Cambiare il modo di camminare contrasta l’osteoartrite al ginocchio

di Redazione ETI/Cara Michelle Miller
2 Settembre 2025 12:01 Aggiornato: 2 Settembre 2025 12:01

L’osteoartrite al ginocchio affligge milioni di persone, spesso costrette a scegliere tra convivere con il dolore o ricorrere alla chirurgia. Una nuova ricerca, pubblicata su The Lancet Rheumatology, propone però una soluzione innovativa: modificare leggermente l’angolatura del piede durante la deambulazione può alleviare il dolore e rallentare il danno articolare nelle fasi iniziali della malattia.

Questa patologia colpisce circa il 25% degli adulti sopra i 40 anni, con il progressivo deterioramento del tessuto cartilagineo che ammortizza le articolazioni. Le opzioni terapeutiche tradizionali sono limitate: i farmaci mascherano i sintomi senza arrestare il danno, mentre la sostituzione articolare diventa spesso inevitabile. Ma uno studio condotto su 68 adulti, con un’età media di 64 anni e affetti da osteoartrite mediale al ginocchio di grado lieve o moderato, ha esplorato un approccio alternativo, basato sull’adattamento personalizzato del passo.

Utilizzando sistemi di motion capture — che registrano i movimenti del corpo tramite sensori — e simulazioni computerizzate, i ricercatori hanno determinato per ciascun partecipante un’aggiustatura di 5 o 10 gradi nell’orientamento del piede, verso l’interno o l’esterno. Metà dei volontari ha seguito un’istruzione “placebo” per mantenere il passo naturale, mentre l’altra metà ha appreso in sei sessioni a camminare con l’inclinazione ottimale, guidata da un dispositivo indossabile che correggeva eventuali errori. I risultati sono stati significativi: chi ha adottato l’approccio personalizzato ha riportato una riduzione media del dolore di 2,5 punti su una scala di 10, contro 1,3 punti nel gruppo placebo. Inoltre, si è registrata una diminuzione dello stress articolare del 7,5% cento nella parte interna del ginocchio, dove il danno è più frequente, con risonanze magnetiche che hanno evidenziato una maggiore integrità del tessuto cartilagineo rispetto al gruppo di controllo.

Il principio alla base è biomeccanico: il modo di camminare influenza la distribuzione del peso corporeo sull’articolazione. Lievi modifiche nell’orientamento del piede possono ridistribuire la pressione, salvaguardando la struttura articolare. A differenza dei farmaci, che si limitano a lenire il fastidio, questo metodo riduce lo stress meccanico, rallentando la progressione della malattia. La personalizzazione si è rivelata cruciale: studi precedenti, che adottavano un’inclinazione unica per tutti, non avevano prodotto esiti uniformi.

Condotta dal professor Scott Uhlrich, docente di ingegneria meccanica presso l’Università dello Utah, e Valentina Mazzoli, professoressa di radiologia presso la Nyu Grossman School of Medicine, la ricerca apre prospettive promettenti. Questo intervento, semplice e a basso costo, potrebbe rappresentare una svolta per chi riceve una diagnosi tra i 30 e i 50 anni, evitando anni di gestione del dolore. Ma determinare l’inclinazione ideale richiede attualmente attrezzature specializzate, come sistemi di motion capture e tapis roulant sensibili alla pressione, tipiche dei laboratori di ricerca. In futuro, i ricercatori immaginano l’uso di app basate su video e calzature intelligenti per rendere l’istruzione accessibile tramite fisioterapisti, sottolineando però l’importanza della guida professionale per evitare errori che potrebbero aggravare i sintomi.

I ricercatori pianificano di estendere gli studi alle persone con obesità, escluse da questa sperimentazione per la necessità di protocolli specifici, ma spesso colpite dalla patologia. Questo approccio, non invasivo e privo di farmaci, offre una speranza per chi cerca soluzioni sostenibili, dimostrando che un piccolo cambiamento personalizzato nel passo può ridurre significativamente il dolore e preservare la salute articolare a lungo termine.

Le informazioni e le opinioni contenute in questo articolo non costituiscono parere medico. Si consiglia di confrontarsi sul tema col proprio medico curante e/o con specialisti qualificati.


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