La difficile soluzione pacifica per il Libano

di Redazione ETI/Epoch Israele
15 Luglio 2025 13:02 Aggiornato: 15 Luglio 2025 13:02

Thomas Barak, inviato speciale degli Stati Uniti per la Siria, ha dichiarato in una conferenza stampa tenutasi a New York la scorsa fine settimana che resta poco tempo per trovare una soluzione alla questione libanese, osservando che «Trump è noto per la sua pazienza, ma non è illimitata» e che «sta sviluppando un grande affetto per il Libano: forse nessun presidente americano ha mostrato un simile atteggiamento nei confronti del Libano dai tempi di Eisenhower – per cui, dice l’inviato speciale americano – I libanesi devono cogliere questa opportunità».

Riguardo al disarmo di Hezbollah, Barak ha osservato che se si raggiungesse un consenso tra i funzionari del governo libanese, il presidente, il primo ministro e il presidente del Parlamento, e se Hezbollah accettasse di cedere gradualmente le armi pesanti in suo possesso, questo potrebbe essere visto come un inizio, aggiungendo: «in Libano, molte persone possiedono armi leggere, ma la discussione principale riguarda le armi capaci di colpire Israele. Questo è un processo che richiederà un significativo rafforzamento dell’esercito libanese, affinché possa ritirare le armi […] in modo che possa condurre un dialogo con Hezbollah in merito al meccanismo di restituzione e ritiro delle armi, senza scatenare una guerra civile» perché le armi, osserva Barak «sono nascoste nei garage e negli scantinati».

La domanda che sorge spontanea attualmente in Israele è: perché il presidente libanese Joseph Aoun e il governo non sfruttano il sostegno internazionale e la richiesta dell’opinione pubblica libanese di disarmare Hezbollah? I commentatori libanesi sostengono che Aoun, che ha ricoperto la carica di Capo di Stato Maggiore dell’esercito libanese, abbia difficoltà ad affrontare militarmente Hezbollah. Aoun stesso afferma ai diplomatici stranieri di preferire il metodo della persuasione silenziosa, ma di aver bisogno di più tempo per raggiungere il suo obiettivo.

Alti funzionari della sicurezza israeliana sentiti  da Epoch Israele affermano che l’amministrazione Trump un mese fa avrebbe concesso ai libanesi quattro mesi per disarmare Hezbollah. Tuttavia, il governo libanese continua a esitare, pur aspettandosi il sostegno degli Stati Uniti, dell’Europa e degli Stati del Golfo per raggiungere la stabilità nel Paese. Un’esitazione che mina la credibilità libanese, sebbene possa essere una politica deliberata. Il governo non vuole essere percepito come responsabile dello scoppio di un’altra guerra civile e, pertanto, sta adottando una duplice politica: aspettare che sia Israele a fare il “lavoro sporco”. Le stesse fonti spiegano che si tratta di un modello storico: Israele ha espulso l’Olp, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha costretto la Siria a ritirarsi dal Libano e ora ci si aspetta che Israele agisca in modo analogo contro Hezbollah.

Secondo altre fonti di Epoch, Stati Uniti e Israele non “porteranno pazienza” per sempre. Volendo, Israele è in grado di disarmare Hezbollah, con un’operazione graduale, silenziosa e prolungata nell’arco di diversi mesi; questo dipende esclusivamente da una decisione politica: Israele sta coordinandosi con l’amministrazione Trump. Hezbollah sta tirando molto la corda, che e rompersi. E lo stesso vale per il governo libanese. Il tempo gioca a loro sfavore.

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