle conforto con empatia e sincero interesse per il benessere, è un elemento cruciale per la guarigione psicologica. Secondo la psicologa Jessica Russo, questa qualità non si limita a un gesto verso il prossimo, ma richiede innanzitutto un atteggiamento di accettazione verso le proprie ferite e imperfezioni. Solo chi riesce a perdonare i propri limiti può estendere la stessa comprensione agli altri. Al contrario, chi è intrappolato nella vergogna o in un’autocritica implacabile fatica a offrire compassione, poiché l’incapacità di essere gentili con sé stessi si riflette inevitabilmente nei rapporti con gli altri.

Per sviluppare compassione verso se stessi, è fondamentale comprendere le ragioni che ci spingono a negarcela. Quando queste non sono evidenti o risultano difficili da affrontare, la dottoressa Russo suggerisce di ascoltare i segnali del corpo, che spesso riflette il nostro inconscio. A differenza della mente cosciente, che tende a costruire difese, il corpo, se si trova in uno stato di sicurezza, rivela ciò che ci turba. Sensazioni come una mascella contratta o un nodo allo stomaco possono essere indizi preziosi. Esplorare queste sensazioni con curiosità, ponendosi domande e osservandosi senza giudizio, permette di accedere a una comprensione più profonda delle proprie emozioni.

Per esplorare i messaggi inconsci del corpo, la dottoressa Russo ricorre a terapie basate sulla stimolazione bilaterale, un metodo che attiva alternativamente entrambi i lati del corpo in modo ritmico. Una tecnica nota è l’Emdr (Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari), efficace nel trattamento di traumi e altri disturbi mentali. Ma anche un’attività semplice come una passeggiata può produrre effetti simili, favorendo uno sblocco mentale. Questo movimento alternato, che coinvolge destra e sinistra, sembra sciogliere blocchi emotivi, anche se i meccanismi precisi non sono ancora del tutto chiari. La psicologa sottolinea che il nostro corpo è naturalmente predisposto a trarre beneficio da questo tipo di movimento.

Un altro strumento per coltivare la compassione è la meditazione mindfulness, che aiuta a concentrarsi sul momento presente, lasciando svanire il peso degli errori passati e le ansie per il futuro. Questo distacco dai pensieri negativi accresce la capacità di provare empatia, permettendo di osservare con chiarezza ciò che accade dentro di sé e negli altri. In un contesto rilassato, lontano da emozioni travolgenti, diventa più semplice individuare il percorso verso la guarigione e l’apertura verso gli altri.

Ispirandosi a pratiche orientali come la Falun Dafa – una disciplina di auto miglioramento radicata nella tradizione buddista e basata sui principi universali di verità, compassione e tolleranza – la dottoressa Russo invita a riflettere su questi valori in quanto essenziali per ritrovare il proprio vero sé. Le cattive azioni o i pensieri negativi non definiscono chi siamo, ma sono il risultato di ferite subite. Ritornare a questi principi permette di liberarsi dai comportamenti distruttivi e di riconnettersi con la propria essenza.

Per chi desidera sviluppare questa qualità, la dottoressa Russo propone un esercizio di meditazione guidata. In un luogo immaginario calmo e sicuro, invita a respirare profondamente, immaginando che l’aria sia intrisa di compassione, capace di nutrire ogni cellula del corpo. Una volta raggiunta una sensazione di leggerezza, ci si visualizza seduti su una nuvola, osservando dall’alto un momento doloroso del proprio passato. Con un gesto lieve e compassionevole, si tende una mano verso quella versione di sé, offrendo conforto e forza. Questo atto simbolico permette di percepire un miglioramento, infondendo speranza e resilienza. L’esercizio può essere ripetuto per altri momenti di sofferenza, come episodi di solitudine o smarrimento, favorendo un progressivo processo di riconciliazione con sé stessi.

Articolo originale pubblicato su American Essence.


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