La resilienza trasforma le avversità in forza interiore

di Redazione ETI/Makai Allbert
22 Agosto 2025 17:49 Aggiornato: 22 Agosto 2025 17:49

La resilienza autentica emerge quando le avversità, come un camion da 36 tonnellate che travolge un corpo, non piegano lo spirito. È quanto dimostra la storia di Justin Dodge, sergente della Swat, che, investito da un veicolo dei pompieri, ha subito la devastazione della gamba sinistra e l’amputazione sotto il ginocchio. In quel frangente drammatico, il poliziotto ha compreso che la sua vita sarebbe cambiata, ma ha deciso di puntare a un ritorno trionfale. Dopo numerosi interventi, è tornato in servizio attivo, più determinato che mai, a meno di un anno dall’incidente. Il suo percorso rivela che la forza interiore non consiste nell’eludere le sfide, ma nel modo in cui mente e corpo rispondono alle prove più ardue.

Il sergente Justin Dodge nuovamente operativo. Per gentile concessione di Justin Dodge

Paragonata a una roccia che resiste al peso, a una molla che rimbalza o a un soffione che sboccia in terreni ostili, la resilienza è una capacità complessa che nasce dall’interpretazione del mondo. Anthony Mancini, psicologo clinico e ricercatore, sottolinea che l’impatto di un evento dipende più dalla sua percezione che dalla sua natura. In un esperimento, chi osservava un video inquietante, come un incidente motociclistico e lo giudicava spaventoso sviluppava ricordi intrusivi per diversi giorni, a differenza di chi guardava immagini serene. Questa differenza, spiega lo studioso, deriva interamente dal modo in cui l’esperienza viene elaborata.

Le difficoltà possono alimentare il vittimismo, portando a ritenere che le disgrazie colpiscano sempre le stesse persone. Questo atteggiamento, secondo Mancini, rafforza la vulnerabilità, diventando una profezia che si autoavvera. Al contrario, chi possiede resilienza riformula le sfide come ostacoli superabili, concentrandosi sulle prospettive favorevoli. Il sergente Dodge, ad esempio, ha sostituito il lamento con una domanda pratica: non «Perché proprio a me?», ma «Cosa posso fare ora?». Questo cambio di mentalità ha aperto la strada a un esito diverso.

La ricerca conferma che la forza interiore riduce depressione e ansia, incrementando soddisfazione di vita ed emozioni positive. Sul lavoro, favorisce dedizione e protegge dall’esaurimento. Inoltre, ha ricadute tangibili: gli adulti sopra i 65 anni con maggiore resilienza spendono il 30% in meno in cure sanitarie, dimostrando come la robustezza mentale si traduca in benessere fisico ed economico.

La chiave della resilienza risiede nel recupero, non nell’assenza di stress. Al Comando delle Operazioni Speciali della Marina statunitense, 117 soldati delle Forze Speciali, tra cui Navy Seals e Berretti Verdi, sono stati sottoposti a un test: trattenere il respiro per 30 secondi, generando uno stress fisiologico misurabile. L’aumento di anidride carbonica dilata i vasi cerebrali per ottenere più ossigeno. I soldati più resilienti non differivano nella risposta iniziale, ma recuperavano più rapidamente, con il cervello che cessava di rimanere in allerta dopo la minaccia.

Un altro studio sui candidati Navy Seals, durante il corso di addestramento subacqueo con la “Settimana infernale” — che concede solo quattro ore di sonno in cinque giorni e ha un tasso di abbandono di circa il 70% — ha rivelato che i vincitori avevano un rapporto Dhea-cortisolo del 32% più alto. Il Dhea, ormone che funge da freno allo stress, consentiva un rapido ritorno all’equilibrio. Pertanto, la resilienza non significa non provare stress, ma gestirne gli effetti con efficacia.

Ulteriori ricerche mostrano che la forza interiore si lega a un’elaborazione neurale più efficiente. Marines addestrati alla consapevolezza presentavano un’attivazione ridotta in diverse aree cerebrali come l’insula destra e la corteccia cingolata anteriore, rispetto a chi rimaneva iperattivo dopo lo stress. Per Anthony Mancini, la resilienza consiste nel mantenere, o persino migliorare, il funzionamento normale dopo un’avversità.

Per coltivare una resilienza duratura, è fondamentale focalizzarsi sugli aspetti positivi, cercando il valore anche nelle difficoltà. Alyson Zalta, docente di scienze psicologiche all’Università della California-Irvine, evidenzia che la flessibilità mentale è cruciale: chi adatta il proprio pensiero alle circostanze è naturalmente più resiliente.

Tra le tecniche più efficaci c’è l’ottimismo, coltivato immaginando un futuro ideale. L’auto-dialogo motivazionale, con affermazioni come «Farò ciò che serve», rafforza concentrazione e controllo, richiamando il credo dei Navy Seals: perseverare e prosperare nelle avversità, rialzandosi sempre. Inoltre, abitudini sane — sonno regolare, alimentazione equilibrata, esercizio fisico — rendono la vita un tessuto più resistente alle deformazioni delle avversità.

La resilienza si nutre anche di relazioni. Christina Cipriano, docente di psicologia dello sviluppo alla Yale School of Medicine, sottolinea che nessuno cresce isolato: rapporti costruttivi e di sostegno sono essenziali per sviluppare competenze durature. Chiedere aiuto è un segno di forza, poiché riconosce il bisogno universale degli altri. Justin Dodge, dopo l’amputazione, ha affrontato momenti di fragilità, come le difficoltà a salire le scale di casa propria. Sostenuto dai figli e dalla famiglia, ha trovato nella vulnerabilità la spinta per migliorare, rivolgendosi alla fede e al personale medico con una domanda concreta: «Come posso progredire?».

Le informazioni e le opinioni contenute in questo articolo non costituiscono parere medico. Si consiglia di confrontarsi sul tema col proprio medico curante e/o con specialisti qualificati.


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