Perché tanta fretta di premiare il terrorismo?

di Carlo Schuster per et usa
16 Agosto 2025 7:40 Aggiornato: 16 Agosto 2025 7:40

Alcuni politici statunitensi e leader europei che chiedono il riconoscimento di uno Stato palestinese incarnano un modello di premiazione del terrorismo di vecchia data. Il primo tentativo risale agli anni Settanta, quando gli Stati Uniti e altri Paesi riconobbero Yasser Arafat e i terroristi dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina come rappresentanti ufficiali del popolo palestinese. Leader politici occidentali animati da buone intenzioni promisero che questo nuovo status avrebbe aperto la via alla pace e a una soluzione politica in Medio Oriente. Il terrorismo palestinese, sotto forma di dirottamenti aerei, proseguì mentre Arafat veniva accolto in giro per il mondo come l’uomo destinato a garantire la pace. Ma non rispettò mai quell’impegno, e il terrorismo continuò mentre leader politici comprensivi e «tolleranti» trovavano alibi per i suoi mancati impegni.

Mentre era a capo dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina e dell’Autorità palestinese, Arafat e la sua famiglia trattarono i milioni di dollari in aiuti provenienti dall’Occidente e dal mondo arabo come un conto corrente personale. Nonostante nel 1993 avesse eliminato la distruzione di Israele dalla dottrina e dalla costituzione fondamentali dell’Autorità palestinese, Arafat e i suoi sodali portarono la corruzione a livelli ben oltre quello che oggi è considerato eccessivo. Il popolo palestinese fu privato di servizi pubblici e dipendente da organizzazioni straniere per l’istruzione e l’assistenza sanitaria. L’Autorità palestinese continua a raggiungere livelli di corruzione paragonabili a quelli di Arafat, imputando nel contempo a Israele e all’Occidente la scarsa qualità di vita dei palestinesi. E a Gaza si ripete lo stesso copione.

Nel 2005, l’allora primo ministro israeliano Ariel Sharon ritirò tutti i coloni e le forze israeliane, offrendo ai palestinesi un’occasione ideale per dimostrare cosa potessero realizzare in assenza delle forze israeliane. Gli abitanti di Gaza elessero al governo Hamas, cacciando le forze corrotte di Fatah e i funzionari dell’Autorità palestinese. Milioni di dollari affluirono nel territorio mentre donatori occidentali, le Nazioni Unite e altri investirono nel miglioramento dei servizi pubblici e della qualità di vita della popolazione. Ma Hamas e il suo alleato ideologico, la Jihad islamica, sottrassero gli aiuti e dirottarono i fondi per la costruzione di missili destinati a colpire Israele e tunnel per nascondere gli arsenali, permettendo agli operativi di muoversi al riparo dai sensori aerei. Celarono le armi e i quartieri generali militari rispettivamente sotto scuole e ospedali, mentre servizi pubblici come acquedotti e fognature rimasero privi di riparazioni o ammodernamenti. Da lì seguì il modello terroristico di attacchi, sequestri e utilizzo di innocenti come scudi umani.

Israele reagiva a quegli attacchi, e ogni volta leader occidentali animati da “buone intenzioni” salvavano Hamas esercitando pressioni su Gerusalemme affinché accettasse un cessate il fuoco. Hamas sfruttava quelle pause per ricostituire le forze, rifornire gli arsenali e pianificare la serie successiva di attacchi, ciascuno più intenso del precedente. Infine, il 7 ottobre 2023 Hamas lancia il colpo più devastante, uccidendo circa 1.200 persone e catturando 251 ostaggi nello Stato ebraico. La violenza di tale attacco ha spinto Israele a eliminare una volta per tutte la minaccia rappresentata da Hamas, e la guerra che ne è seguita ha provocato un livello di distruzione non visto dalla Seconda guerra mondiale. Le immagini erano, e sono orribili, ma questa è la guerra – una guerra iniziata da Hamas, aggravata dall’uso che l’organizzazione terroristica fa della propria popolazione come scudi umani, e dal sequestro degli aiuti alimentari. Il popolo palestinese soffre la fame, ma i combattenti di Hamas, quando si degnano di apparire, sembrano energici e ben nutriti: questo dovrebbe suscitare dubbi tra quanti spingono per il riconoscimento di uno Stato palestinese mentre Hamas continua a essere una minaccia concreta.

Gli odierni sostenitori animati dalle “buone intenzioni” sul riconoscimento di uno “Stato” hanno forse dimenticato la storia qui ricordata, o la ignorano, giusto per neutralizzare l’impatto politico della propaganda di Hamas? Il sistema di premiare movimenti terroristici non ha mai posto fine al loro essere terroristi. Al contrario, hanno sempre persistito, addirittura ampliandosi, perché i leader di questi gruppi usano quelle ricompense per pianificare ulteriori azioni.
Premiare il terrorismo, come assecondare l’aggressione, non scoraggia tali atti, ma li incoraggia. Forse il mondo dovrebbe aspettare che Hamas venga distrutta, prima di procedere alla creazione di uno stato palestinese. L’idea di Stato dovrebbe rimanere fuori dal tavolo finché Hamas e la Jihad islamica non saranno più una minaccia. In caso contrario canteranno vittoria, continuando l’opera di distruzione di Israele e preparando il prossimo brutale attacco.


Iscriviti alla nostra newsletter - The Epoch Times

Copyright Epoch Times