Un recente studio guidato da Andrea Baccarelli dell’Università di Harvard indica che l’uso di paracetamolo in gravidanza potrebbe accrescere la probabilità che i figli sviluppino disturbi dello spettro autistico o Adhd, il disturbo da deficit di attenzione e iperattività, durante l’infanzia. Ampiamente utilizzato e considerato l’antidolorifico più sicuro per le future mamme, il paracetamolo, noto in Italia con marchi come Tachipirina, è impiegato per alleviare febbre, mal di testa o altri dolori. La ricerca, pubblicata il 13 agosto sulla rivista Bmc Environmental Health, ha analizzato 46 studi con circa 100 mila partecipanti, esplorando il legame tra l’assunzione del farmaco in gravidanza e i disturbi dello sviluppo neurologico. Gli studi più rigorosi evidenziano un’associazione significativa: i bambini esposti al paracetamolo durante la gestazione mostrano una probabilità fino a tre volte maggiore di sviluppare Adhd o autismo rispetto a quelli con esposizione minima. Tuttavia, alcune ricerche non confermano questa correlazione, e lo studio non dimostra un nesso diretto di causa-effetto.
Diddier Prada, docente presso la Icahn School of Medicine del Mount Sinai e coautore della ricerca, ha osservato che la diffusione del paracetamolo rende rilevante anche un lieve aumento del rischio, con possibili implicazioni per la salute pubblica. Ha però precisato che le future mamme non dovrebbero sospendere i farmaci senza consultare un medico, poiché dolori o febbri non trattati possono nuocere al feto, suggerendo di valutare opzioni non farmacologiche in accordo con i professionisti sanitari.
Risultati contrastanti emergono da altre analisi. Nel 2019, uno studio della Johns Hopkins University, basata su campioni di sangue del cordone ombelicale, aveva constatato un’associazione tra un’elevata esposizione al paracetamolo e diagnosi di Adhd o autismo in età infantile. Al contrario, una ricerca del 2023, finanziata dai National Institutes of Health degli Stati Uniti e pubblicata sul, ha esaminato i dati di 2 milioni e 500 mila bambini svedesi nati tra il 1995 e il 2019, senza riscontrare un legame con l’autismo. Secondo gli autori, fattori confondenti potrebbero aver alterato i risultati di studi precedenti.
In Italia, l’Agenzia italiana del farmaco, in linea con la Food and Drug Administration degli Stati Uniti, raccomanda un uso prudente dell’antidolorifico, da assumere solo in caso di necessità, a dosi minime e per periodi brevi, evitando combinazioni con altri farmaci. Entrambe le agenzie sottolineano l’importanza di consultare un medico per valutare benefici e rischi, garantendo la sicurezza di madre e figlio.
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